Il film francese “Entre les murs” di Laurent Cantet vince il Festival di Cannes
Era già successo con “Rosetta” di Luc e Jean-Pierre Dardenne. Accade ora con “Entre
les murs” di Laurent Cantet: uno degli ultimi film in concorso vince il 61° Festival
International du Film di Cannes. È il coronamento della carriera per il regista francese
che in passato, con “Ressources humaines”, “L’emploi du temps” e “Vers le Sud” ha
ricevuto riconoscimenti prestigiosi in vari festival internazionali, segnalandosi
come uno dei più attenti testimoni del suo tempo. Lo conferma anche “Entre les murs”
che, seguendo l’attività del suo protagonista, un professore di scuola media superiore
alle prese con allievi di varia estrazione sociale, si trova a dover affrontare la
quotidianità e i rischi della democrazia in classe. Il Festival di Cannes ha anche
sancito il buon momento di salute del cinema italiano, premiando con il Premio della
Giuria “Il divo”, di Paolo Sorrentino e con il Gran Premio “Gomorra”, di Matteo Garrone.
Il Palmarés è completato dal Premio alla regia, ottenuto dal turco Nuri Bilge Ceylan
per “Three Monkeys”, dal Premio alla sceneggiatura, vinto da Luc e Jean-Pierre Dardenne
con “Le silence de Lorna”, dai premi agli attori Benicio Del Toro per “Che” di Steven
Soderbergh e Sandra Corveloni per “Linha de passe” di Walter Salles e dalla Caméra
d’or per la miglior opera prima a “Hunger” di Steve McQueen, ricostruzione rigorosa
e durissima dell’universo carcerario. A un tale profluvio di premi se ne sono aggiunti
due, decisamente onorifici e alla carriera, per Catherine Deneuve e Clint Eastwood.
Ci resta da aggiungere qualche parola sui premi collaterali e sulle pellicole che
li hanno ricevuti. Se la Giuria Fipresci ha premiato l’esemplare pulizia stilistica
di “Delta” di Kornel Mundruzco, ci sembrano particolarmente significativi il premio
della Semaine Internationale della Critique, andato a “Snow” di Aida Begic, il Premio
Label Europa a “Eldorado” di Bouli Lanners e quello di “Un certain regard” a “Tulpan”
di Sergej Dvortsevoy. Se il primo ci propone il ritratto commosso del difficile ritorno
alla vita di un villaggio bosniaco e il secondo conferma il talento comico del regista
belga, “Tulpan” ci lascia rapiti e impressionati per il lavoro di totale immersione
nella materia del reale che il suo autore, già documentarista di fama mondiale, ha
saputo compiere, trasmettendoci un profondo rispetto per uomini e cose. (Da Cannes,
Luciano Barisone)