Presentato, nella sede della Radio Vaticana, il festival cinematografico Religion
Today
Ieri, presso la Sala Marconi della Radio Vaticana, si è svolta la conferenza stampa
di presentazione dell’XI edizione del festival cinematografico Religion Today, che
promuove la pace e il dialogo tra le religioni, e l’incontro tra registi e operatori
del settore provenienti da culture diverse. A partire dal 16 ottobre 2008, Religion
Today toccherà varie città italiane con un fitto programma di proiezioni, laboratori
e tavole rotonde. Lia Beltrami, direttrice di Religion Today, ha parlato con
Rosario Tronnolone di questa XI edizione del festival:
R.
– E’ proprio un nuovo inizio, un nuovo inizio dove ci sono 5 località italiane che
si sono consolidate, a partire da Trento, luogo originario, poi Bolzano, Nomadelfia,
Ferrara e Roma. Ogni città ha una caratteristica particolare, e porterà avanti un
percorso particolare, come Nomadelfia con i giovani, Ferrara con le scuole, Bolzano
con l’incontro tra le varie minoranze, tra vari gruppi linguistici e Roma, in particolare,
con l’università e col mondo del cinema.
D. – Tema
di quest’anno sarà: il volto dell’altro. Perché avete scelto questo tema?
R.
– Ci sembra molto importante, dopo la compassione, la morte come soglia, arrivare
al volto dell’altro. Per arrivare a Dio si passa dal volto del fratello, oppure a
partire dal volto di Dio, se vuoi dare una verità; questo volto di Dio deve passare
obbligatoriamente dal volto del fratello.
D. – Questa
poi è una caratteristica che mi sembra molto legata, in qualche modo, a Religion Today,
perché non essendo così legata ad un luogo, come spesso invece succede ad altri festival,
sembra essere più legata a volti di persone, vero?
R.
– E’ vero, ai volti di persone. E’ nata proprio la “Religion Today Family”, la famiglia
di Religion Today, su richiesta di persone provenienti dall’Iran, dagli Stati Uniti,
dall’Afghanistan, da Israele, e quindi non possiamo avere un luogo, possiamo solo
diffonderci tra persone e sentirci sempre più uniti come una grande comunità che cerca
di costruire un futuro di pace attraverso il cinema, in questo caso.
D.
– E perché il cinema è una lingua privilegiata, per questo futuro di pace?
R.
– Il cinema, prima di tutto, tocca gli occhi e quindi permette un guardare all’altro,
e permette di aprire i nostri occhi sull’altro, e poi dagli occhi va al cuore. Se
usato bene, è uno strumento straordinario per facilitare il crollo delle barriere
del pregiudizio, perché suscita emozioni, emozioni comuni a tutti; a partire dal tema
comune, che è la stessa percezione, possiamo via via risalire alle differenze, come
valore, la differenza come identità. L’identità che ci caratterizza e diventa una
ricchezza, per me e per l’altro.