Inaugurato a Vicenza il Festival Biblico sul tema "Dimorare nelle Scritture". Intervista
con mons. Ravasi
Convegni, mostre, spettacoli, musica, danza e Folklore nel segno della Sacra Scrittura.
Tutto questo è il Festival Biblico, inaugurato ieri a Vicenza sul tema “Dimorare nelle
Scritture”. La manifestazione, ormai popolare, giunta alla quarta edizione, prevede
interventi di personalità del mondo religioso e laico chiamate a confrontarsi su temi
legati alla sfera teologica, al dialogo ecumenico e alla vita di tutti i giorni. Come
ogni anno prende parte ai lavori mons. Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio
Consiglio della Cultura, che al microfono di Paolo Ondarza spiega il motivo
del successo del Festival Biblico.
R. –
Il successo, credo, è legato al fatto che la Bibbia è stata portata dall’interno delle
Chiese, dove certamente ha il suo grembo fondamentale, all’interno delle piazze, diventando
come una sorta di segno, e anche, qualche volta, di luce, per orizzonti che erano
abituati a sentire altre voci. La scoperta è che questa voce, la voce della Bibbia,
è estremamente significativa e interessante per l’uomo contemporaneo.
D.
– Il tema di quest’anno è "Dimorare nelle Scritture"…
R.
– Il tempio è la dimora dell’uomo, con tutto ciò che significa di segreto, di vivo,
di profondo, ma anche di drammatico, e dall’altra parte la città. La città che, come
sappiamo bene nella Bibbia, è stata fondata, la prima, da Caino. Quindi vuol dire
che in essa c’è anche una stimmata di male, e non c’è soltanto la grandezza che poi
sboccerà da essa; pensiamo alla Gerusalemme celeste che sugella tutta la Bibbia.
D.
– Partecipano, al Festival Biblico, oltre a biblisti e teologi, anche economisti,
sociologi ed esponenti del mondo laico; come mai?
R.
– La religione ebraico-cristiana, quella della Bibbia, è una religione storica: il
che vuol dire che la scoperta di Dio, del mistero, del trascendente, non avviene decollando
dalla realtà verso cieli mitici, ma l’epifania di Dio è nell’interno delle strade
degli uomini, e anche persino nel silenzio di Dio. C’è persino una presenza segreta
di Dio nel peccato stesso dell’uomo, attraverso la sua voce che chiama alla moralità.
D.
– Mons. Ravasi, il suo auspicio per questa IV edizione del Festival Biblico?
R.
– Dopo ben quattro edizioni, l'auspicio è che possa ormai cominciare a diventare una
presenza costante e coerente, che sappia unire almeno due volti: da un lato la rigorosità
nelle scelte, l’essere fedeli sempre a quel punto di partenza fondamentale che è la
Parola, ma anche, dall’altra parte, che abbia la capacità di innervarsi all’interno
delle vicende umane, delle opere dei giorni di una città e di una regione. E l’augurio
finale è che possa essere imitato anche altrove in Italia e forse anche all’estero.