Oltre 100 mila persone alla Messa presieduta dal Papa a Genova a conclusione del suo
nono viaggio apostolico in Italia. Intervista col cardinale Bagnasco
Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo
di Genova e presidente della Conferenza episcopale italiana. Il porporato ha accompagnato
il Papa, sabato e domenica, nel suo viaggio apostolico a Savona e Genova. Ieri pomeriggio
nella Solennità della Santissima Trinità, oltre 100 mila fedeli hanno partecipato
in Piazza della Vittoria, nel capoluogo ligure, alla Messa presieduta dal Pontefice
a conclusione della visita pastorale. In serata il rientro del Papa in Vaticano.
Il servizio della nostra inviata Debora Donnini:
Dio
è Amore. Parte dalla riflessione sulla rivelazione del nome di Dio a Mosè sul Sinai
e sulla Trinità, l‘omelia del Papa a Genova: su un Dio che non è chiuso in se stesso,
ma fa un’Alleanza con un popolo e si manifesta nel suo figlio Gesù Cristo. Da questa
concezione di Dio discende il concetto di Persona della cultura occidentale, ha spiegato
il Papa: se Dio è amore, la creatura umana, fatta a sua immagine, lo rispecchia nel
suo essere relazione:
“In particolare, Gesù ci
ha rivelato che l’uomo è essenzialmente 'figlio', creatura che vive nella relazione
con Dio Padre. L’uomo non si realizza in un’autonomia assoluta, illudendosi di essere
Dio, ma, al contrario, riconoscendosi quale figlio, creatura aperta, protesa verso
Dio e verso i fratelli, nei cui volti ritrova l’immagine del Padre comune”. Questa
concezione di Dio e dell’uomo è la base di un modello di società che viene prima di
ogni regolamentazione giuridica, ma anche di specificazioni culturali:
“Il
modello dell’umanità come famiglia trasversale a tutte le civiltà, che noi cristiani
esprimiamo affermando che gli uomini sono tutti figli di Dio e quindi tutti fratelli.
Si tratta di una verità che sta fin dal principio dietro di noi e al tempo stesso
ci sta sempre davanti, come un progetto a cui sempre tendere in ogni costruzione sociale”. Ricchissimo
il Magistero della Chiesa in questo senso, ricorda Benedetto XVI che sottolinea: il
Dio uno e trino, il Dio che entra in relazione e la persona umana che da questa visione
scaturisce, devono essere i riferimenti che la Chiesa offre per la costruzione di
una società libera e solidale. Ecco perchè “in una società tesa fra globalizzazione
e individualismo, la Chiesa è chiamata a offrire la testimonianza della comunione”
. Una comunione che ha radici in Dio stesso, “l’eterno dialogo d’amore che in Gesù
Cristo si è comunicato a noi”. La comunità ecclesiale è dunque segno povero ma vero
di Dio amore, il cui nome è impresso nell’essere profondo di ogni persona e in ogni
esperienza di autentica socialità e solidarietà. Quindi l’esortazione a coltivare
una “fede pensata” capace di dialogare anche con i non cattolici, i non cristiani
e i non credenti. Ma la dimensione comunitaria è anche legata a quella missionaria.
Da qui il messaggio che il Papa lascia con questa visita:
“Chiesa
di Genova sii unita e missionaria per annunciare a tutti la gioia della fede e la
bellezza di essere famiglia di Dio”. “Genova le vuole bene”,
aveva detto prima dell’omelia del Papa, l’arcivescovo, il cardinale Angelo Bagnasco,
che ha anche voluto salutare il suo predecessore a Genova, l’attuale segretario di
Stato, cardinale Tarcisio Bertone, anche lui presente. Gli ha fatto eco, con gli applausi,
la folla riunita in Piazza della Vittoria. Ai due porporati anche il ringraziamento
del Papa che ha salutato il ministro Claudio Scajola, in rappresentanza del nuovo
Governo italiano. Una visita dunque ricca di spunti di riflessione: dalle sfide del
mondo contemporaneo - relativismo, laicismo e materialismo - alla concezione di Dio,
dell’uomo e della società proprie del cristianesimo e in grado di creare trasformazione.
Dall’abbraccio ai giovani all’incontro con i religiosi e con i bambini dell’ospedale
pediatrico Gaslini. Una visita soprattutto all’insegna della Vergine Maria, ricordata
e invocata più volte.(Da Genova Debora Donnini Radio Vaticana) Ma
per un bilancio di questa visita pastorale ascoltiamo, al microfono di Debora Donnini,
il cardinale Angelo Bagnasco:
R.
– La prima emozione - sentimento che è mio e di tutta la città - è di grande riconoscenza
al Santo Padre, di grande gioia verso di lui, che ha dato questa possibilità a Genova
di accoglierlo nel suo cuore e di fargli sentire tutto l’affetto, l’amore, la fedeltà
che la comunità cristiana di Genova ha verso il Papa e la Chiesa. E’ stata una grande
festa di popolo e, nonostante il cattivo tempo, che ci ha un po’ seguito a fasi alterne,
poi però in Piazza della Vittoria è venuto il sole, si è aperto il cielo, l’azzurro,
e quindi c’è stata una conclusione, anche da questo punto di vista, molto bella. Il
calore della città, sia di Savona che di Genova, ma della Liguria intera, è stato
veramente grande. Grande l’accoglienza, che si è espressa in una grande partecipazione.
In Piazza della Vittoria, ma non solo, tantissime le persone, soprattutto ragazzi,
giovani, famiglie con i bambini. E grande l’affetto, che non era soltanto l’affetto,
l’entusiasmo dei giovani di Piazza Matteotti, oppure di Savona, ma era l’affetto espresso
da persone di tutte le età e in tutte le situazioni. E questo ha creato un clima che
il Santo Padre ha molto sentito, apprezzato, e ha ricambiato come lui sa fare. Quindi,
questa è una grande gioia. Dall’altra, la responsabilità adesso di mettere in atto,
con maggiore coerenza, con maggiore entusiasmo e convinzione i diversi messaggi che
il Papa ci ha lasciato in modo molto bello.
D. –
Il Papa ha ricordato durante questa visita le sfide che pone la società moderna, relativismo,
laicismo e materialismo, e la risposta cristiana...
R.
– Sì, proprio riflettendo sul tema, sul mistero della Trinità, della Santissima Trinità,
il Papa ha esposto le conseguenze che scaturiscono da questo mistero trinitario, che
riguardano le conseguenze innanzitutto del volto vero di Dio, che nel suo cuore, nella
sua intimità è comunione, e anche il vero volto dell’uomo, perchè sull’esempio della
Trinità l’uomo è relazione. Quindi, non è una monade, non è un’isola tra isole, qualcosa
di assolutamente isolato dagli altri, ma al contrario è aperto; è un soggetto, una
individualità aperta, necessariamente sugli altri. E questa visione dell’uomo, che
scaturisce dal mistero trinitario – ci ha ricordato il Papa – è alla base anche di
una concezione della società. La società, cioè, o è un sistema, una rete di relazioni
di solidarietà, di affetto, di fraternità, perchè siamo figli dello stesso Dio e quindi
fratelli gli uni degli altri, oppure la società rischia di vivere o di costruirsi
ripiegata su se stessa e di mettere insieme non delle relazioni, dei soggetti in
relazione, ma mettere insieme, accostare più che altro, degli interessi individuali.
Il che evidentemente non costituirebbe, non costituisce, una buona società.