Il governo colombiano annuncia la morte del leader delle FARC, Manuel Marulanda. Ancora
nessuna conferma dalla guerriglia.
Se verrà confermata la notizia data dal governo colombiano della morte dell’anziano
fondatore delle Forze armate rivoluzionarie colombiane, Manuel Marulanda, la più antica
guerriglia del mondo ha perso nel giro di poche settimane i suoi principali leader.
A marzo, in un bombardamento in territorio ecuadoriano, che poi provocò una grave
crisi regionale, era rimasto ucciso il “numero due” Raúl Reyes e qualche giorno dopo
Iván Ríos, un altro leader del movimento guerrigliero. Intanto, nella regione caraibica
della Colombia, 14 guerriglieri si sono arresi consegnandosi all’Esercito regolare.
Solo una tale disarticolazione, imprevedibile e inattesa, può spiegare il silenzio
politico delle Farc che ormai si protrae da almeno tre mesi, prolungando tra l’altro
l’agonia di centinaia di ostaggi, tra cui la franco-colombiana Ingrid
Betancourt. Le Farc non hanno ancora risposto alle richieste di nominare un delegato
per negoziare la liberazione degli ostaggi. Secondo gli esperti, la guerriglia non
ha una conduzione politica e, con ogni probabilità, è in preda a lotte intestine pesanti.
Ma queste sono veramente le fasi finali della guerriglia in Colombia? E’ presto per
dirlo, ma una cosa è certa: per le Farc è cambiato il vento anche perché è cambiata
l’opinione pubblica colombiana, stanca e devastata da decenni di crimini senza scopi
e giustificazioni, ammesso che la violenza possa avere scopi e giustificazioni. L’atteso
comunicato delle Farc, se arriverà, aiuterà a capire nelle prossime ore il futuro
della guerriglia, ma soprattutto il futuro della Colombia.