Clemenza per la donna algerina fermata in possesso di testi cristiani, a chiederla
la segretaria di Stato francese ai Diritti dell'Uomo Rama Yade
“Triste e scioccante”: così la segretaria di Stato francese ai Diritti dell’Uomo,
Rama Yade, ha definito il processo in Algeria alla donna fermata, nei primi di aprile,
tra Tiaret e Oran e trovata in possesso, di testi cristiani nei primi di aprile. Habiba
Kouider, algerina, rischia tre anni di prigione e il verdetto dovrebbe arrivare domani.
Rama Yade - riferisce la France Presse - ha auspicato, parlando ai microfoni Radio
J, un gesto di clemenza ed ha sottolineato che il procedimento contro la donna “contravviene
alla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo”, che nell’art. 18 proclama la
libertà di pensiero, di coscienza e di religione, e “alla tradizione di ospitalità
dell’Algeria”. “Il cristianesimo non minaccia l’islam in Algeria: – ha detto la segretaria
di Stato francese – i cristiani in Algeria sono l’1% della popolazione, cioè circa
11 mila e 500 persone, con 32 chiese in rapporto a 32 mila moschee”. Rama Yade ha
precisato che l’arresto di Habiba Kouider non è il primo caso, ricordando quello del
prete cattolico francese Pierre Wallez, condannato ad aprile - dalla Corte d’appello
di Tlemen - a due mesi di carcere, con sospensione, per proselitismo. “Confido nella
tolleranza del popolo algerino”, ha dichiarato la segretaria di Stato francese ai
Diritti dell’Uomo. La stampa algerina ha dato ampio spazio a questi ultimi avvenimenti,
evidenziando le difficoltà che attualmente stanno affrontando le comunità cristiane
in Algeria: 25 di queste, in massima parte protestanti, si sono viste notificare l’ordine
di cessare qualunque attività. Secondo quanto affermato dal ministro algerino dell’Interno
e delle Collettività locali, Yazid Zerhouni e riferito dal quotidiano algerino L’Expression,
sono stati chiusi nel Paese diversi luoghi di culto e di preghiera musulmani e non,
privi di autorizzazione. Il ministro ha ricordato che la legge algerina richiede un’autorizzazione
per esercitare un culto, compreso quello musulmano: è necessario organizzarsi in associazione
e fare richiesta di un permesso per l’apertura di luoghi di culto e per chi deve assicurare
la preghiera. La Legge ha sollevato diverse polemiche e le comunità cristiane, cattoliche
e protestanti, denunciano “lo zelo” con il quale vengono applicate le disposizioni.
La normativa è del 28 febbraio 2006 ed è stata elaborata dal Dipartimento degli Affari
religiosi per regolamentare l’organizzazione del culto musulmano e debellare le sale
di preghiera ritenute anarchiche. (A cura di Tiziana Campisi)