2008-05-15 12:31:49

I vescovi riflettono sull'accoglienza dei movimenti: seminario a Rocca di Papa. L'intervento del cardinale Rylko


E' iniziato oggi a Rocca di Papa, nei pressi di Roma, un Seminario di studio per vescovi sulla sollecitudine pastorale nei confronti di movimenti ecclesiali e nuove comunità. L'evento prende lo spunto da una esortazione di Benedetto XVI ad "andare incontro ai movimenti con molto amore’. Il Seminario, organizzato dal Pontificio Consiglio per i Laici, si è aperto con una Liturgia eucaristica presieduta dal cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone. Sull’avvenimento e sull'invito del Papa, Giovanni Peduto ha interpellato il presidente del dicastero per i laici, il cardinale Stanislao Rylko:RealAudioMP3
 
R. - Il Papa ha voluto ribadire così che la risposta dei pastori della Chiesa ai nuovi carismi deve essere un atteggiamento di apertura e di accoglienza animato dall’amore che rende docili al disegno salvifico di Dio, che si esprime anche in questi doni. Un grande esempio di tale amore ci viene dal servo di Dio Giovanni Paolo II e proprio dal Santo Padre Benedetto XVI, i due pontefici che hanno dato grande fiducia ai movimenti ecclesiali e alle nuove comunità, individuando in essi un dono provvidenziale per i nostri tempi e un grande segno di speranza per la Chiesa e per l’umanità.

 
D. - Uno degli obiettivi del Seminario è quello di approfondire la teologia e la pastorale specifica dei movimenti ecclesiali: quali sono in generale le questioni che i vescovi devono affrontare in questo campo?

 
R. - Durante il Seminario, ispirati dal magistero di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI, cercheremo soprattutto di capire insieme tutta la portata ecclesiale e teologica di questo fenomeno che non cessa di stupire molti per i frutti che genera nella vita di moltitudini di laici – uomini e donne – nella Chiesa dei nostri tempi: frutti di straordinario slancio missionario e di santità di vita. Cercheremo anche di riflettere su quale dovrebbe essere la risposta pastorale a questo dono: come accoglierlo nel tessuto vivo delle Chiese locali, nelle parrocchie, per non sprecare questa straordinaria risorsa spirituale che lo Spirito Santo ci offre. L’importante è scoprire in queste nuove realtà un dono, non vedervi solo un problema pastorale tra altri.

 
D. - Dal sorgere dei movimenti e della comunità ecclesiali, per definirli è stato spesso usato il termine “fenomeno”, che implica un fattore di novità, di qualcosa di non ancora ben compreso. Ora, dopo tanti anni, è ancora corretto considerarli in quel senso?

 
R. - La carica di novità di cui sono portatori i movimenti ecclesiali e le nuove comunità è una caratteristica permanente. Sempre quando interviene lo Spirito ci lascia stupefatti, ci sorprende. Nel contesto della pastorale ordinaria in seno alle parrocchie, i movimenti costituiscono sempre una provocazione, che è però salutare, della quale la Chiesa ha bisogno. Al “cristianesimo stanco” e scoraggiato di tanti battezzati, essi lanciano la sfida di una fede vissuta nella gioia e nell’entusiasmo, a una pastorale di pura conservazione, la sfida di una grande passione missionaria verso i lontani e verso i nuovi areopaghi della cultura moderna. Nasce di qui la grande importanza di queste nuove comunità all’interno delle nostre parrocchie come veri e propri laboratori della fede e scuole di impegno missionario.

 
D. - È un fatto che centinaia di migliaia di persone abbiano riscoperto la bellezza della vita cristiana vissuta quotidianamente grazie ai carismi di movimenti e comunità ecclesiali. Come appare oggi alla Chiesa istituzionale per così dire, la “Chiesa dei carismi”, del soffio dello Spirito?

 
R. - Innanzi tutto non bisogna mai contrapporre, nella Chiesa, la dimensione istituzionale e quella carismatica. Per descrivere il rapporto tra istituzione e carisma nella Chiesa, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI usano il termine “co-essenzialità” che vuol dire che qui si tratta di un rapporto organico, complementare. Oggi, ci chiediamo spesso che volto avrà la Chiesa del terzo millennio. Una cosa è certa: molto dipenderà dalla nostra capacità di ascoltare ciò che lo Spirito ci dice anche mediante questi nuovi carismi, e di obbedirvi. Dipenderà cioè dalla nostra capacità di lasciarci stupire dallo Spirito Santo e di lasciarci educare dallo Spirito Santo. Dipenderà, infine, dalla saggezza dei Pastori di saper accogliere questi doni e di accompagnarli “con molto amore”.







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