I vescovi dell'Africa australe chiedono l’intervento internazionale per fermare le
violenze in Zimbabwe
La Conferenza episcopale dell’Africa Australe (SACBC) lancia un appello alla comunità
internazionale affinché intervenga per "porre fine alle sistematiche intimidazioni,
violenze e torture nello Zimbabwe". L’appello, riportato dall'agenzia Fides, è contenuto
in un comunicato diffuso martedì e firmato da mons. Buti Tlhagale, arcivescovo di
Johannesburg e Presidente della SACBC. Dopo l’annuncio, ai primi di maggio, dei risultati
ufficiali delle elezioni presidenziali (a più di un mese dal voto), i cittadini dello
Zimbabwe devono tornare alle urne per il ballottaggio in una data ancora da definire.
Secondo i vescovi del Sudafrica, del Botswana e dello Swaziland, però, l'attuale “regno
del terrore” in cui vive il Paese, che ha visto “numerosi morti, pestaggi e la fuga
di molte persone”, “non è favorevole allo svolgimento di elezioni libere e trasparenti".
"Il cardinale Wilfrid Napier, arcivescovo di Durban, ha visitato di recente lo Zimbabwe
e ha raccolto testimonianze di prima mano sulle violenze sistematiche, sulle intimidazioni
e sulle torture. Le vittime delle violenze hanno puntato il dito contro gli agenti
delle Forze Armate, della polizia, della Central Intelligence Organization (CIO),
i veterani, le milizie giovanili e criminali comuni", denuncia la nota, ricordando
che la “dignità umana è intrinseca a ogni essere umano, qualunque sia la sua affiliazione
politica e deve essere rispettata”. Mons. Tlhagale, fa quindi “appello a tutti i partiti
affinché tengano a freno i loro sostenitori e fermino questo orrore" e chiede l'invio
immediato di osservatori internazionali per garantire il corretto svolgimento del
ballottaggio. La nota conclude con un invito a tutti i cittadini dello Zimbabwe “a
ricordare la speranza con cui hanno partecipato alle elezioni di marzo” e “a fare
tutto quanto in loro potere per riportare lo Zimbabwe al suo giusto posto nella famiglia
delle Nazioni”. La Chiesa sudafricana ha anche condannato duramente i gravi atti di
violenza commessi contro gli immigrati di origine zimbabwana e mozambicana nella township
di Alexandra, un sobborgo povero vicino al quartiere degli affari di Johannesburg.
Dall'inizio della settimana in una serie successiva di assalti commessi da bande armate
di machete e pistole, sono morte due persone e altre sono rimaste ferite. “I recenti
attacchi a coloro che non sono nati in Sudafrica destano profonda vergogna e preoccupazione”
ha affermato mons. Tlhagale. (L. Z.)