Incontro EuropAfrica a Roma sulla crisi alimentare mondiale
Per i prossimi dieci anni, i prezzi delle derrate alimentari rimarranno alti e potrebbero
portare alla fame milioni di persone nel sud del mondo. E’ la previsione contenuta
nel rapporto OCSE-FAO, presentato a Parigi in vista del vertice dell’Agenzia dell'ONU
per l’alimentazione in programma la prossima settimana. Della crisi alimentare mondiale
e dell’aumento dei prezzi dei prodotti agricoli si è parlato ieri anche a Roma, all’incontro
EuropAfrica, promosso dalle organizzazioni Terra Nuova e Crocevia con la Coldiretti.
C’era per noi Giada Aquilino:
Sono
i piccoli produttori e i contadini dei Paesi africani a vivere sulla propria pelle
disagi e contraddizioni della crisi alimentare in atto. All’incontro EuropAfrica si
è parlato di politiche sbagliate, liberalizzazione dei mercati, speculazioni internazionali
che hanno portato ad un circolo vizioso capace di impedire all’Africa di nutrire se
stessa. Sulle ragioni dell’attuale emergenza alimentare, ascoltiamo Nora
McKeon, coordinatrice della campagna EuropAfrica:
R.
- C’è certamente l’introduzione dei biocarburanti che rubano terra all’alimentazione.
Poi c’è anche la speculazione finanziaria delle multinazionali dell’agri-business,
per il controllo di gran parte della catena agroalimentare. Tuttavia, il problema
di fondo è che da 20 anni sono state attuate politiche sbagliate improntate sul neoliberalismo,
che hanno obbligato i Paesi africani ad aprire i loro mercati ad una concorrenza sleale
con l’agricoltura degli altri Stati e ad azzerare i sostegni, mettendo in grossa difficoltà
i piccoli produttori rurali nei Paesi del sud.
D.
– Come è possibile uscire da questa impasse?
R. –
Si deve rafforzare la produttività dell’agricoltura familiare e proteggere i mercati
africani.
Ma quali sono i Paesi più colpiti dalla
crisi? Risponde Ndiogou Fall, presidente della Rete delle organizzazioni
contadine dell’Africa occidentale:
R. - Les pays les plus touchés sont
ceux de l'Afrique de l'Ouest situés dans la zone ... In particolare, i Paesi
più colpiti dalla crisi alimentare sono quelli dell’Africa occidentale, soprattutto
dell’area del Sahel, il Senegal, il Mali, il Niger, la Costa d’Avorio. La cosa più
importante da fare è quella di aumentare il reddito degli agricoltori. Per le persone
che si trovano in città e che hanno problemi economici, inoltre, è necessario garantire
anche la possibilità di sopravvivere e di poter acquistare i prodotti agricoli. Per
questo motivo serve una politica sociale forte da parte dei governi.
D.
– Più volte il pensiero del Papa è andato alle popolazioni colpite dalla crisi alimentare.
Anche il segretario generale dell’ONU si è occupato dell’emergenza. Come vengono accolti
questi appelli dalle popolazioni che soffrono?
R.
– C'est un appel qui est reçu de façon très favorable. ... Sicuramente questi
appelli vengono accolti molto bene, perché in qualche modo viene sottolineato il fattore
umano che fa parte di questa crisi. Avere delle persone che ancora oggi muoiono di
fame nel mondo non è più accettabile.
Sulle richieste
dei contadini e dei piccoli produttori africani ai partecipanti al vertice FAO in
programma la prossima settimana a Roma, sentiamo Sergio Marini,
presidente della Coldiretti: "Ritengo che i piccoli produttori
dei Paesi in via di sviluppo debbano pretendere una politica agricola così come c’è
in Europa. Noi abbiamo risolto il problema della poca produttività delle nostre imprese,
di un’agricoltura che non era sufficiente a garantire l’alimentazione a tutti gli
europei mettendo in piedi, nel dopoguerra, una grande politica agricola comunitaria.
Probabilmente bisogna fare altrettanto nei Paesi in via di sviluppo".