2008-05-30 14:38:45

Presentato, nella sede della Radio Vaticana, il festival cinematografico Religion Today


Ieri, presso la Sala Marconi della Radio Vaticana, si è svolta la conferenza stampa di presentazione dell’XI edizione del festival cinematografico Religion Today, che promuove la pace e il dialogo tra le religioni, e l’incontro tra registi e operatori del settore provenienti da culture diverse. A partire dal 16 ottobre 2008, Religion Today toccherà varie città italiane con un fitto programma di proiezioni, laboratori e tavole rotonde. Lia Beltrami, direttrice di Religion Today, ha parlato con Rosario Tronnolone di questa XI edizione del festival:RealAudioMP3

 
R. – E’ proprio un nuovo inizio, un nuovo inizio dove ci sono 5 località italiane che si sono consolidate, a partire da Trento, luogo originario, poi Bolzano, Nomadelfia, Ferrara e Roma. Ogni città ha una caratteristica particolare, e porterà avanti un percorso particolare, come Nomadelfia con i giovani, Ferrara con le scuole, Bolzano con l’incontro tra le varie minoranze, tra vari gruppi linguistici e Roma, in particolare, con l’università e col mondo del cinema.

 
D. – Tema di quest’anno sarà: il volto dell’altro. Perché avete scelto questo tema?

 
R. – Ci sembra molto importante, dopo la compassione, la morte come soglia, arrivare al volto dell’altro. Per arrivare a Dio si passa dal volto del fratello, oppure a partire dal volto di Dio, se vuoi dare una verità; questo volto di Dio deve passare obbligatoriamente dal volto del fratello.

 
D. – Questa poi è una caratteristica che mi sembra molto legata, in qualche modo, a Religion Today, perché non essendo così legata ad un luogo, come spesso invece succede ad altri festival, sembra essere più legata a volti di persone, vero?

 
R. – E’ vero, ai volti di persone. E’ nata proprio la “Religion Today Family”, la famiglia di Religion Today, su richiesta di persone provenienti dall’Iran, dagli Stati Uniti, dall’Afghanistan, da Israele, e quindi non possiamo avere un luogo, possiamo solo diffonderci tra persone e sentirci sempre più uniti come una grande comunità che cerca di costruire un futuro di pace attraverso il cinema, in questo caso.

 
D. – E perché il cinema è una lingua privilegiata, per questo futuro di pace?

 
R. – Il cinema, prima di tutto, tocca gli occhi e quindi permette un guardare all’altro, e permette di aprire i nostri occhi sull’altro, e poi dagli occhi va al cuore. Se usato bene, è uno strumento straordinario per facilitare il crollo delle barriere del pregiudizio, perché suscita emozioni, emozioni comuni a tutti; a partire dal tema comune, che è la stessa percezione, possiamo via via risalire alle differenze, come valore, la differenza come identità. L’identità che ci caratterizza e diventa una ricchezza, per me e per l’altro.







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