Rapiti in Somalia tre operatori umanitari: due italiani e un somalo
Tre cooperanti dell’ONG CINS, Cooperazione Italiana Nord Sud, gli italiani, Iolanda
Occhipinti e Giuliano Paganini, e un operatore locale, Abderhman Yusuf, sono stati
sequestrati stamani nel villaggio di Awdhegle a 70 chilometri da Mogadiscio, in Somalia.
I tre stavano lavorando a progetti di carattere sanitario ed agricolo. Il presidente
della ONG è subito partito per Mogadiscio ed i volontari in Italia sono in costante
contatto con la Farnesina. Secondo fonti diplomatiche occidentali e della sicurezza
somala si sta cercando di capire chi siano i rapitori per stabilire con loro un contatto.
Con il passare delle ore si va intanto indebolendo l’ipotesi che possa essersi trattato
di un sequestro a scopo di estorsione. Adriana Masotti ha sentito il capo ufficio
stampa della CINS, Vittorio Strampelli:
R. –
Come può immaginare, il primo pensiero è stato di preoccupazione per i due cooperanti,
per le loro famiglie. Siamo in costante contatto con l’unità di crisi della Farnesina,
siamo in attesa di aggiornamenti proprio dall’unità di crisi della Farnesina, che
dovrebbero arrivare intorno alle 15. Fino a questo momento sappiamo che il sequestro
è avvenuto alle prime ore dell’alba, quando tre fuoristrada hanno fatto un’incursione
nelle strutture della CINS sequestrando la dottoressa Iolanda Occhipinti e il dottor
Giuliano Paganini che collaborano con il CINS da oltre cinque anni, e in particolare
si trovavano in Somalia dagli inizi di marzo per seguire alcuni progetti: la dottoressa
Occhipinti, un progetto finanziato direttamente dalla CINS a carattere sanitario,
il dottor Paganini un progetto, invece, della FAO e della Commissione Europea per
l’incentivazione della produzione agricola locale.
D.
– Ecco: come vi spiegate questo rapimento? Parrebbe, finora, a motivo di estorsione
... Ci sono altre ipotesi?
R. – L’ipotesi dell’estorsione
è stata presa in considerazione nelle prime ore; adesso sembra possa trattarsi – il
che fa ben sperare! – di una sorta di interrogatorio perché si era diffusa la voce
che la CINS stesse costruendo in Somalia una chiesa cattolica e sembra che il rapimento
possa essere stato perpetrato da miliziani delle Corti islamiche. La notizia, ovviamente,
è infondata per quanto riguarda la costruzione della chiesa, in quanto la CINS è un’ONG
laica e, appunto, come avevo detto, stava portando avanti progetti completamente diversi.
D.
– Altre ONG nelle settimane scorse hanno ritirato il loro personale proprio per il
rischio della mancanza di sicurezza. Invece, Giuliano Paganini e Iolanda Occhipinti
sono rimasti. In quale contesto lavorano insieme agli altri vostri operatori?
R.
– Noi lavoriamo in costante contatto con le autorità locali e non avevamo avuto particolari
allerte, tant’è vero che l’ultimo contatto che avevamo avuto con loro risale a ieri
sera, quando siamo stati semplicemente aggiornati sull’andamento dei progetti in essere.
D.
– Il clima, comunque, è sempre difficile...
R. –
Ovviamente, la Somalia è un Paese a rischio, quindi siamo consapevoli ed i nostri
due cooperanti erano consapevoli dei rischi che correvano. Nonostante questo, appunto,
lì non ci erano pervenute particolari allerte.