Il Vangelo non indebolisce ma rafforza l'identità culturale di un popolo: lo ha detto
il Papa agli ortodossi di Bulgaria e Macedonia, ricevuti nella festa dei Santi Cirillo
e Metodio
Il Vangelo non “indebolisce” il patrimonio di una cultura, ma aiuta l’uomo a realizzare
“il bene autentico”, in ogni epoca della storia. Nel ricevere questa mattina in udienza
le delegazioni civili e religiose ortodosse della Bulgaria e della Macedonia, in occasione
della festa dei Santi Cirillo e Metodio, Benedetto XVI ha messo nuovamente a fuoco
il tema della radici cristiane in Europa. I due Santi compatroni del Vecchio continente,
ha detto il Papa, sono ancora oggi dei modelli di riferimento, perché gettarono con
la loro predicazione le basi di “un’amichevole convivenza tra i popoli”. Il servizio
di Alessandro De Carolis:
Se le
tradizioni del passato arricchiscono un popolo, il messaggio di Gesù dilata tale ricchezza
su un orizzonte di speranza e la illumina con lo “splendore” della verità. Milleduecento
anni fa, i Santi Cirillo e Metodio - annualmente celebrati da una presenza ortodossa
a Roma e in Vaticano - compresero bene questa forza del Vangelo. Per cui, il diffonderlo
tra le popolazioni dell’Oriente europeo divenne un’esemplare irradiazione che mentre
faceva il bene delle anime faceva anche il bene della società. Ed è qui che sta lo
specifico valore di una cultura innervata dalle radici cristiane, ha riaffermato con
forza Benedetto XVI. Un concetto espresso in modo particolare al cospetto della delegazione
ortodossa, proveniente dalla Bulgaria:
“Il Vangelo,
infatti, non indebolisce quanto di autentico si trova nelle diverse tradizioni culturali,
ma aiuta l’uomo di tutti i tempi a riconoscere e a realizzare il bene autentico, illuminato
dallo splendore della verità. Compito pertanto dei cristiani è di mantenere e rinsaldare
l’intrinseco legame esistente tra il Vangelo, la missione dei discepoli di Cristo
e la loro rispettiva identità culturale. Riscoprire le radici cristiane è importante
per contribuire a costruire una società in cui siano presenti i valori spirituali
e culturali che scaturiscono dal Vangelo”.
All’opera
di evangelizzazione, “attuata con ardore apostolico dai santi Cirillo e Metodio nel
territorio abitato da popoli slavi, occorre continuare a guardare ancor oggi - ha
asserito il Papa - perché costituisce un modello di inculturazione della fede, nei
suoi elementi essenziali, pure nell’epoca postmoderna”. E in precedenza, rivolgendosi
alla delegazione macedone, aveva osservato:
“I
Santi Fratelli Patroni d’Europa, con la loro incessante attività apostolica e con
il loro infaticabile zelo missionario, divennero 'ponti' di collegamento tra l'Oriente
e l'Occidente. La loro luminosa testimonianza spirituale indica una verità perenne
da riscoprire sempre più: solo cioè a partire da Dio la speranza può diventare affidabile
e sicura (...) Questa speranza diventa realtà tangibile quando le persone di buona
volontà in ogni parte del mondo, come i fratelli Cirillo e Metodio, imitando l’esempio
di Gesù e fedeli al suo insegnamento, si dedicano senza sosta a porre le basi dell’amichevole
convivenza tra i popoli, nel rispetto dei diritti di ciascuno e ricercando il bene
di tutti”.
Dunque, sull’esempio dei Patroni d’Europa,
definiti “tessitori di mutua conoscenza” tra popoli, culture e tradizioni ecclesiali
differenti, Benedetto XVI ha concluso auspicando che i “vincoli d’amicizia” tra la
Chiesa cattolica e la Macedonia, così come quelli con la Bulgaria, divengano sempre
più "fraterni e solidali".