2008-05-26 15:02:51

Israele detta le condizioni per la rimozione del blocco alla Striscia di Gaza


Israele collega la rimozione del blocco della striscia di Gaza (imposto un anno fa, dopo il colpo di mano armato di Hamas) alla conclusione di uno scambio di prigionieri con Hamas, che da due anni detiene il caporale israeliano, Ghilad Shalit. Lo ha riferito la radio militare. L'emittente ha precisato che la proposta è stata avanzata dal dirigente del Ministero della difesa che, attraverso i buoni uffici dell'Egitto, sta negoziando una tregua con Hamas per la striscia di Gaza. Secondo la radio militare, Israele chiede che l'Egitto intensifichi i contatti con Hamas per lo scambio dei prigionieri e, per quanto concerne la tregua, che nel Sinai siano adottate misure tali da impedire il traffico di armi verso Gaza. Ieri, il capo dello Shin Bet (sicurezza interna), Yuval Diskin, ha rivelato che di recente Hamas ha ricevuto dall'Iran missili in grado di colpire da Gaza anche città israeliane distanti decine di chilometri, come Ashdod e Kiryat Gat. Intanto, Hamas fa sapere che il movimento sarà costretto ad esercitare un'accresciuta pressione militare sui posti di valico con Israele per rompere l'isolamento della Striscia di Gaza, se lo Stato ebraico continuerà ad avanzare “condizioni impossibili” relative ad una tregua.

Iraq
Sei persone uccise e altre 18 ferite, questa mattina, a nord di Baghdad. L’attentatore suicida, a bordo di una motocicletta, si è fatto saltare in aria nei pressi di un posto di blocco congiunto della polizia e di membri del Consiglio del Risveglio, nella città a maggioranza sunnita di Tarimya, circa 40 km a nord della capitale. Intanto, nella provincia di Salaheddin, nel centro-nord del Paese, un soldato statunitense è rimasto ucciso e altri due feriti. Sale così a 4.081 il bilancio dei militari americani morti in Iraq dall'invasione nel marzo 2003, secondo un conteggio dell'agenzia AFP.

Nucleare: Iran-Ue
L'Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell'Unione europea, Javier Solana, non ha ancora una data fissata, ma spera di potersi recare “molto presto” in missione a Teheran, per presentare alle autorità iraniane la nuova offerta di incentivi proposta dal gruppo 5+1 (i paesi del Consiglio di sicurezza ONU più la Cina) sul dossier nucleare iraniano.

Nigeria
L'esercito nigeriano ha smentito quanto rivendicato oggi dai ribelli del MEND (il Movimento per la liberazione del delta del Niger), che affermano in un comunicato di aver sabotato nell'area un oleodotto della Shell e di aver ucciso in una sparatoria 11 soldati a bordo di un'imbarcazione armata. “Non c'è stato alcun attacco all'oleodotto e nessuno dei nostri soldati è stato ucciso”, ha detto un portavoce locale dei militari, Sagir Musa, che ha aggiunto: “Le affermazioni (dei ribelli) sono palesi, bugie dette con il deliberato intento di guadagnare popolarità e ingannare la gente”. Il MEND, che ha rivendicato numerosi attacchi a strutture della fiorente industria petrolifera del delta del Niger e rapimenti di numerosi addetti al settore, fra cui alcuni italiani, dichiara di lottare per porre fine all'ingiustizia creata da decenni di sfruttamento delle risorse petrolifere a danno della poverissima popolazione locale e dell'ambiente a vantaggio delle multinazionali straniere e dei politici nigeriani corrotti.

Turchia
Una deflagrazione si è prodotta la scorsa notte, in Anatolia settentrionale, nella struttura di un gasdotto che porta combustibile iraniano in Turchia. L'esplosione, di cui si ignorano ancora le cause, è avvenuta in un tratto del condotto che attraversa la provincia di Agri, a 13 km di distanza dalla frontiera con l'Iran e, come ha riferito il governatore locale Metin Cetin, ha provocato un incendio. “Al momento attuale non abbiamo alcun indizio che possa far pensare ad un attacco terroristico e riteniamo piuttosto che si sia trattato di un incidente”, ha detto Cetin. Da parte sua, il ministro dell'Energia, Hilmi Guler, ha affermato che l'incendio è sotto controllo ma non ha aggiunto altri dettagli. Secondo fonti dell'azienda statale Botas, che gestisce il gasdotto, si sarebbe trattato invece di un sabotaggio quasi certamente ad opera di ribelli curdi separatisti del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK, fuorilegge per la Turchia), attivi nella zona.

