Mons. Riboldi sulla questione dei rifiuti: basta con la violenza, si torni a ragionare!
In Campania è ancora alta l’emergenza rifiuti. Trovato l’accordo a Napoli tra il sottosegretario
Bertolaso e gli amministratori locali dopo le poteste dei giorni scorsi nel quartiere
napoletano di Chiaiano, uno dei siti individuati per le 10 discariche previste dal
Governo. Sul fronte politico, il leader del Partito Democratico Veltroni ribadisce
che non va usata la forza, e nell’esecutivo il ministro dell'Interno Maroni si dice
contrario all’impiego dell'esercito per tutelare l'ordine pubblico. Massimiliano
Menichetti ha raccolto il commento di mons. Antonio Riboldi vescovo
emerito di Acerra che fa appello al “dialogo e all’uso della ragione”.
R. -
Bisogna prima di tutto abbattere quella specie di irrazionalità che si forma nella
protesta quando si pensa che la violenza anche senza una ragione possa ottenere qualcosa.
Ragionare vuol dire mettersi in condizione di dialogare con un altro. Ricordo sempre
che la violenza appanna, oscura la ragione.
D. -
Lei ha più volte ribadito: bisogna ragionare con concretezza….
R.
- Non fermarsi all’oggi ma guardare avanti, con qualche piccolo sacrificio oggi, per
un bene comune domani: nei termovalorizzatori ci può essere la soluzione, ci può essere
veramente il traguardo da raggiungere.
D. - Ecco,
in questi giorni si aprono anche altre questioni, lo Stato presente o assente sul
territorio, quella che viene definita la “linea dura”. Lei invece ha parlato di proposta
necessaria del governo, in che senso?
R. - Ad un
certo punto qualcuno deve decidere e se non decide lo Stato, il governo, colui che
ha l’autorità, chi deve decidere? Tanto più se poi c’è di mezzo la firma del presidente
della Repubblica, Napolitano, e questo è un punto fermo: non possiamo uscire fuori
da una civiltà che è la nostra società. Certo più che militarizzare, si dovrebbe aiutare
con fermezza il cittadino a crescere nella ragione, nella giustizia, e nella civiltà.
D.
- In questo senso servono dei tavoli di confronto per risolvere insieme ad esempio
agli enti locali la questione rifiuti?
R. - Sì, io
ho fatto l’esperienza dell’inceneritore qui ad Acerra e hanno fatto battaglie, venivano
a confrontarsi parti avverse; dopo tre anni persi, si è detto: no, l’inceneritore
non fa male e, quindi, mettiamolo. Abbiamo perso tre anni. Si poteva evitare, ma forse
è stato provvidenziale perchè abbiamo ragionato.
D.
- Se ne è parlato più volte, ci può essere l’interesse della camorra, di gruppi che
possono trarre un beneficio dagli scontri? Ci possono essere interessi nascosti in
questa situazione?
R. - Credo che ci siano. La camorra
sobilla e ha tutto l’interesse a tenere aperto il discorso, che è poi il discorso
della violenza, del contro-Stato. Questo è il piano della camorra. La camorra in questo
momento ci gioca, l’importante è che la gente si ribelli, che abbia ragione o no.
La camorra dice: intanto io comando. Bisogna tagliare la testa a questo male.
D.
- Come vescovi, qual è il vostro ruolo in tutto questo?
R.
- Noi non possiamo metterci da una parte o dall’altra perchè è politica, però possiamo
dire: mettiamoci insieme, ragioniamo, diventiamo persone che pensano al bene nostro
e a quello comune. Io vorrei dire a chi è interessato che non si faccia prendere dall’emozione.
Vedere una montagna di rifiuti abbandonati suscita l’immediata reazione: bisogna che
si superi quest’emozione e si ragioni su come uscirne.