Terra Santa: una Messa ad Ain Karem ha concluso il mese mariano
Si è concluso con una celebrazione al santuario della Visitazione di Ain Karem il
mese mariano in Terra Santa. Ricordando la memoria liturgica della Visitazione della
Beata Vergine Maria, sabato scorso, il custode di Terra Santa, padre Pierbattista
Pizzaballa, ha sottolineato nella sua omelia come questa ricorrenza non celebri solo
l’incontro tra due importanti figure femminili del Vangelo, ma soprattutto le visite
che Dio continua a compiere nella vita di ognuno, e la “visita” fondamentale che ci
ha fatto, venendo a vivere fra noi. Al termine della celebrazione l’assemblea dei
fedeli si è diretta in processione alla grotta della Visitazione, poi la festa è proseguita
nella sala dei Crociati con un rinfresco. La visita della Vergine Maria ad Elisabetta
viene per la prima volta situata in un luogo differente da quello della Natività di
San Giovanni agli inizi del XIV secolo. Scrive fra Giovanni Fedanzola da Perugia:
“La casa di Zaccaria si trova sulle montagne di Giudea… In quel luogo vi sono due
chiese… e tra queste chiese sgorga una sorgente abbastanza ricca di acqua. Nel luogo
della prima chiesa si dice che Elisabetta fu salutata dalla beata Vergine Maria. Si
dice anche che là fu nascosto il beato Giovanni Battista al tempo della strage degli
Innocenti. Nel luogo della seconda chiesa il beato Giovanni Battista nacque”. Oltre
all’episodio evangelico, nella medesima chiesa si conserva anche il ricordo del nascondimento
di San Giovanni Battista, ripreso dall’apocrifo Protoevangelo di Giacomo (II sec.)
ed evocato dall’abate russo Daniele (inizio XII sec.): “Oltre una valletta piena di
alberi, si trova la montagna verso la quale Elisabetta correva con il proprio figlio
e disse: Ricevi, o montagna, la madre e il figlio. E la montagna si aprì e offrì loro
rifugio. I soldati di Erode che la seguivano, arrivati a questo punto non trovarono
nessuno e se ne ritornarono confusi. Si può vedere fino ad oggi il luogo dove questo
avvenne, segnato nella roccia. Al di sopra si eleva una piccola chiesa sotto la quale
c’è una piccola grotta, e davanti all’entrata di questa è addossata un’altra piccola
chiesa. Da questa grotta sgorga una sorgente che dissetò Elisabetta e Giovanni durante
il loro soggiorno nella montagna, dove restarono, serviti da un angelo, fino alla
morte di Erode”. Reliquie di “terra dalla grotta di Elisabetta e Giovanni” erano conservate,
già nel VII secolo, a Roma nel tesoro del Laterano e altrove. Una pietra, mostrata
nella cripta, perpetua oggi questa tradizione. Nel secolo XIV il santuario era custodito
da monaci armeni che dopo poco si ritirarono. I francescani acquistarono il luogo
nel 1679. (T.C.)