Etiopia
L'ex dittatore etiopico, Menghistu Haile Mariam, è stato condannato a morte in appello insieme ad altri 18 alti responsabili del suo regime. Menghistu è stato condannato in contumacia. La Corte suprema di Addis Abeba ha deciso di accogliere la richiesta del procuratore della Repubblica che la pena dell'ergastolo sia sostituita dalla pena capitale per Menghistu e per gli altri coimputati. L'ex dittatore etiopico, che dalla caduta del suo regime nel 1991 vive in esilio nello Zimbabwe, era stato riconosciuto colpevole in primo grado, con sentenza del 12 dicembre 2006, di “genocidio” perpetrato durante il periodo del cosiddetto “Terrore rosso”, nel 1977-78.

Zimbabwe
Il presidente dello Zimbabwe, Robert Mugabe, accetterebbe l'eventuale sconfitta nel turno di ballottaggio dele presidenziali previsto per il prossimo 27 giugno. È quanto riporta oggi il quotidiano di Stato 'The Herald', citato da 'Radio Nairobì. La posizione di Mugabe - 84 anni, al potere dall'indipendenza del Paese nel 1980 - viene riferita da Emmerson Mnangagwa, uno dei leader del partito del presidente, lo Zanu-Pf, che per la prima volta dall'indipendenza è uscito sconfitto nelle elezioni parlamentari. È stato superato, infatti, dal Movimento per il Cambiamento Democratico (MDC), il cui leader è Morgan Tsvangirai, 54 anni, l'uomo che il 27 giugno si confronterà con Mugabe. Ufficialmente, gli sono stati accreditati il 2 maggio scorso (si era votato il 29 marzo) il 47,9% dei voti, il 43,2% al vecchio presidente. Ma il MDC ha contestato tali dati, affermando che Tsvangirai aveva superato il 50% al primo turno. Respinto all'inizio, infine il ballottaggio è stato accettato e sabato scorso Tsvangirai è rientrato in patria, da dove si era allontanato l'otto aprile. Nel frattempo, c'erano state estese violenze contro i sostenitori dell'MDC, soprattutto nelle aree rurali ed era stato anche denunciato un complotto dell'intelligence militare per uccidere Tswangirai. Ieri, poi, Mugabe ha minacciato di espellere l'ambasciatore USA, che accusa di indebita ingerenza negli affari interni dello Zimbabwe.

Giornata per l’Africa in Italia
Il presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, ha assicurato la sua vicinanza alle autorità impegnate a liberare i due cooperanti italiani rapiti giorni fa in Somalia. Lo ha detto alla cerimonia per la celebrazione della Giornata per l'Africa. Il capo dello Stato ha espresso “l'estrema preoccupazione per la crescita sfrenata dei prezzi delle derrate alimentari che sta seriamente minacciando l'equilibrio economico di molti Paesi e ostacolando i programmi di lotta alla poverta”'. La crescita dei prezzi alimentari, ha aggiunto, è “una nuova grave sfida” e i consumatori africani, in un quadro aggravato dall'aumento dei prezzi dell'energia “hanno meno risorse di altri per difendersi”. Napolitano ha invitato a “riflettere seriamente”, a cercare misure correttive ed ha indicato nella Conferenza della FAO, che si svolgerà a Roma la prossima settimana, “un importante momento per riflettere su tali problematiche e per delineare possibili linee di azione”. Il presidente della Repubblica ha assicurato che interverrà alla Conferenza, annunciando che l'"Italia ha l'ambizione di assumere un ruolo-guida nella messa a punto delle strategie che dovranno essere adottate per affrontare il problema della fame e della riduzione della povertà".

Serbia
Trend positivo confermato per le forze europeiste serbe anche nell'importante regione della Vojvodina, stando ai risultati del secondo turno del voto locale resi noti oggi. A differenza di quanto è accaduto con le elezioni dell'11 maggio scorso per il parlamento nazionale - conclusesi con l'avanzata del blocco del presidente serbo Boris Tadic, ma senza l'indicazione di una maggioranza certa - in Vojvodina lo schieramento filo-europeo è riuscito conquistare la maggioranza assoluta nell'assemblea locale con 64 seggi su 120.

