Il cordoglio del Papa per la morte del cardinale Bernardin Gantin, "figlio eminente
del Benin e dell’Africa"
Il cordoglio del Papa e della Chiesa tutta per la scomparsa ieri, all’età di 86 anni,
del cardinale Bernardin Gantin. Il suo appassionato servizio alla Chiesa gli era valso
i titoli di prefetto emerito della Congregazione per i vescovi, presidente emerito
del Pontificia Commissione per l’America Latina e decano emerito del Collegio cardinalizio.
Il porporato si è spento ieri a Parigi, nell’ospedale George Pompidou, dove era stato
ricoverato per l’aggravarsi della sua malattia. Il servizio di Roberta Gisotti:
“Figlio
eminente del Benin e dell’Africa, stimato da tutti, animato da un profondo spirito
apostolico e da un senso elevato della Chiesa e della sua missione nel mondo.” Così
Benedetto XVI nel suo telegramma di cordoglio per la morte del cardinale Bernardin
Gantin. Un cognome il suo che significa albero ‘gan’ di ferro ‘tin’ della terra d’Africa.
Nato nel maggio del 1922, a Toffo, nei pressi di Cotonou, nel Benin, figlio di un
funzionario delle ferrovie, era entrato nel Seminario del suo Paese a 14 anni, ordinato
sacerdote a 29, si era speso intensamente nell’attività pastorale nei villaggi della
sua diocesi. Nel ‘53 aveva lasciato l’Africa, per Roma, dove si era licenziato in
Teologia e Diritto canonico alle Pontificie Università Urbaniana e Lateranense. Consacrato
vescovo nel ’57, era rientrato nel ’60 nel Benin, promosso arcivescovo di Cotonou,
dove il suo grande amore per l’apostolato aveva portato frutti copiosi, specie in
ambito vocazionale. Tornato a Roma nel ’71 aveva prestato la sua opera nella Congregazione
per l’Evangelizzazione dei Popoli, poi nella Pontificia Commissione Iustitia et Pax
e nel Pontificio Consiglio Cor Unum, divenendone presidente; nel ‘77 era stato creato
cardinale da Paolo VI, quindi nell’84 la nomina di Giovanni Paolo II – la prima di
un porporato africano alla guida di un dicastero vaticano - a prefetto della Congregazione
per i Vescovi e a presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina, dove
è rimasto in carica per 14 anni; dal ’93 decano per 10 anni del Collegio cardinalizio;
infine nel 2002 il ritorno atteso nella terra natia, dopo oltre 30 anni di servizio
appassionato alla Santa Sede, che ha servito - sottolinea Benedetto XVI – con “generosa
fedeltà”. Ma riascoltiamo la voce del cardinale Bernardin Gantin: traccia un bilancio
del suo ministero, nel 40.mo di episcopato, al microfono di padre Joseph Ballong,
responsabile del Programma Francese-Africa della nostra emittente, in un’intervista
del ‘97:
R. – Credo che l’elemento determinante sia
stato quando Paolo VI mi ha chiamato a Roma, per servire al suo fianco insieme a tanti
colleghi di altri continenti e di altre culture: questo è stato un momento che ha
profondamente segnato la mia vita. Ho detto “sì” perché da più di cento anni i missionari,
uomini e donne, vengono da noi a portare il Vangelo, rispondendo “sì” ad una richiesta
del Papa, e la prima volta che un africano veniva chiamato a Roma non poteva certo
dire di no. Questo ha determinato la mia vocazione missionaria universale a Roma.
Un’altra ragione è che il Papa per me è Cristo, il Cristo vivente tra di noi. La sua
parola è per me un messaggio che devo accettare, che devo accogliere come una grazia
ed è anche per questo che ho detto “sì” al Papa, perché sapevo che la chiamata di
Paolo VI ad andare a Roma era la chiamata di Cristo.