I buddisti celebrano la festa di "Vesakh". Il Messaggio augurale del Pontificio Consiglio
per il dialogo interreligioso: intervista con mons. Celata
Oggi i buddisti celebrano la festa di Vesakh, che ricorda l’illuminazione del Buddha.
Per questa occasione il Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso ha inviato,
come è ormai tradizione dal 1996, un messaggio augurale invitando cristiani e buddisti
a collaborare sempre di più per la tutela dell’ambiente. Ascoltiamo in proposito il
segretario del dicastero, l’arcivescovo Pier Luigi Celata, al microfono di
Giovanni Peduto: R.
– Lo spunto dal quale parte il messaggio è dato dal messaggio del Santo Padre per
la Giornata mondiale della pace in quest’anno 2008. Il Santo Padre ha richiamato la
responsabilità di tutta la famiglia umana nella gestione della terra che deve considerare
come propria abitazione, come propria casa. Un ambiente, questo che noi siamo chiamati
ad abitare, che ci è dato da Dio perché lo abitiamo con creatività e responsabilità:
credo che siano le due parole fondamentali da cui parte il significato del nostro
messaggio di quest’anno ai buddisti. Il Santo Padre diceva: dobbiamo aver cura dell’ambiente;
esso è stato affidato all’uomo avendo sempre come criterio il bene di tutti. Quindi
sono tre elementi da sottolineare: creatività, responsabilità, uso per il bene di
tutti. Muovendoci su questa linea programmatica dataci dal Santo Padre, abbiamo raccolto
anche l’invito delle Nazioni Unite che hanno dichiarato l’anno 2008 come Anno Internazionale
del pianeta Terra. E allora, i nostri amici buddisti che del resto conosciamo come
molto sensibili all’ambiente, molto rispettosi di ciò che li circonda a livello naturale,
noi abbiamo ricordato la nostra comune responsabilità da unire e proporre a quella
dei responsabili della cosa pubblica in quanto leader religiosi. Il primo valore che
come tali noi dobbiamo richiamare è quello della creazione: Dio che crea la creazione
e noi creature. Ecco: all’interno, in conseguenza di questo rapporto, nasce la nostra
visione di responsabilità al riguardo dell’ambiente.
D.
– E a livello pratico, cosa può dirci?
R. – Noi ci
domandiamo, e domandiamo ai buddisti, che cosa possiamo fare di più, in pratica. Indichiamo
anche alcuni aspetti di questo nostro senso di responsabilità nella gestione dell’ambiente.
Per esempio, il riciclaggio di alcuni materiali, il risparmio energetico, la prevenzione
della distruzione indiscriminata di piante e di animali, la protezione delle vie d’acqua
– altro argomento molto sensibile nella discussione attuale – in modo da essere insieme
proprio come leader religiosi, portatori di una speranza per un mondo pulito, sicuro
e armonioso.
D. – Quindi ci sono molti punti d’intesa
nel dialogo fra cattolici e buddisti?
R. – Ma certo:
c’è un clima di simpatia, di rispetto, di amicizia e di collaborazione, anche, che
ormai data da molti anni. Loro apprezzano come noi apprezziamo il comune impegno per
la pace, per un mondo più giusto e pacifico; notiamo che dai contatti con noi cristiani
cattolici, i buddisti stanno traendo anche spunti per un’azione più concreta di solidarietà
e di aiuto alle persone che sono in sofferenza, per esempio ai bambini; e così, per
altri impegni analoghi sempre a livello di solidarietà umana.