Accordo tra UE e Bosnia per la liberalizzazione dei visti
L'Unione Europea e la Bosnia Erzegovina hanno firmato l'accordo sulla liberalizzazione dei visti, un processo che ha come obiettivo di arrivare alla libera circolazione dei cittadini bosniaci nei Paesi dell'UE. Per giungere a un regime facilitato di visti, Sarajevo dovrà seguire una “road map” che Bruxelles presenterà nelle prossime settimane e che prevede l'adozione di passaporti biometrici, la gestione efficace delle frontiere esterne, la lotta all'immigrazione clandestina e alla corruzione e il rispetto dei valori democratici. “L'apertura del dialogo sui visti è un concreto esempio di dialogo con l'UE, il cammino della procedura ora dipende dalla capacità della Bosnia di adottare le riforme necessarie”, ha detto il commissario alla Giustizia, Libertà e Sicurezza, Jacques Barrot. Per il premier bosniaco, Nikolas Spiric, la firma dell'accordo sui visti “rafforza la convinzione europeista dei cittadini bosniaci - ha detto ai giornalisti a Bruxelles - e per questo il nostro governo comincerà da subito con lo stringere accordi bilaterali per le riammissioni di clandestini”.

Georgia
Manifestazione di circa 10 mila persone a Tbilisi, davanti al parlamento della Georgia, contro i risultati delle elezioni legislative del 21 maggio che hanno visto la vittoria del Movimento nazionale unito del presidente Saakashvili. I manifestanti hanno accerchiato l'edificio del parlamento denunciando brogli e chiedendo l'annullamento della consultazione. Osservatori dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE), avevano riscontrato pressioni indebite e un’eccessiva mobilitazione dell'apparato statale a favore del partito del presidente. Per oggi, è atteso l'annuncio dei risultati definitivi. Saakashvili ha respinto le critiche dell'opposizione, ma si è però detto pronto al dialogo.

UE-Russia
 I ministri degli Esteri della UE hanno approvato il mandato negoziale per un nuovo accordo di partenariato strategico tra la UE e la Russia. Ciò consente all'Unione Europea di lanciare i negoziati durante il vertice UE-Russia, previsto in Siberia il 26 e il 27 giugno, il primo al quale parteciperà il nuovo presidente russo, Dmitri Medvedev. L'accordo mette fine a 18 mesi di blocco delle trattative tra Bruxelles e Mosca - prima impedite dalla Polonia come ritorsione all'embargo russo sulla carne polacca, poi dalla Lituania che, per togliere il proprio veto, ha chiesto di accludere all'intesa una dichiarazione sui problemi dell'energia. L'Unione Europea intende negoziare con la Russia un ampio accordo strategico di partenariato, incluse nuove relazioni commerciali, economiche ed in campo energetico.

Oggi in Russia, giornata dell’imprenditoria
Esattamente 20 anni fa, in Unione Sovietica venne approvata una legge sulle cooperative che apriva per la prima volta la strada all'imprenditoria privata. Per ricordare quel giorno, un decreto presidenziale dello scorso ottobre stabilisce oggi la festa dell'imprenditoria russa. Lo scrive il quotidiano Nezavisimaia Gazetà, ricordando anche l'inaugurazione di un monumento al celnok, il commerciante che faceva la spola con grandi borsoni nei Paesi dove i prodotti erano a buon mercato (soprattutto Cina e Turchia) per rivendere la merce in Russia. Una statua in bronzo raffigurante un celnok con le sue enormi sporte è stata eretta a Blagoveshensk, nell'estremo oriente russo al confine con la Cina. In occasione della festa, il centro demoscopico Levada ha reso noto un sondaggio condotto su un campione di 1.500 russi per sapere come i cittadini vedono l'imprenditoria. Il 50% degli intervistati la considera utile per il Paese, ma resiste un 33% di nostalgici che considerano i businessmen dannosi.

