Le parole dei cardinali Sepe e Saraiva Martins per la beatificazione a Napoli di suor
Maria Giuseppina di Gesù Crocifisso
La Chiesa di Napoli ha celebrato domenica pomeriggio la beatificazione di suor Maria
Giuseppina di Gesù Crocifisso, carmelitana scalza, morta 60 anni fa nel capoluogo
campano. In una cattedrale gremita, circa quattromila fedeli hanno partecipato al
solenne rito con il cardinale José Saraiva Martins, prefetto della Congregazione delle
Cause dei Santi, il cardinale arcivescovo di Napoli, Crescenzio Sepe, e il superiore
generale dei Carmelitani Scalzi, padre Louis Arostegui. Alla celebrazione era presente
anche la famiglia di Francesco Natale il bambino salvato per intercessione di suor
Giuseppina da una malattia che all’età di due mesi ne metteva in pericolo la vita.
Un miracolo che, una volta riconosciuto, ha permesso la firma del decreto di beatificazione.
Madre Giuseppina è una figura molto amata nella città partenopea e il monastero dei
Santi Teresa e Giuseppe delle Carmelitane Scalze, dove riposano le sue spoglie mortali,
è meta di pellegrinaggi da tutto il meridione d’Italia. Suor Giuseppina, chiamata
confidenzialmente “suor Pinella” è “un modello di virtù – ha sottolineato il cardinale
Sepe nell’omelia – stimolo per i napoletani verso la santità”. Il porporato ha ricordato
la particolare predilezione di suor Giuseppina per i più poveri e i bisognosi, destinando
loro amore e attenzione fin da bambina. “La sorgente di questo fecondo apostolato
è la piena e perfetta unione della nostra beata con Cristo Crocifisso – ha poi spiegato
l’arcivescovo di Napoli - l’innamorato che la riempie di amore e la fa gioire anche
nella sofferenza”. Il cardinale Josè Saraiva Martins, da parte sua, ha posto l’accento
sul ruolo del Carmelo nella Chiesa di Napoli “in quanto luogo e scuola di santità”
che ha donato alla città “una sua figlia elevata all’onore degli altari”. Il porporato,
prima di portare i saluti del Pontefice alla città, ha letto alcuni passi del diario
della beata Giuseppina da cui emerge il “desiderio ardente di vivere nella volontà
di Dio”, “perché solo in tal modo si fanno i santi – si legge ancora nel diario della
beata – ed io foglio farmi santa per dar gloria a Dio”. (M.G.)