2008-05-26 15:01:31

Mons. Riboldi sulla questione dei rifiuti: basta con la violenza, si torni a ragionare!


In Campania è ancora alta l’emergenza rifiuti. Trovato l’accordo a Napoli tra il sottosegretario Bertolaso e gli amministratori locali dopo le poteste dei giorni scorsi nel quartiere napoletano di Chiaiano, uno dei siti individuati per le 10 discariche previste dal Governo. Sul fronte politico, il leader del Partito Democratico Veltroni ribadisce che non va usata la forza, e nell’esecutivo il ministro dell'Interno Maroni si dice contrario all’impiego dell'esercito per tutelare l'ordine pubblico. Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento di mons. Antonio Riboldi vescovo emerito di Acerra che fa appello al “dialogo e all’uso della ragione”.RealAudioMP3


R. - Bisogna prima di tutto abbattere quella specie di irrazionalità che si forma nella protesta quando si pensa che la violenza anche senza una ragione possa ottenere qualcosa. Ragionare vuol dire mettersi in condizione di dialogare con un altro. Ricordo sempre che la violenza appanna, oscura la ragione.

 
D. - Lei ha più volte ribadito: bisogna ragionare con concretezza….

 
R. - Non fermarsi all’oggi ma guardare avanti, con qualche piccolo sacrificio oggi, per un bene comune domani: nei termovalorizzatori ci può essere la soluzione, ci può essere veramente il traguardo da raggiungere.

 
D. - Ecco, in questi giorni si aprono anche altre questioni, lo Stato presente o assente sul territorio, quella che viene definita la “linea dura”. Lei invece ha parlato di proposta necessaria del governo, in che senso?

 
R. - Ad un certo punto qualcuno deve decidere e se non decide lo Stato, il governo, colui che ha l’autorità, chi deve decidere? Tanto più se poi c’è di mezzo la firma del presidente della Repubblica, Napolitano, e questo è un punto fermo: non possiamo uscire fuori da una civiltà che è la nostra società. Certo più che militarizzare, si dovrebbe aiutare con fermezza il cittadino a crescere nella ragione, nella giustizia, e nella civiltà.

 
D. - In questo senso servono dei tavoli di confronto per risolvere insieme ad esempio agli enti locali la questione rifiuti?

 
R. - Sì, io ho fatto l’esperienza dell’inceneritore qui ad Acerra e hanno fatto battaglie, venivano a confrontarsi parti avverse; dopo tre anni persi, si è detto: no, l’inceneritore non fa male e, quindi, mettiamolo. Abbiamo perso tre anni. Si poteva evitare, ma forse è stato provvidenziale perchè abbiamo ragionato.

 
D. - Se ne è parlato più volte, ci può essere l’interesse della camorra, di gruppi che possono trarre un beneficio dagli scontri? Ci possono essere interessi nascosti in questa situazione?

 
R. - Credo che ci siano. La camorra sobilla e ha tutto l’interesse a tenere aperto il discorso, che è poi il discorso della violenza, del contro-Stato. Questo è il piano della camorra. La camorra in questo momento ci gioca, l’importante è che la gente si ribelli, che abbia ragione o no. La camorra dice: intanto io comando. Bisogna tagliare la testa a questo male.

 
D. - Come vescovi, qual è il vostro ruolo in tutto questo?

 
R. - Noi non possiamo metterci da una parte o dall’altra perchè è politica, però possiamo dire: mettiamoci insieme, ragioniamo, diventiamo persone che pensano al bene nostro e a quello comune. Io vorrei dire a chi è interessato che non si faccia prendere dall’emozione. Vedere una montagna di rifiuti abbandonati suscita l’immediata reazione: bisogna che si superi quest’emozione e si ragioni su come uscirne.







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