Turkmenistan
Come era avvenuto in Unione Sovietica con la "destalinizzazione", così in Turkmenistan stanno gradualmente scomparendo i numerosissimi ritratti del defunto "turkmenbashì" (padre dei turkmeni), Saparmurat Nyazov, cultore fino al ridicolo della propria personalità. Il nuovo presidente, Gurbaguli Berdemukhamedov - scrive il quotidiano Vremia Novostei - non ha mai menzionato il predecessore in un discorso sulle riforme costituzionali che intende apportare nel Paese, cosa fino a qualche tempo fa impensabile. Non solo, si pensa a una riforma monetaria per far sparire da monete e banconote il profilo del Turkmenbashi. È andato già da qualche tempo in soffitta il calendario "personalizzato" di Nyazov e sono crollate le vendite del libro "Rukhnamà", i pensieri mistici del dittatore, la cui doppia lettura - secondo l'autore - avrebbe dovuto garantire il paradiso a chi la eseguiva. Resta ancora nel centro di Ashkhabad, la capitale turkmena, l'immensa statua dorata che lo raffigura, seguendo il sole, ma sarà presto spostata in periferia. Il Turkmenistan - con Kazakhstan, Tagikistan, Uzbekistan e Kirghizistan - è una delle Repubbliche ex sovietiche dell'Asia centrale, divenute indipendenti all'inizio degli Anni Novanta dopo la dissoluzione dell'URSS.
 
Colombia
Le Forze armate rivoluzionarie della Colombia (FARC) hanno confermato ieri la rivelazione fatta dal governo colombiano sulla morte del comandante guerrigliero, Manuel Marulanda Velez, annunciando che le redini sono state assunte da Alfonso Cano. La notizia del decesso del leggendario guerrigliero di 78 anni era stata affidata dal ministro della Difesa a un settimanale che, sembra, l'ha diffusa on line prima di quanto concordato, scavalcando il presidente Alvaro Uribe per un annuncio di grande importanza. Il capo dello Stato ha ricordato che “esistono 100 milioni di dollari a disposizione dei guerriglieri che decidano di abbandonare la selva e consegnare gli ostaggi nelle loro mani” e che “il governo studia meccanismi come l'amnistia per favorire questi gesti, con la possibilità anche di un trasferimento in Francia”. Ha rivolto un appello al nuovo comandante della guerriglia, l’intellettuale Cano, e al capo del dispositivo militare delle FARC, chiedendo di “approfittare dell’opportunità che offre il governo per imboccare la via della pace”. Sul significato che assume per la Colombia la morte di Manuel Marulanda, ascoltiamo Maurizio Chierici, esperto di America Latina che segue le vicende del sequestro Betancourt, intervistato da Giada Aquilino:RealAudioMP3


R. - Credo che sia la fine di un’epoca. Ciò non vuol dire che le FARC siano per sempre battute e svaniscano. Ma Marulanda rappresenta un tipo di ribellione che non ha dato frutti. Si è aggrappato ai narcos, gestendo i territori colombiani come un capo di Stato. Poi, addirittura, è entrato nel traffico della droga. Quando gli Stati Uniti si sono impegnati per schiacciare questo traffico, una parte dei soldi necessari ad alimentare la guerriglia è stata raccolta attraverso i rapimenti ed è nata una nuova industria - davvero deleteria - che ha sconvolto il Paese. Oggi, l’“eredità” di Marulanda è rappresentata da 4 milioni di profughi, che né il governo duro di Uribe e né le FARC ammettono: ognuno riversa la responsabilità sull’altro. Si tratta di persone sradicate, si parla in particolare di 3-400 mila ragazzi che non sanno quale futuro li aspetta. Solo la Caritas è stata la prima ad assisterli e a lanciare questo allarme.

D. - Cosa cambierà con il nuovo capo delle FARC?

 
R. -Il nuovo capo della FARC, Alfonso Cano, è un antropologo, laureato a Bogotà. Il suo profilo è completamente diverso da quello di Tirofijo. È un uomo politicizzato ed è anche l’uomo del dialogo.

 
D. - Il presidente Uribe ha ribadito che c’è una ricompensa per i guerriglieri che riconsegneranno gli ostaggi. Ci sono speranze per i sequestrati, come Ingrid Betancourt?

 
R. - Ieri ho parlato con la madre di Ingrid Betancourt, Iolanda, e ho fatto la stessa domanda. Era molto preoccupata. Continua a sperare in una mediazione, sempre con i soliti protagonisti: Chavez, Correa e Sarkozy. E ha concluso dicendo: “Mia figlia non è né nelle mani delle FARC, né nelle mani di Uribe, è nelle mani di Dio”.

