La Solennità di Pentecoste nelle parole del teologo mons. Bruno Forte
Della Solennità di Pentecoste, celebrata oggi dalla Chiesa, ci parla, nell’intervista
di Isabella Piro, mons. Bruno Forte, teologo e arcivescovo dell’arcidiocesi
di Chieti-Vasto:
R. –
“Gesù apparve loro – dice il capitolo I degli Atti, versetto 3 – vivente”. Ma questa
presenza “vivente” di Gesù è garantita in realtà dallo Spirito Santo. Il Signore lo
ha promesso e, dunque, la domanda cui il dono dello Spirito risponde è chi renderà
presente tra noi il Signore Gesù. La risposta è appunto: lo Spirito Santo. Come nella
Trinità egli è il vincolo che unisce l’eterno amante, il Padre, e l’eterno amato,
il Figlio. Così nella storia Egli è il vincolo che unisce la comunità dei discepoli,
la Chiesa, al Signore Gesù vivente, e rende Gesù presente in mezzo a loro, nel loro
cuore.
D. – La Chiesa è Santa “non per i suoi meriti,
ma perché è animata dallo Spirito Santo”, ha detto il Papa a proposito della Pentecoste.
Quale riflessione scaturisce da questa affermazione? R. - C’è
una duplice forma della santità nella Chiesa: la santità della Chiesa e la santità
nella Chiesa. Una santità oggettiva è la santità della Chiesa, che è appunto quella
garantita dallo Spirito Santo, quella per la quale la Chiesa, nonostante i limiti
di chi ne fa parte, trasmette attraverso la Parola di Dio i sacramenti, la santità
di Dio, il dono della sua vita. C’è poi quella che chiamiamo santità nella Chiesa,
santità soggettiva di ciascuno, che è appunto la fruttificazione del dono dello Spirito,
quando colto nella libertà si sviluppa nella vita dei credenti. La Pentecoste celebra
in un certo senso i due aspetti. Da una parte, essa è la testimonianza della santità
oggettiva della Chiesa, cioè del fatto che lo Spirito le è dato come garanzia della
presenza del Cristo come sorgente e forza di questa presenza. Dall’altra, il fatto
che nel cuore dei discepoli c’è un continuo lavorio dello Spirito che li attrae, li
conduce al Cristo e che deve essere accolto unicamente nella libertà.
D.
- La prima Pentecoste avvenne mentre la Madonna era presente in mezzo ai discepoli,
nel Cenacolo di Gerusalemme, e pregava con loro. Il ruolo di Maria è dunque fondamentale…
R.
– Maria è la creatura dello Spirito, la Vergine dell’ascolto che si è lasciata totalmente
inondare dalla presenza dello Spirito, che vive nell’ombra dello Spirito. E’ la Madre
del Verbo, la donna della Nuova Alleanza, Colei in cui la terra ed il cielo vengono
ad incontrarsi nel suo Figlio Gesù.
D. – Nella quotidianità,
il cuore dei fedeli come può rinnovarsi con l’aiuto dello Spirito Santo?
R.
– La sensibilità a questo è andata crescendo negli ultimi decenni, anche con il Concilio
Vaticano II. Il cosiddetto Rinnovamento nello Spirito è un segnale importante. La
riscoperta dei carismi da parte del Vaticano II ci porta a far sperimentare sempre
di più nella nostra vita noi stessi, gli altri e il dono dello Spirito. C’è, dunque,
come un bisogno di uscire dalle secche di una certa rigidità di una vita spirituale,
semplicemente osservante di norme o di regole, per aprirsi al soffio creativo dello
Spirito, che è quello che suscita non soltanto in singole persone straordinarie, ma
in ognuno di noi, i carismi secondo il dono di Dio. Vorrei riassumere questo impegno
molto pratico, personalmente vivo, in tre ‘no’ e tre ‘sì’. Una Chiesa nel soffio della
Pentecoste, una Chiesa del ‘no’ al disimpegno e del ‘sì’ alla corresponsabilità: nessuno
deve stare alla finestra. Una Chiesa del ‘no’ alla divisione e del ‘sì’ al dialogo
e alla comunione: nessuno può andarsene come un avventuriero per proprio conto. E,
finalmente, una Chiesa nel soffio dello Spirito e una Chiesa del ‘no’ alla nostalgia
del passato, del ‘sì’ alla perenne novità e riforma che lo Spirito suscita attraverso
cammini di santità, di rinnovamento e di conversione.
D. – La Solennità
di Pentecoste quest’anno cade a quasi un mese dal viaggio apostolico del Papa negli
Stati Uniti e mentre già con la mente siamo alla GMG di Sydney, in Australia, che
si terrà a luglio, e il cui motto è: “Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà
su di voi e mi sarete testimoni”. Quale legame c’è tra questi due momenti del Pontificato
di Benedetto XVI?
R. – Io vedo tre scenari che collegano
questi eventi nella forza dello Spirito. Nel viaggio in America, specialmente nel
discorso del Papa all’ONU, si sente soffiare lo Spirito che chiama la comunità dei
popoli, delle nazioni, dunque il villaggio globale, a prendere coscienza delle sueresponsabilità e della necessità, dell’urgenza, che in ogni forma vengano rispettati
i diritti delle persone, la dignità della persona umana, che si dica ‘no’ ad ogni
forma di sopraffazione e di violenza, guerra compresa, per cercare vie di dialogo,
di giustizia e di pace per tutti. Un secondo scenario è quello della Chiesa. Certamente,
la Giornata mondiale di Sydney sarà una fotografia bella della comunione ecclesiale,
con questa rappresentanza di popoli e nazioni, di culture di tutto il mondo, in un
continente che per la prima volta si apre ad un evento così straordinario. Lì ci sarà,
dunque, una Pentecoste visibile e certamente questo invita tutti a riscoprire il dono
della comunione di cui lo Spirito è l’anima. Infine, ed è il terzo elemento, la Giornata
mondiale fa confrontare tutti noi con la sfida dei giovani, con quelli che sono il
futuro del mondo. Lo Spirito certamente opera in loro e per loro. In fondo, tutto
il messaggio della Giornata mondiale di Sydney, centrato sulla figura dello Spirito
Santo, è un invito ai giovani a lasciarsi condurre docilmente nello Spirito sulle
vie di Dio perché ognuno scopra, possa discernere e realizzare la propria vocazione,
cioè il meraviglioso disegno d’amore che Dio ha per ciascuno di questi ragazzi.