Benedetto XVI ai vescovi: i Movimenti e le nuove comunità sono un grande dono per
la Chiesa. La novità dei loro carismi sia accolta con molto amore e senza pregiudizi
I vescovi di tutti il mondo hanno il dovere di accogliere “con molto amore” e senza
“giudizi superficiali e riduttivi” la multiforme vitalità dei Movimenti ecclesiali
e delle nuove comunità. I quali - da parte loro - devono sottoporsi di buon grado
al discernimento dell’autorità ecclesiastica, perché sia verificata “l’autenticità”
dei loro carismi e la saldezza della loro comunione con la Chiesa. E’ il concetto
di sintesi che Benedetto XVI ha espresso questa mattina parlando al gruppo di vescovi
di tutti i continenti, che in questi giorni hanno partecipato a un Seminario di studio
promosso dal Pontificio Consiglio per i Laici. Il servizio di Alessandro De Carolis: Strade
di formazione cristiana “efficaci”, testimonianza di fedeltà e obbedienza alla Chiesa,
risveglio di un “vigoroso” slancio missionario e “sensibilità” ai bisogni dei poveri,
ricchezza di vocazioni. Sono numerosi i doni con i quali i Movimenti ecclesiali e
le nuove comunità hanno arricchito la Chiesa, in particolare dal Concilio Vaticano
II in poi. Benedetto XVI lo ha messo in grande risalto, riandando con il cuore e il
pensiero a quel “siate scuole di comunione”, siate “compagnie in cammino in cui si
impara a vivere nella verità e nell’amore a Cristo” con i quali benedisse la folla
strabocchevole di Piazza San Pietro il 3 giugno 2006, popolata dagli appartenenti
ad oltre 100 aggregazioni laicali. Ribadita anche oggi a più riprese l’importanza
del loro ruolo, il Pontefice è tornato a parlare del come i vescovi, e i sacerdoti
con loro, debbano rapportarsi con queste realtà ormai diffuse a tutte le latitudini
della Chiesa. La parola d’ordine - che nei giorni scorsi ha guidato la riflessione
al Seminario organizzato dal dicastero vaticano dei Laici - sta proprio in una frase
di Benedetto XVI, del novembre 2006: “Vi chiedo di andare incontro ai movimenti con
molto amore”:
“Andare incontro con molto amore
ai movimenti e alle nuove comunità ci spinge a conoscere adeguatamente la loro realtà,
senza impressioni superficiali o giudizi riduttivi. Ci aiuta anche a comprendere che
i movimenti ecclesiali e le nuove comunità non sono un problema o un rischio in più,
che si assomma alle nostre già gravose incombenze. No! Sono un dono del Signore, una
risorsa preziosa per arricchire con i loro carismi tutta la comunità cristiana. Perciò
non deve mancare una fiduciosa accoglienza che dia loro spazi e valorizzi i loro contributi
nella vita delle Chiese locali”.
Dunque, ha
subito rimarcato Benedetto XVI, “difficoltà e incomprensioni su questioni particolari
non autorizzano alla chiusura”. Gli ultimi decenni, ha riconosciuto, hanno già contribuito
a far superare “non pochi pregiudizi, resistenze, tensioni”. Ciò che resta da assolvere,
ha affermato, è “l’importante compito di promuovere una più matura comunione di tutte
le componenti ecclesiali, perché tutti i carismi, nel rispetto della loro specificità,
possano pienamente e liberamente contribuire all’edificazione dell’unico Corpo di
Cristo”. E in che modo far questo? Il Papa è stato chiaro:con il tocco della “prudenza”
e della “pazienza”, intervenendo con “molto amore” laddove si debba procedere a una
“correzione”. In una parola, seguendo lo stile del “dialogo” e della “collaborazione”
avviati in passato con queste nuove realtà ecclesiali da Paolo VI e più ancora da
Giovanni Paolo II:
“Già numerosi movimenti ecclesiali
e nuove comunità sono stati riconosciuti dalla Santa Sede, e pertanto vanno senza
dubbio considerati un dono di Dio per tutta la Chiesa. Altri, ancora in fase nascente,
richiedono l’esercizio di un accompagnamento ancor più delicato e vigilante da parte
dei Pastori delle Chiese particolari. Chi è chiamato a un servizio di discernimento
e di guida non pretenda di spadroneggiare sui carismi, ma piuttosto si guardi dal
pericolo di soffocarli, resistendo alla tentazione di uniformare ciò che lo Spirito
Santo ha voluto multiforme per concorrere all’edificazione e alla dilatazione dell’unico
Corpo di Cristo, che lo stesso Spirito rende saldo nell’unità”.