Il cardinale Tauran: il dialogo tra religioni non è più una scelta ma una necessità
"Il dialogo è un servizio necessario all'umanità: non è più una scelta. Se ben fatto,
con amore e verità, esso è sinonimo di comprensione reciproca, rispetto, pace e armonia
fra le varie componenti di una società, siano esse etniche, religiose, culturali o
politiche". Questo uno dei passaggi principali del discorso pronunciato dal cardinale
Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso
durante la sessione inaugurale della VI edizione della Conferenza sul dialogo interreligioso,
dal titolo: "I valori religiosi: prospettive sulla pace e sul rispetto della vita".
L’incontro si è svolto a Doha, in Qatar, il 13 e 14 maggio scorsi. Il porporato ha
ricordato l’accento posto da Benedetto XVI sull’importanza del confronto tra le diverse
confessioni religiose fin dalla sua elezione al soglio pontificio, quando subito ribadì
l’intenzione della Chiesa di "continuare a costruire ponti di amicizia" attraverso
un "dialogo autentico e sincero". Questa è la strada da seguire ha ricordato il cardinale
Tauran, affermando: "Noi, seguaci delle tre maggiori religioni monoteistiche, condividiamo
valori religiosi con i seguaci di altre religioni e, nel fare questo, ci troviamo
più vicini grazie alla fede comune in Dio Creatore". E ancora: "La preghiera, il digiuno,
le elemosine, la compassione per i deboli, i malati e i poveri, il rispetto per i
genitori, la solidarietà nella famiglia e nella comunità religiosa sono alcuni valori
che condividiamo in quanto ebrei, cristiani e musulmani. Anche il carattere sacro
della vita umana, nonostante alcune differenze, è un valore comune”. Da qui, il richiamo
alle parole di Giovanni Paolo II - "Tutti coloro che credono nella Torah, nella Bibbia
e nel Corano mostrano lealtà verso l'umanità" – e l’invito a educare i giovani "alla
pace e al rispetto reciproco" perché anche se "le religioni non fanno la guerra, purtroppo,
come la storia ci insegna, a volte la fanno i loro seguaci". "In quanto responsabili
religiosi – ha concluso il porporato – promuoviamo una sana pedagogia di pace". (S.G.)