I cattolici indonesiani chiedono il sostegno degli Stati Uniti alla causa degli indigeni
papuani
“C’è terrore e gli aiuti economici destinati alla gente vengono utilizzati per altri
scopi. Le persone non si sentono ancora sicure nel proprio Paese”. Questa la denuncia
di padre Cayetanus Johanes Tarong, Superiore dei missionari del Sacro Cuore, sulle
condizioni in cui vive il milione e mezzo di indigeni presenti in Papua occidentale,
in Indonesia. In un’area ricca di risorse petrolifere e rame, questa minoranza subisce
continue vessazioni ed è afflitta da una povertà estrema. Per questo una delegazione
cattolica indonesiana, riporta l’Osservatore Romano, ha voluto incontrare recentemente
alcuni rappresentanti della Conferenza episcopale statunitense e si è recata a Washington
per chiedere al Congresso da una parte aiuti finanziari, dall’altra una mediazione
tra il Governo del Paese asiatico e i papuani, anche ricorrendo alla minaccia di sospensione
degli aiuti militari in caso di mancata risoluzione dei problemi. Repressione culturale,
aumento dei casi di Aids, drammatica situazione sanitaria, carenza di strutture educative
sono solo alcune delle emergenze che gli indigeni si trovano oggi ad affrontare. Sebbene,
come ha spiegato Frederika Koraina, direttore operativo dell’Ufficio giustizia e pace
della diocesi, essi abbiano accettato che le enormi ricchezze della loro regione siano
a disposizione del Paese, continuano a subire ingiustizie e violenze. (S.G.)