Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica
Domani, Solennità della Santissima Trinità, la Liturgia ci presenta il passo del Vangelo
in cui Gesù, rivolgendosi a Nicodèmo, afferma che “Dio non ha mandato il Figlio nel
mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui”. Quindi
aggiunge:
“Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato
condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio”.
Su
questo brano evangelico ascoltiamo il commento del teologo, don Massimo Serretti,
docente di Cristologia alla Pontificia Università Lateranense:
“Tutte
le cose parlano della generazione del Figlio” afferma San Bonaventura (Coll. in Ex.,
XI, 21). Nell’atto eterno di generazione del Figlio Unigenito infatti il Padre comunica
divinamente, senza riserva alcuna, senza trattenere nulla per sé, tutto se stesso.
Per
questo, generando il Figlio, il Padre, come ci richiama san Giovanni della Croce,
esprime e dona tutto: “Dal momento in cui ci ha donato il Figlio suo - scrive il dottore
mistico - che è la Sua unica e definitiva Parola, ci ha dato tutto in una sola volta
in questa sola Parola” (Salita al monte Carmelo, II, 22).
Il
Mistero è grande, ma in che cosa consiste la festa?
Ce
lo dice San Leone Magno: “Noi siamo resi partecipi della generazione di Cristo”, della
Sua eterna generazione (Sermones, PL 54,193). Proprio così.
E
Isacco della Stella spiega: “Divenuto perciò Figlio dell’uomo, ha fatto diventare
figli di Dio molti ... ed essi, pur essendo molti per generazione carnale, sono con
Lui uno solo per generazione divina” (Sermones, 51).