Sale il bilancio delle vittime delle catastrofi in Cina e Birmania, emergenze affrontate
in modo opposto
Sono 22mila i morti accertati per il terremoto in Cina, 14 mila sarebbero ancora sotto
la macerie, 159 mila i feriti, di cui almeno 12 mila molto gravi. Quasi cinquemilioni
gli sfollati. Le previsioni del governo sono che alla fine il numero dei morti potrebbe
superare i 50mila. Ma si continua a scavare ancora nella speranza di trovare superstiti,
come è accaduto nella città di Beichuan dove 33 persone sono state estratte vive dalle
macerie.
In Birmania altro paese devastato da una catastrofe naturale, il
ciclone Nargis, ha fatto oltre 133 mila tra morti e dispersi. Il bilancio è stato
aggiornato oggi dalla giunta militare. Confermati i casi di colera, ma per l’Organizzazione
Mondiale della Sanità non si tratta di epidemia. Il numero dei malati, infatti, è
in linea con i casi registrati l’anno scorso nello stesso periodo.
Birmania
e Cina stanno fronteggiando grandi tragedie nazionali, per Pechino è la peggiore degli
ultimi 50 anni. Ma se le autorità cinesi hanno permesso la presenza di operatori umanitari
internazionali, così non è avvenuto nell’ex Birmania, nonostante gli appelli alla
giunta da parte di molte organizzazioni. Quale la differenza sostanziale nella gestione
di queste due emergenze? Salvatore Sabatino ne ha parlato con Fernando Mezzetti, esperto
di politica del continente asiatico