Iniziata a Dublino la Conferenza per la messa al bando delle munizioni a grappolo
Al via oggi a Dublino la Conferenza Diplomatica per la conclusione del negoziato sul
Trattato internazionale per la messa al bando delle munizioni a grappolo: partecipano
i rappresentanti di oltre 100 Stati membri delle Nazioni Unite. Numerosi i temi in
agenda: stabilire un quadro per la cooperazione e l’assistenza ai sopravvissuti, fissare
un programma di bonifica delle aree contaminate e provvedere alla distruzione delle
riserve degli ordigni. Ieri il Papa, durante l'Angelus a Genova, ha auspicato che
la Conferenza di Dublino possa giungere ad un accordo per l'interdizione di questi
micidiali ordigni. E’ iniziata oggi a Dublino la Conferenza Diplomatica per la conclusione
del negoziato sul Trattato internazionale per la messa al bando delle munizioni a
grappolo: partecipano i rappresentanti di oltre 100 Stati membri delle Nazioni Unite.
Numerosi i temi in agenda: stabilire un quadro per la cooperazione e l’assistenza
ai sopravvissuti, fissare un programma di bonifica delle aree contaminate e provvedere
alla distruzione delle riserve degli ordigni. Ieri il Papa, durante l'Angelus a Genova,
ha auspicato che la Conferenza di Dublino possa giungere ad un accordo per l'interdizione
di questi micidiali ordigni. Dalla capitale irlandese il servizio di Enzo Farinella:
Gli
Stati, che hanno sottoscritto la Dichiarazione di Oslo del febbraio 2007 si impegnano
a raggiungere entro il 2008 un accordo vincolante che proibisca l’uso delle munizioni
a grappolo e vogliono stabilire un quadro di collaborazione per aiutare i sopravvissuti,
liberare le zone minate e distruggere gli arsenali di tali armi. Un tale processo
viene condotto da un drappello di piccoli Stati, tra cui la Santa Sede, l’Irlanda,
l’Austria, la Nuova Zelanda, la Norvegia, il Messico e il Perù. Molto è stato fatto
in tal senso durante lo scorso anno con l’aiuto delle Nazioni Unite, del Comitato
internazionale della Croce Rossa, della Coalizione contro le bombe a grappolo e da
altre Organizzazioni non governative. Nell’ultimo incontro del Processo di Oslo, che
si è tenuto a Wellington nella Nuova Zelanda, 80 Stati hanno appoggiato l’importanza
di questa azione, dicendosi pronti ad ottenere un risultato positivo nel Convegno
di Dublino. In un altro importante traguardo oltre 100 Stati hanno sottoscritto la
Dichiarazione di Wellington, impegnandosi ad ottenere a Dublino un accordo sulla proibizione
delle munizioni a grappolo che causano ingenti sofferenze ai civili. “L’Irlanda chiederà
un bando totale sulle bombe a grappolo. In assenza di un tale bando il Governo irlandese
promuoverà un accordo su un congelamento immediato sul loro uso in attesa che strumenti
internazionali possano decidere in proposito”, ha dichiarato in apertura il Ministro
degli Esteri irlandese, Michael Martin. Da Dublino, per la Radio Vaticana, Enzo Farinella
Ma a che punto è giunto il processo per la messa al bando delle munizioni
a grappolo? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Fabrizio Battistelli,
vice-presidente di “Archivio Disarmo”:
R.
– Tutta la comunità internazionale spinge per una soluzione di questo problema, che
vede ancora molte industrie impegnate nella produzione di armi a grappolo e molti
eserciti utilizzarle. Si tratta di sistemi che è possibile sicuramente definire insidiosi
e questo per la capacità che hanno di scindersi quando vengono gettati – ad esempio
– da un aereo o da un altro mezzo; raggiungono punti disparati del terreno e possono
anche talvolta assumere forme insidiose come “simil giocattoli” o come oggetti che
attirano i bambini.
D. – Quali sono i Paesi maggiormente
coinvolti da questo fenomeno?
R. – Ci sono aeree
in diverse parti del mondo come il sud-est asiatico o come - più vicino a noi - il
Medio Oriente; e con particolare riferimento ai lasciti per esempio nel blitz nei
confronti del Libano che Israele ha condotto due estati fa. Sul campo sono rimaste,
infatti, tracce di queste armi a grappolo e quindi in alcune zone è tuttora rischioso
avvicinarsi.
D. – Sul fronte numerico, quante sono
le bombe a grappolo ancora attive?
R. – E’ difficilissimo
stimarle, perchè ovviamente si tratta di armi minute e con una diffusione incontrollata,
anche perché nessun esercito dichiara volentieri se e quante di queste armi ha disseminato.
Si tratta sicuramente di decine di migliaia di pezzi sparsi un po’ in tutto il mondo.
D. – L’iter negoziale, iniziato - lo ricordiamo
– ad Oslo nel febbraio 2007, è stato sostenuto da un gruppo di Stati, ma perlopiù
piccoli. Quali sono, invece, le posizioni dei grandi Paesi?
R.
– Sono sempre piuttosto fredde, perchè qualunque tipo di controllo degli armamenti
e di disarmo (anche parziale o settoriale, come in questo caso) vuol dire porre un
limite alla libertà di azione politica e strategica delle grandi potenze. I più dissidenti
di tutti sono, con la presidenza Bush, gli Stati Uniti, ma anche grandi Paesi come
la Cina sono tendenzialmente poco entusiasti di mettere limiti di questo tipo.
D.
– Cosa possiamo attenderci, invece, dalla Conferenza di Dublino? Si raggiungerà, secondo
lei, qualche obiettivo concreto?
R. – Può darsi che
ci sia da parte americana un clima di fine presidenza e quindi che il presidente Bush
voglia lasciare un ricordo un po’ meno problematico e un po’ meno discusso sulle scelte
di politica internazionale di quanto abbia invece fatto nei suoi due mandati e soprattutto
nel primo dei due.