Vertice della FAO a Roma: denunciato il rischio di conflitti sul cibo
Il presidente Napolitano ha aperto questa mattina a Roma i lavori del vertice della
FAO dedicati alla sicurezza alimentare, ricordando le responsabilità di tutti nell’eliminazione
delle cause che hanno provocato la penuria di cibo. Subito dopo la parola è passata
al segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, che ha lanciato l’allarme:
entro il 2030 servirà il 50% di cibo in più. Nei discorsi degli oltre 40 capi di Stato
e di governo, l’attenzione si è concentrata sulle povertà rurali e sulla produzione
di biocarburanti. A seguire i lavori c’era per noi Stefano Leszczynski:
“E’ giunto
il momento di agire”, è questa la frase più frequente nei discorsi dei capi di Stato
e di governo riuniti nella cittadella della FAO a Roma per trovare una soluzione alla
penuria di cibo nel mondo. Il segretario generale dell’ONU, Ban Ki-moon che guida
la task force internazionale per fronteggiare l’emergenza ammonisce i 183 Stati presenti
alla Conferenza sulla necessità di rivedere le politiche finora adottate. Ban ha detto
che ad oggi 850 milioni di persone soffrono la fame, ma nei prossimi anni potrebbero
aumentare di altri 100 milioni. Le stime delle Nazioni Unite indicano chiaramente
la necessità di un aumento della produzione di cibo del 50% entro il 2030. Jaques
Diouf, direttore generale della FAO chiede un piano d'azione da 30 miliardi di dollari
l'anno per uscire dalla crisi alimentare. "Solo con risorse di questo ordine di grandezza",
ha spiegato Diouf, "si potrà finalmente cacciare lo spettro dei conflitti sul cibo
che si sta profilando all'orizzonte". Il problema della sicurezza alimentare, ha ribadito
il direttore generale della FAO, "è un problema politico, una questione di priorità.
Nonostante i consistenti stanziamenti di risorse per affrontare l’emergenza da parte
del PAM, della Banca Mondiale, e delle altre istituzioni finanziarie internazionali
per lo sviluppo come l’IFAD tutti sembrano essere concordi sulla necessità di riforme
strutturali per il rilancio dell’agricoltura. In apertura dei lavori il presidente
della Repubblica italiana Giorgio Napolitano ha invitato tutti gli Stati a prendere
coscienza degli errori commessi in passato. "Per superare questa drammatica crisi
alimentare – ha spiegato Napolitano - non si può fare affidamento soltanto sulle virtù
riequilibratrici del mercato", ma servono interventi di tipo strutturale e una cooperazione
stretta nel quadro dell’ONU. Molto applaudito in tal senso è stato l’intervento del
presidente francese Nikolas Sarkozy che ha annunciato un aumento degli stanziamenti
per l’aiuto alimentare di 60 milioni di euro. Nel breve termine ha detto Sarkozy bisognerà
puntare sull’accesso al credito da parte dei produttori, ma sul lungo termine poco
si potrà fare se non si punta su un ammodernamento delle infrastrutture agricole dei
Paesi in via di sviluppo. Tra le proposte avanzate dalla Francia anche la creazione
di un comitato scientifico specializzato sui temi dell’agricoltura e dell’alimentazione.
E
stato, invece, interamente dedicato alla questione controversa della produzione di
biocarburanti l’intervento del presidente brasiliano Lula, che ha difeso la scelta
del suo Paese di puntare su questa risorsa, che - ha dichiarato - non penalizza la
produzione agricola destinata all’alimentazione. Questa piuttosto - ha concluso Lula
- viene fortemente penalizzata dal costo del petrolio, che arriva ad incidere per
il 30% del totale. Il presidente Lula ha poi ribattuto a chi accusa il Brasile di
deforestare l’Amazzonia per la produzione di biocarburanti sostenendo che solo lo
0,3% della produzione di zucchero di canna avviene nell’area amazzonica.
In
parallelo con il vertice FAO, Roma ospita, da venerdì scorso e fino a dopodomani,
una iniziativa parallela intitolata "Terra preta". A organizzarla, un ampio cartello
di organizzazioni non governative, con la presenza di centinaia di agricoltori, pescatori,
allevatori e attivisti della società civile di ogni parte del mondo. Obiettivo di
questo "controvertice", la richiesta ai governi e alla FAO di assumersi piena responsabilità
sulla crisi alimentare. Fabio Colagrande ne ha parlato con Antonio Onorati,
presidente della ONG “Centro Internazionale Crocevia” e responsabile del coordinamento
del Comitato internazionale per la sovranità alimentare:
R. –
L’insicurezza alimentare si mantiene ormai da oltre 15 anni a livelli non accettabili,
e quindi vogliamo avere risposte che siano responsabili da parte dei governi e che
non possono essere quelle già date negli ultimi 15-20 anni. L’aggiustamento strutturale,
l'agricoltura industriale, spingere i Paesi poveri a concentrare le loro esportazioni
sui prodotti agricoli per pagare il debito, o far concorrenza con i prodotti delle
agricolture industriali del Nord sui mercati locali: questa è la sintesi estrema delle
politiche di liberalizzazione dei mercati agricoli che hanno prodotto, tra l’altro,
questo fenomeno non controllabile, estremamente duro, degli aumenti dei prezzi che
porta l’insicurezza alimentare dalle campagne fin dentro le città. E questa, sì, è
una vera novità !
D. – Come società civile, che attese
avete dal Vertice dei capi di Stato e di governo della FAO?
R.
– Guardi: con grande sincerità, variamo dal poco al nulla. Noi siamo portatori non
di una nuova bandiera, ma di proposte concrete. Noi, dieci anni fa, abbiamo detto:
il mercato deve essere organizzato in circuiti i più corti possibili; sono i circuiti
corti che permettono di non far ricadere sul prezzo degli alimenti il costo del petrolio.
I governi non ci hanno dato ascolto. Continuano a non darci ascolto e questa volta
siamo veramente sorpresi, perché si è rotto quel dialogo abituale che avevamo con
la FAO, che abbiamo avuto dal 1996 in poi: questa Conferenza è particolarmente chiusa
alla voce degli ultimi, se mi posso esprimere così, che però rappresentano una forza.
I contadini poveri non sono poveri e basta: sono la forza più importante nella produzione
di cibo del pianeta; così come la pesca artigianale, così come i pastori nomadi: i
pastori nomadi, nel mondo, alimentano 600 milioni di persone. Noi abbiamo delle idee,
abbiamo delle pratiche, abbiamo delle risposte.