Al Santuario di Lourdes, il 50.mo pellegrinaggio militare internazionale. Con noi,
mons. Pelvi
E’ in corso al Santuario mariano di Lourdes il 50.mo Pellegrinaggio militare internazionale
al quale partecipano oltre 22 mila soldati provenienti da una quarantina di Stati
nel mondo. Per la prima volta, è presente anche una rappresentanza della Guardia Svizzera
Pontificia, a sottolineare la comunione della comunità militare con il Papa sul tema
della promozione della pace. I soldati italiani, a Lourdes con 8 mila uomini in rappresentanza
di Esercito, Marina, Aeronautica e Carabinieri, sono tra i fondatori del Pellegrinaggio
militare alla Madonna di Lourdes, nato dopo la Seconda Guerra Mondiale per l’incontro
di due cappellani militari, l’uno tedesco, l’altro francese. Quest’anno, il Pellegrinaggio
Militare si inserisce nelle iniziative giubilari di Lourdes che festeggia i 150 anni
delle apparizioni della Madonna. Luca Collodi, ha raggiunto a Lourdes mons.
Vincenzo Pelvi, Ordinario Militare per l’Italia.
R. –
Quest’anno il Pellegrinaggio militare è certamente una grazia che invoca un grande
sforzo di riconciliazione nel cuore dei militari sparsi nel mondo. E’ un dono per
invocare la pace. Sono passati cinquant’anni da quando uomini e donne con le stellette
vennero qui a Lourdes per cercare un senso per cui valga la pena di andare avanti
nel cammino della pace, nonostante le tante ferite di guerra che troviamo sul nostro
cammino. Due giubilei, quello del 150.mo delle apparizioni e quello del 50.mo dei
militari, ma con un palpito comune del cuore. Vorrei quasi pensare all’animo dei nostri
militari, dei militari nel mondo, come a quella apertura dell’animo di Bernadette
che ha accolto l’invito alla preghiera e alla pace della Signora. Vorrei che il pellegrinaggio
dei militari diventasse una capacità di ricollocare l’esistenza cristiana ordinaria,
facendo memoria dei Sacramenti della iniziazione cristiana in tutto il servizio, dalla
riconciliazione, alla concordia e alla pace.
D. – Mons. Pelvi, qual
è il ruolo dei militari nella promozione della pace nel mondo ?
R.-
I militari sono ambasciatori di pace, come amo sempre dire. Ma i militari sono anche
i custodi della pace. Nel catechismo della Chiesa cattolica, chi si dedica al servizio
della vita militare concorre al bene comune della nazione e quindi mantiene la pace
con la testimonianza della sua vita. Mi pare che in tale contesto non si possa negare
che la salvaguardia della pace ha bisogno di militari pronti a dedicarsi al bene comune,
basandosi anche su una morale di generosità, di aiuto, di sostegno. La carità che
è nel cuore dell’uomo trova nel militare una forma di ricca manifestazione, particolarmente
laddove ci sono uomini e donne, famiglie in difficoltà. Il mio pensiero non può non
andare ai militari che sono nei teatri operativi fuori dalla patria dove, come abbiamo
notato in questi ultimi mesi, si dona la vita per offrire aiuti come cibo, medicine,
per far sì che gli uomini si incontrino nella loro terra, costruendo ponti e non alzando
barriere.
D. – Mons. Pelvi, il 2 giugno prossimo l’Italia festeggia
la Festa della Repubblica. Quale augurio rivolge alle Forze Armate?
R.
Ho voluto scrivere, in occasione del 50.mo del pellegrinaggio, una lettera pastorale
che distribuirò a tutti i militari con una preghiera di consacrazione del militare
e delle famiglie alla Vergine Santa, perché credo che i militari, proteggendo l’istituto
familiare, riusciranno anche a rendere più salda l’intera comunità internazionale,
perchè veramente la giustizia e l’amore siano al servizio dell’accoglienza, del perdono
nelle famiglie, della famiglia fondata sul matrimonio tra l’uomo e la donna, che è
una risorsa di pace. Mi pare che questo sia l’augurio. Mettere insieme famiglia e
pace significa, nel mondo militare, avere il coraggio del futuro e la speranza di
un domani sempre migliore e più consolante. Io augurerei questo ai nostri militari,
partendo dal pellegrinaggio di Lourdes.