"Far amare di più la Chiesa". Così Franco Miano nuovo presidente dell’Azione cattolica
italiana
L’Azione Cattolica Italiana ha un nuovo presidente: è il prof. Franco Miano, sposato
con due figli, già vicepresidente nazionale per il settore adulti nel triennio 2005/2008.
La nomina è stata ufficializzata ieri dalla Conferenza episcopale italiana. “Alla
sua guida - ha detto mons. Domenico Sigalini, assistente ecclesiastico generale dell’associazione
- l’Azione Cattolica può continuare il suo cammino di rinnovamento nella concretezza
e nel servizio appassionato alla Chiesa per il Regno di Dio”. Ascoltiamo il prof.
Franco Miano che, come spiega al microfono di Amedeo Lomonaco, ha accolto
la nomina con gratitudine e trepidazione:
R. -
L’ho accolta con un senso di gratitudine ai vescovi italiani, al Consiglio nazionale,
all’intera Azione Cattolica, luogo concreto nel quale sono cresciuto, mi sono formato.
Un luogo che ha rappresentato un modo attraverso il quale ho imparato ad amare la
Chiesa, a mettermi a disposizione dei fratelli, a volere bene a questo Paese. E poi
di trepidazione perché, comunque, non ci si sente mai effettivamente all’altezza di
un compito del genere.
D. - Parlando dalla sua formazione,
da questo amore verso la Chiesa, quale contributo pensa di poter dare, nello specifico,
all’Azione Cattolica?
R. - Mi pongo nella stessa
linea dei presidenti che mi hanno preceduto ed in particolare di Luigi Alici. Mi pongo
prima di tutto al servizio della Chiesa, pensando a rendere ancora più forte la nostra
adesione alla vita della Chiesa e perché molte più persone imparino ad amare la Chiesa.
D.
- Lei ha citato il presidente uscente, Luigi Alici, secondo cui “le sue doti esemplari
di sensibilità ecclesiale, di passione associativa, le consentiranno, con il sostegno
di tutta l’Associazione, di tenere sempre le vele dell’Azione Cattolica al vento dello
Spirito”. Verso quali direzioni sta navigando, attualmente, l’Azione Cattolica?
R.
- Sta navigando, attualmente, tra la quotidianità della sua esperienza concreta di
servizio alla vita delle nostre chiese locali e, nello stesso tempo, sta mostrando
la capacità di aprirsi verso quelle che sono le nuove grandi sfide del nostro tempo.
Sfide legate alla questione antropologica, al rispetto della vita, all’educazione,
alla promozione dell’uomo e dell’integralità di tutti gli aspetti della vita personale.
D.
- Alla luce di questi orientamenti, quali impronte sono secondo lei imprescindibili
per il futuro dell’Azione Cattolica?
R. - E’ importante
rafforzare il legame associativo, che ha valore perché consente ed offre alle persone
uno spazio vitale in cui camminare e crescere insieme nella fede e nell’umanità.
D.
- Quindi, valorizzazione, formazione, educazione, vocazione laicale devono attecchire
in tutti i territori dove è impegnata l’Azione Cattolica. Penso in particolare anche
al Sud. Lei è della diocesi di Nola: quale compito pensa che sia primario in questa
area?
R. - Noi dobbiamo fare emergere tutte le doti
positive che caratterizzano le nostre realtà meridionali. Ma abbiamo prima di tutto
il compito di saperle mettere a "sistema". Il Sud ha bisogno di sperimentare sempre
di più che il Vangelo ha anche una fortissima carica di vita nuova. Vita nuova per
le singole persone e vita nuova anche per la società, se vissuta con pienezza.