2008-05-10 12:39:40

Crisi della famiglia e consumismo al centro del discorso del Papa ai vescovi ungheresi


La grave crisi che anche in Ungheria attraversa la famiglia e il consumismo: sono i temi centrali del discorso di Benedetto XVI ai vescovi ungheresi ricevuti stamane in visita ad Limina. Ma nelle parole del Papa c’è anche l'invito a conservare la memoria degli "eroici testimoni della fede" vissuti durante il periodo comunista, e l'apprezzamento per importanti scelte fatte dalla Conferenza episcopale ungherese e in particolare per la proclamazione del 2008 “Anno della Bibbia”. Con l’auspicio che l’impegno sociale della Chiesa possa ricevere un sostegno da parte delle pubbliche istituzioni. Il servizio di Fausta Speranza.RealAudioMP3


Un senso di insicurezza pervade la società ungherese, in particolare c’è una “certa difficoltà a fidarsi degli altri, tipica di chi ha vissuto a lungo in un clima di sospetto”. Lo afferma il Papa sottolineando che "purtroppo il lungo periodo del regime comunista ha segnato pesantemente la popolazione ungherese, così che ancora oggi si notano le conseguenze". Aggiunge poi che la “difficile congiuntura economica” accentua tutto ciò, così come quello che definisce uno “sconsiderato consumismo”. E qui il Papa parla di “debolezza di pensiero e di volontà” spiegando che è “assai comune ai nostri tempi”. Comune così come il processo di secolarizzazione di cui fa innanzitutto le spese la famiglia, ricorda Benedetto XVI sottolineando che “la famiglia anche in Ungheria attraversa una grave crisi”. Meno matrimoni e – dice il Papa – “un impressionante numero di divorzi” con il moltiplicarsi delle “cosiddette coppie di fatto” e “un drastico calo delle nascite, reso ancor più drammatico dalla diffusa pratica dell’aborto”. Il Papa la definisce “un’enorme sfida per la Chiesa” e incoraggia così i presbiteri:

 
“In questo contesto la Chiesa dev’essere certamente maestra, ma mostrandosi sempre e prima di tutto madre, così da favorire la crescita della reciproca fiducia e la promozione della speranza”.

 
“Giustamente – aggiunge - voi avete criticato il pubblico riconoscimento delle unioni omosessuali, perché contrario non solo all’insegnamento della Chiesa ma alla stessa Costituzione ungherese”.

 
Parlare di problemi della famiglia significa anche considerare le conseguenze sui giovani e, a questo proposito, Bendetto XVI parla di “evangelizzazione della cultura” esprimendo il suo “più vivo apprezzamento per le molteplici iniziative che la Chiesa ungherese promuove, pur con i mezzi limitati di cui dispone, per animare il mondo dei giovani, con momenti di formazione e di amicizia che stimolino la loro responsabilità”. Cita anche le iniziative “tradizionali, quali i pellegrinaggi e le espressioni di devozione ai Santi ungheresi, in particolare a Santa Elisabetta, a Sant’Emerico e, naturalmente, a Santo Stefano”. A proposito di pellegrinaggi, cita il "perdurare della consuetudine del pellegrinare alla Sede di Pietro" (significativamente, nella Basilica dell’Apostolo esiste una suggestiva Cappella Ungherese), e si compiace dei sempre più frequenti pellegrinaggi a Mariazell, Częstochowa, Lourdes, Fatima, e al nuovo Santuario della Divina Misericordia a Cracovia, dove è stata eretta recentemente una 'Cappella Ungherese':

 
“Nel XX secolo non sono mancati nella vostra Comunità eroici testimoni della fede: vi esorto a custodire la loro memoria, affinché le sofferenze da essi affrontate con spirito cristiano continuino ad essere di stimolo al coraggio e alla fedeltà dei credenti e di quanti si impegnano per la verità e la giustizia.”

 
Il Papa esprime poi un’altra preoccupazione: “La mancanza di sacerdoti e il conseguente sovraccarico di lavoro pastorale per gli attuali ministri della Chiesa”, ricordando che è “un problema che si riscontra in molti Paesi d’Europa”. “Occorre – sottolinea - far sì che i sacerdoti alimentino adeguatamente la propria vita spirituale, affinché, malgrado le difficoltà e il lavoro pressante, non smarriscano il centro della loro esistenza e del loro ministero e, di conseguenza, sappiano discernere l’essenziale dal secondario, individuando le giuste priorità nell’agire quotidiano”.

 
Ricordando che “la Chiesa Cattolica rimane per moltissimi ungheresi la Comunità religiosa di appartenenza”, Benedetto XVI auspica che “i rapporti con le Autorità statali siano caratterizzati da rispettosa collaborazione, grazie anche agli Accordi bilaterali, sul cui corretto adempimento veglia un’apposita Commissione Paritetica”. E poi esprime un altro auspicio:

 
“E poiché la Chiesa, grazie al suo impegno nelle scuole e nel servizio sociale, reca un notevole contributo alla comunità civile, come non auspicare che le sue attività siano sostenute dalle pubbliche Istituzioni, a vantaggio soprattutto dei ceti sociali meno abbienti? Da parte ecclesiale, nonostante le difficoltà economiche generali dell’attuale momento, non verrà meno l’impegno a servizio di chi si trova in situazioni di bisogno.”

 
Il Papa, inoltre, sottolinea l’unità che caratterizza la Chiesa ungherese nel seguire gli insegnamenti della Chiesa, “motivo di serenità e di conforto”. E si compiace dell’incremento dei contatti con le Conferenze episcopali dei Paesi vicini, soprattutto con la Slovacchia e la Romania, dove c’è una presenza di minoranze ungheresi. “Le tensioni non sono certo facili da superare - afferma Bendetto XVI - ma la strada intrapresa dalla Chiesa è giusta e promettente”. E poi parole di apprezzamento per la promozione dell’“Anno della Bibbia” nel 2008.







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