2008-05-14 11:33:30

Al via domani a Roma l'Assemblea generale annuale delle Pontificie Opere Missionarie


Inizia domani a Roma l’Assemblea generale annuale delle Pontificie Opere Missionarie. L’incontro riunisce 115 direttori nazionali provenienti da tutto il mondo, che inizieranno la loro consultazione con l’analisi – per gruppi continentali – dell’attività missionaria nei diversi contesti nazionali. Obiettivo principale dell’Assemblea è quello di comprendere sempre meglio come annunziare il Vangelo di Dio in un mondo in continua trasformazione. La Chiesa, dunque, ha bisogno di approfondire sempre di più la sua dimensione missionaria, come ci spiega padre Vito Del Prete, del PIME, segretario generale della Pontificia Unione Missionaria, al microfono di Giovanni Peduto:RealAudioMP3
 
R. – Certamente la Chiesa ne ha bisogno, perché oggi è più urgente e più necessaria che mai l'evangelizzazione proprio alle radici delle trasformazioni culturali. Cioè, noi dobbiamo far sì - e cercheremo di vederlo in questa assemblea - che la missione, o la “missio ad gentes”, non sia solamente celebrata come spesso capita, ma sia realmente realizzata perché questo è un momento in cui la Chiesa deve proclamare il Vangelo perché possa orientare le trasformazioni e creare una umanità nuova.

 
D. – La vita parrocchiale è talora rivolta verso di sé: come far uscire i cristiani dal proprio orticello perché siano veri testimoni di Cristo nella società?

 
R. – Io credo che un po’ tutte le Conferenze episcopali nel mondo stanno dicendo che l’evangelizzazione è la categoria, il paradigma fondamentale su cui deve convergere tutta l’attività della Chiesa. Però, questo resta ancora un principio non ancora realizzato e in via di realizzazione. Allora, io credo che proprio perché la comunità cristiana riacquisti vitalità e fede, è necessario che ponga la “missio ad gentes” come primo suo obiettivo e sua priorità. Come farlo? C’è bisogno – questa è una mia idea personale – di istituire il ministero dell’evangelizzazione nelle parrocchie.

 
D. – Come realizzare la promozione sociale senza dimenticare la necessità dell’evangelizzazione?

 
R. – Credo che sia passato il tempo in cui l’evangelizzazione era ‘sic et simpliciter’ equiparata alla promozione sociale. Questo ha prodotto meno evangelizzazione e, direi, anche meno promozione sociale. Oggi si è convinti che se non si dà la motivazione religiosa cristiana, fortissima, che si acquista attraverso la contemplazione, alla attività di promozione sociale, questa resta anche carente, difettosa, ha un deficit e non raggiunge i propri termini. Quindi è necessario che tutte le forze missionarie ritornino realmente alle motivazioni fondamentali religiose.

 
D. – Dialogo e annuncio rischiano talora di essere due dimensioni separate …

 
R. – Dialogo e annuncio: questo è un problema un po’ scottante. In ogni caso, non dovrebbero restare separati come due dimensioni, perché in realtà il dialogo stesso, senza essere strumentalizzato alla conversione, il dialogo stesso dovrebbe costituire una specie di annuncio che si fa per gradualità. E mi spiego: il dialogo, in fondo, è fatto da credenti; non è fatto da specialisti, ma da credenti, da coloro i quali assimilano e vivono e penetrano profondamente la propria fede. Danno una testimonianza assoluta della propria fede senza rinunciare a niente di essa. Questa è una testimonianza; questo, in fondo, è un annuncio. Per cui, in questo contesto, il dialogo diviene – senza essere strumentalizzato – anche una testimonianza, un annuncio dello stesso Vangelo. E se il dialogo diventa veramente qualcosa di completamente separato dall’attività di evangelizzazione, allora secondo me non ha futuro, perché in realtà o giunge ad una specie di irenismo-sincretismo che non ha motivo di essere, perché mortifica tutte le religioni, oppure diviene qualcosa di accademico.

 
D. – Ci sono delle esperienze significative delle Pontificie Opere Missionarie che ci vuole segnalare?

 
R. – Le Pontificie Opere Missionarie in se stesse non hanno esperienza diretta dell’evangelizzazione se non come aiuto. Però voglio dire che, a livello di animazione, proprio di animazione missionaria, di rendere concreta – possiamo dire – la coscienza della Chiesa di dovere fare la “missio ad gentes”, ecco ci sono delle belle iniziative. Io ho visto che in alcuni Paesi africani, come la Nigeria, il Mozambico, si sta facendo veramente una forte animazione e formazione perché i preti di quelle Chiese giovani possano andare nelle missioni. E così anche in alcuni Paesi dell’America Latina. E poi, le Pontificie Opere non rifiutano di aiutare anche alcune esperienze pilota e di annuncio e anche di dialogo, cioè non si rifiutano anche di aiutare con consigli, con preparazione e con finanze anche alcune esperienze di evangelizzazione forte. In Asia, per esempio, a livello di dialogo interreligioso con l’Islam oppure a livello di dialogo con i buddisti, come può capitare in Giappone.







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