Cina-Taiwan
Il presidente del Kuomintang, il partito al potere a Taiwan, arriva in Cina per una visita di sei giorni. L'isola è di fatto indipendente dal 1949, ma Pechino afferma che è “parte integrante” del proprio territorio. La visita del presidente, Wu Poh-hsiung, sancisce il miglioramento delle relazioni seguito all'elezione a presidente del leader del Kuomintang, Ma Ying-jeou. Il Partito comunista al potere a Pechino ed il Kuomintang (o Partito nazionalista) sostengono entrambi l'esistenza di “una sola Cina”. Il Kuomintang ritiene però che la riunificazione potrà avvenire solo dopo che a Pechino sarà stato istituito un sistema democratico. Ma ha proposto una serie di misure per “la costruzione della fiducia reciproca” che hanno avuto un'accoglienza favorevole a Pechino. Wo visiterà Nanchino, Shanghai e Pechino, dove incontrerà il presidente cinese Hu Jintao.

Tibet
Il Dalai Lama ha affermato - in un'intervista al Financial Times, che ne riferisce sul suo sito on line - che sta perdendo il sostegno di numerosi suoi seguaci in Tibet, a causa del rifiuto del governo di Pechino di concludere un accordo con lui sul futuro del Tibet. Il leader spirituale dei tibetani ha inoltre espresso la speranza che la Cina cominci con i suoi rappresentanti nel giro di alcune settimane serie trattative su una maggiore autonomia per il territorio. Ma ha aggiunto che tibetani più radicali, favorevoli a un confronto violento con la Cina, stanno perdendo sempre più la fiducia nella sua strategia di ottenere autonomia attraverso un dialogo pacifico. A una domanda se stesse perdendo il controllo dei suoi sostenitori, il Dalai Lama ha risposto: “Sì, naturalmente. I miei sforzi per arrivare a risultati concreti sono falliti, quindi le critiche sono diventate sempre più forti”. Il Dalai Lama ha poi ripetutamente ribadito il suo rifiuto della violenza: “Dobbiamo perseguire la giusta causa” per il Tibet, “seguendo i principi della non violenza”, ha detto. “Se la violenza finirà fuori controllo - ha aggiunto - la mia unica scelta sarà di dimettermi”. Ha poi avvertito che recentemente molti tibetani hanno mostrato “chiari segni di frustrazione” per a mancanza di progressi con le autorità cinesi.

Australia
Oggi, in Australia, si celebra il “Sorry Day” (Giornata delle scuse, ma anche del dispiacere), che dà inizio a una settimana di eventi culturali e di meeting in tutto il Paese, incentrati sulla strada da seguire verso la riconciliazione fra australiani indigeni e bianchi. Sono in programma mostre d'arte e fotografiche, dimostrazioni della cultura aborigena, concerti e dibattiti e l'accento quest'anno si sposta dalla richiesta di scuse (già date anche dal premier laburista, Kevin Rudd, lo scorso febbraio) a quella di risarcimenti per le passate sofferenze inflitte alla popolazione aborigena. Un colorito e rumoroso corteo attraverso il centro di Sydney ha dato il via alla Settimana della riconciliazione, presentata come una celebrazione dei primi australiani, uno sguardo ai loro successi e un dibattito su come continuare a rimuovere le situazioni di svantaggio. Dopo le scuse formali presentate dal premier laburista Rudd, in contrasto con la linea di chiusura tenuta dal precedente governo conservatore, quella di quest'anno è una celebrazione improntata all'ottimismo, non più un'espressione di rabbia e di frustrazione come lo è stata per gli ultimi 10 anni. All'apertura del nuovo parlamento Rudd aveva chiesto scusa, a nome dei governi anche passati, alle generazioni rubate, le decine di migliaia di aborigeni sottratti da bambini alle madri fra il 1915 e il 1970 per essere assimilati nella società bianca. Molti leader aborigeni hanno rinnovato la richiesta di riparazioni, di indennizzi per gli individui e di finanziamenti, per servizi “culturalmente appropriati” e assistenza anche psicologica per le vittime. Secondo la direttrice di Reconciliation Australia, Shelley Reys, il nuovo umore seguito alle scuse di Rudd ha risollevato lo spirito della nazione. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

 
 Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 147

 
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