2008-05-25 13:55:19

Nella città indiana di Bangalore, il primo oratorio guanelliano per la gioia dei bambini: con noi don Piero Lippoli


Promuovere una cultura della carità tra i bambini, prendendosi cura con gioia dei poveri e i disabili: con questo spirito, un anno fa, è nato il primo oratorio guanelliano della città indiana di Bangalore. Una struttura che offre a bambini di ogni religione e condizione economica momenti di condivisione all’insegna dei valori autentici dell’amicizia e della solidarietà. Su questa esperienza, per alcuni aspetti inedita, Alessandro Gisotti ha intervistato don Piero Lippoli, segretario generale dell’Opera Don Guanella: RealAudioMP3

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R. – L’oratorio non è aggregato ad una parrocchia: , lì non abbiamo parrocchie. Abbiamo, nientedimeno, che una casa di noviziato. Quindi, è anche una cosa nuova che un noviziato si apra ad una forma di oratorio.

 
D. – Don Piero, cosa rappresenta questo oratorio per i bambini di Bangalore?

 
R. – Bangalore è una città molto ricca ma anche con sacche di povertà enormi, come tutte le grandi città dell’India. Nella nostra zona, ci sono dei palazzoni che fanno invidia ai palazzi di New York e di Milano. Ma ci sono poi le baracche che sono affiancate a questi palazzi. Noi siamo andati in giro a cercare, secondo lo spirito guanelliano, cose da fare dal punto di vista caritatevole. E abbiamo trovato in quella zona i ragazzi di queste povere famiglie che hanno bisogno un po’ di aiuto nello studio. Hanno bisogno di gioco, hanno bisogno soprattutto di socializzare tra loro, di stare insieme, di divertirsi, ma anche di pregare, di crescere ...

 
D. – Come è stata accolta questa novità dai bambini, in particolare?

 
R. – I bambini si sono moltiplicati! Abbiamo incominciato con una quindicina; ovviamente sono venuti con grande gioia dietro ai nostri padri. Un po’ di giochi, un po’ di merenda e tutto è finito lì. Poi sono aumentati, ma sono aumentate anche le esigenze: in India le scuole sono molto rigide, hanno esami ogni tre mesi e quindi c’è bisogno anche di un aiuto. Sono poveri, gli abbiamo dato dei libri... Soprattutto, però, la domenica viene un gran numero di bambini e ci sono attività: incominciano con un po’ di gioco e poi fanno una preghiera ... Tutti pregano: induisti, musulmani, cattolici... Non c'è nessuna differenza. C'è grande gioia. Gli induisti chiedono di leggere loro il Vangelo, perché sono mediamente più bravi, leggono meglio... E' una cosa meravigliosa, di integrazione e anche di religione!

 
D. – Don Piero, forse in questo oratorio così lontano dall’Italia si respira quel clima degli oratori italiani di qualche tempo fa?

 
R. – Sì, esatto! Vedo il fervore, l’entusiasmo, questo entusiasmo prettamente caratteristico dei bambini che vengono con gioia, questa allegria ... Ma pensi, in una casa di noviziato! All’inizio, sono rimasto un po’ : ma siete sicuri? Guardate, che il noviziato ha bisogno di stare in tranquillità, di serenità, non può essere disturbato, perché è un anno e un anno dev’essere di intima relazione con il Signore, con sé stessi per discernere bene se questa è la propria strada. Ma a quanto pare, i novizi proprio la domenica hanno questo modo di integrarsi con questi giovani, e quindi per loro è tutta una costruzione. E poi hanno tutta la settimana in cui pensare, un po’ caricati anche dalla gioia di questi bambini!

 
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