La sfida digitale e le grandi corporation al centro della prima giornata del Congresso
internazionale delle Facoltà di Comunicazione nelle Università cattoliche
Si è aperto stamane a Roma, ospitato dalla Pontificia Università Urbaniana, il Congresso
internazionale delle Facoltà di Comunicazione negli Atenei cattolici di tutto il mondo.
Il servizio di Roberta Gisotti:
Il tema:
“Identità e missione di una Facoltà di Comunicazione in una Università cattolica”:
oltre 40 gli Atenei dei 5 Continenti chiamati a confrontarsi in tre giorni di studio
e dibattito serrato. Tante sono infatti le questioni su cui interrogarsi criticamente
ed offrire risposte o ipotesi di lavoro. Sottotitolo del Congresso: “Uno sguardo al
futuro delle comunicazioni insieme a tutta la Chiesa”. A promuovere l’incontro il
Pontificio Consiglio per le Comunicazioni sociali. “Dobbiamo cercare la verità per
condividerla”, ha sottolineato il presidente del Dicastero vaticano l’arcivescovo
Claudio Maria Celli, rimettendo al centro della comunicazione l’uomo con i suoi valori
etici e formando operatori non solo superesperti ma dotati di profondi riferimenti
morali.
Si è partiti stamane con la relazione del
professore irlandese, Farrel Corcoran docente all’Università di Dublino, che ha introdotto
i lavori inquadrandoli nella grande sfida dell’Era digitale. In che modo - si è chiesto
- la tecnologia sta trasformando la natura delle comunicazioni sociali, della stampa
scritta, audiovisiva ed elettronica? Sullo sfondo ha posto il tema dei grandi gruppi
mediali incrociati anche nelle proprietà ad industrie di altro tipo – tra cui anche
i produttori di armi – corporation globali o regionali nel caso delle nuove compagnie
in America Latina, in Cina in India che dirigono e condizionano la comunicazione planetaria,
ovvero anche le ideologie, i consumi, gli stili di vita. Corporation intese a produrre
profitti a beneficio di pochi. Accanto a queste ci sono poi le industrie della comunicazione
militare che oggi usano tecniche sofisticate e le industrie delle pubbliche relazioni
e le lobbies, che forniscono il 20 per cento delle storie raccontate in tutti i media.
In questo scenario si pongono i nuovi media digitali che vanno oltre le misure del
tempo e dello spazio, ma non dobbiamo cedere – ha ammonito il prof. Corcoran - alla
paura dei cambiamenti che questi hanno portato nella comunicazione e nel nostro sentire
e nel nostro appartenere al mondo. I lavori del Congresso proseguiranno fino a sabato.