2008-05-31 14:33:24

Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica


In questa nona Domenica del Tempo Ordinario la Liturgia ci presenta il passo del Vangelo in cui Gesù dice ai discepoli:

 “Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli”. 

 Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del teologo, don Massimo Serretti, docente di Cristologia alla Pontificia Università Lateranense:RealAudioMP3

 
(Musica)

 
Il Vangelo di oggi ci insegna un tratto distintivo capitale dell'identità cristiana. Il cristiano è colui che viene riconosciuto da Cristo e chiamato a stare con Lui per l'eternità. E Cristo non riconosce l'uomo che vive solo religiosamente e devotamente. Non riconosce l'uomo che ha preso qualcosa da Lui continuando a seguire la volontà propria.

 
Qui è posta un'antitesi radicale tra il «fare la volontà del Padre che è nei Cieli» (Mt 7, 21) e il fare la volontà propria. «Piango - scrive Antonio il monaco - su quelli che pretendono di vivere nel nome di Gesù e invece fanno la volontà del proprio cuore e del proprio corpo» (Lettere, VI, 3).

 
Ma che cosa significa fare la volontà di un altro? Significa obbedire, significa obbedienza.
Solo nell'obbedienza, ci insegna Gregorio Magno, noi cediamo in sacrificio la nostra volontà propria, tutti gli altri sacrifici li offriamo per mezzo della nostra volontà, ma la volontà stessa rimane nostra (cf. Moralia 35, 10).

 
L'altro grande richiamo è all'azione.

 
Nell'agire c'è una incontrovertibilità e un'innocenza sulle quali il dubbio e l'accusa non possono nulla. Esso sta quindi come roccia.

 
(Musica)







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