A padre Salvini, direttore di Civiltà Cattolica, il premio Matteo Ricci
Da un gesuita del ‘500 a uno dei giorni nostri. E’ stato consegnato, ieri a Milano,
a padre Giampaolo Salvini, direttore della rivista “Civiltà Cattolica” il premio Matteo
Ricci che dal 1998 è stato attribuito dalla facoltà di Scienze Politiche dell’Università
Cattolica a personalità come Jacques Delors, Helmut Kohl o Javier Perez De Cuellar.
Da Milano il servizio di Fabio Brenna.
Con il riconoscimento
a padre Giampaolo Salvini “come studioso che ha saputo raccordare
l’identità e la cultura cattolica con i più complessi problemi della modernità” -
come ha spiegato il rettore della Cattolica Lorenzo Ornaghi, si è voluto dare un riconoscimento
all’opera della Compagnia di Gesù nel mondo e soprattutto, in continuità con l’opera
di Matteo Ricci, all’intuizione della Cina come realtà che condizionerà questo XXI
secolo. Nella sua Lectio magistralis padre Salvini ha parlato del rapporto fra Europa
e Cina, vista ora come minaccia oppure come opportunità. La chiave per impostare questo
confronto imposto per forza dalla globalizzazione sta nel metodo operato con successo
da padre Ricci alla Corte del Celeste Impero come suggerisce padre Salvini:
“Dalla
nostra stampa si vede il rapporto che è fatto di paura e anche di ammirazione per
ciò che la Cina ha realizzato. Il corretto rapporto credo che passi attraverso l’umanità
degli uni e degli altri, quindi dalla capacità di dialogo, di ascolto reciproco. E
l’occasione che ci unisce fa il nome di Matteo Ricci, che fu l’antesignano, cioè la
persona che è andata in Cina senza potere, senza brevetti, senza affari commerciali
da promuovere, ma armato solo della scienza, della cultura e della sua fede. E questo
oggi, evidentemente, in un mondo profondamente cambiato, può essere una nuova via:
che la cultura, la scienza, le arti accompagnino quello che è l’indiscusso progresso
economico, industriale della Cina”.
E’ un rapporto da rovesciare e
reinventare quello con la Cina, con l’Occidente che -secondo padre Salvini - deve
prendere atto della ultramillenaria storia della Cina e del fatto che oggi è lì che
si prendono decisioni importanti per il mondo e anche per l’Italia. Alla Cina si guarda
per motivi economici ma – ha avvertito Salvini - è sul terreno culturale quello su
cui si stabilisce il contatto e si sviluppa un dialogo fruttuoso. Ed anche la Chiesa
che guarda con rinnovata attenzione a questo grande Paese dovrà saper presentare il
messaggio cristiano distinto dalla sua caratterizzazione occidentale.
Paese
immenso dalle grandi contraddizioni che deve risolvere un problema come quello del
rispetto dei diritti umani. Ma anche qui – ha osservato padre Salvini - la Cina teme
quel che è successo con il crollo dell’Unione Sovietica per cui è realistico procedere
coi piccoli passi. Un’occasione da non perdere quello delle ormai imminenti Olimpiadi
di Pechino:
“Sarà una grande vetrina, una lente di ingrandimento accesa,
aperta sulla Cina. Speriamo che sia anche un’occasione per un avvicinamento sul tema,
che a noi interessa molto, dei diritti umani. I tempi dei cinesi è probabile che non
siano i nostri”.