L'ambasciatore d'Israele presso la Santa Sede si impegna ad aiutare i cristiani di
Terra Santa
Il nuovo ambasciatore d'Israele presso la Santa Sede ha affermato che il suo Paese
farà tutto il possibile per aiutare le comunità cristiane di Terra Santa perché non
siano costrette a emigrare. “Faremo del nostro meglio per rafforzare le comunità cristiane
in Israele perché la loro presenza essenziale in Terra Santa è profondamente radicata
e storicamente compresa”, ha detto ieri Mordechay Lewy a un gruppo di giornalisti
all'ambasciata israeliana. Il diplomatico - riferisce l'Agenzia Zenit - ha espresso
lo stesso impegno che aveva dimostrato lunedì scorso incontrando Benedetto XVI, richiamando
il sentimento papale per il quale dovrebbe essere fatto di tutto per evitare che la
Terra Santa “diventi un sito archeologico privato della vita ecclesiale”. “Israele
ribadisce il suo impegno a mantenere lo status quo nei luoghi santi cristiani e a
rispettare i diritti che le comunità cristiane godono in base a questo”, ha aggiunto.
Secondo l'ambasciatore, la maggioranza dei cristiani che abbandona la Terra Santa
è motivata da ragioni più economiche e sociali che politiche. Lewy ha definito “molto
positivo” il discorso che gli ha rivolto Benedetto XVI e ha affermato di desiderare
che il Governo risponda alle richieste del Papa, ad esempio che possa essere raggiunto
un accordo sull'applicazione dell'Accordo Fondamentale del 1993. Negoziati sull'accordo
sono in corso fin da quando è stato firmato, soprattutto relativamente alle questioni
sulla tassazione dei beni materiali e delle proprietà ecclesiastiche. Lewy ha sottolineato
che questi accordi coinvolgono il diritto israeliano, e per questo richiedono tempo.
L'ambasciatore ha anche affermato di voler rispondere alla richiesta di Benedetto
XVI facilitando le procedure per l'ottenimento del visto per sacerdoti e religiosi
di Paesi che non hanno relazioni con Israele o i cui Stati sono in guerra. (R.P.)