Crisi della famiglia e consumismo al centro del discorso del Papa ai vescovi ungheresi
La grave crisi che anche in Ungheria attraversa la famiglia e il consumismo: sono
i temi centrali del discorso di Benedetto XVI ai vescovi ungheresi ricevuti stamane
in visita ad Limina. Ma nelle parole del Papa c’è anche l'invito a conservare la memoria
degli "eroici testimoni della fede" vissuti durante il periodo comunista, e l'apprezzamento
per importanti scelte fatte dalla Conferenza episcopale ungherese e in particolare
per la proclamazione del 2008 “Anno della Bibbia”. Con l’auspicio che l’impegno sociale
della Chiesa possa ricevere un sostegno da parte delle pubbliche istituzioni. Il servizio
di Fausta Speranza.
Un senso
di insicurezza pervade la società ungherese, in particolare c’è una “certa difficoltà
a fidarsi degli altri, tipica di chi ha vissuto a lungo in un clima di sospetto”.
Lo afferma il Papa sottolineando che "purtroppo il lungo periodo del regime comunista
ha segnato pesantemente la popolazione ungherese, così che ancora oggi si notano le
conseguenze". Aggiunge poi che la “difficile congiuntura economica” accentua tutto
ciò, così come quello che definisce uno “sconsiderato consumismo”. E qui il Papa parla
di “debolezza di pensiero e di volontà” spiegando che è “assai comune ai nostri tempi”.
Comune così come il processo di secolarizzazione di cui fa innanzitutto le spese la
famiglia, ricorda Benedetto XVI sottolineando che “la famiglia anche in Ungheria attraversa
una grave crisi”. Meno matrimoni e – dice il Papa – “un impressionante numero di divorzi”
con il moltiplicarsi delle “cosiddette coppie di fatto” e “un drastico calo delle
nascite, reso ancor più drammatico dalla diffusa pratica dell’aborto”. Il Papa la
definisce “un’enorme sfida per la Chiesa” e incoraggia così i presbiteri:
“In
questo contesto la Chiesa dev’essere certamente maestra, ma mostrandosi sempre e prima
di tutto madre, così da favorire la crescita della reciproca fiducia e la promozione
della speranza”.
“Giustamente – aggiunge - voi
avete criticato il pubblico riconoscimento delle unioni omosessuali, perché contrario
non solo all’insegnamento della Chiesa ma alla stessa Costituzione ungherese”.
Parlare
di problemi della famiglia significa anche considerare le conseguenze sui giovani
e, a questo proposito, Bendetto XVI parla di “evangelizzazione della cultura” esprimendo
il suo “più vivo apprezzamento per le molteplici iniziative che la Chiesa ungherese
promuove, pur con i mezzi limitati di cui dispone, per animare il mondo dei giovani,
con momenti di formazione e di amicizia che stimolino la loro responsabilità”. Cita
anche le iniziative “tradizionali, quali i pellegrinaggi e le espressioni di devozione
ai Santi ungheresi, in particolare a Santa Elisabetta, a Sant’Emerico e, naturalmente,
a Santo Stefano”. A proposito di pellegrinaggi, cita il "perdurare della consuetudine
del pellegrinare alla Sede di Pietro" (significativamente, nella Basilica dell’Apostolo
esiste una suggestiva Cappella Ungherese), e si compiace dei sempre più frequenti
pellegrinaggi a Mariazell, Częstochowa, Lourdes, Fatima, e al nuovo Santuario
della Divina Misericordia a Cracovia, dove è stata eretta recentemente una
'Cappella Ungherese':
“Nel XX secolo non sono
mancati nella vostra Comunità eroici testimoni della fede: vi esorto a custodire la
loro memoria, affinché le sofferenze da essi affrontate con spirito cristiano continuino
ad essere di stimolo al coraggio e alla fedeltà dei credenti e di quanti si impegnano
per la verità e la giustizia.”
Il Papa esprime
poi un’altra preoccupazione: “La mancanza di sacerdoti e il conseguente sovraccarico
di lavoro pastorale per gli attuali ministri della Chiesa”, ricordando che è “un problema
che si riscontra in molti Paesi d’Europa”. “Occorre – sottolinea - far sì che i sacerdoti
alimentino adeguatamente la propria vita spirituale, affinché, malgrado le difficoltà
e il lavoro pressante, non smarriscano il centro della loro esistenza e del loro ministero
e, di conseguenza, sappiano discernere l’essenziale dal secondario, individuando le
giuste priorità nell’agire quotidiano”.
Ricordando
che “la Chiesa Cattolica rimane per moltissimi ungheresi la Comunità religiosa di
appartenenza”, Benedetto XVI auspica che “i rapporti con le Autorità statali siano
caratterizzati da rispettosa collaborazione, grazie anche agli Accordi bilaterali,
sul cui corretto adempimento veglia un’apposita Commissione Paritetica”. E poi esprime
un altro auspicio:
“E poiché la Chiesa, grazie
al suo impegno nelle scuole e nel servizio sociale, reca un notevole contributo alla
comunità civile, come non auspicare che le sue attività siano sostenute dalle pubbliche
Istituzioni, a vantaggio soprattutto dei ceti sociali meno abbienti? Da parte ecclesiale,
nonostante le difficoltà economiche generali dell’attuale momento, non verrà meno
l’impegno a servizio di chi si trova in situazioni di bisogno.”
Il
Papa, inoltre, sottolinea l’unità che caratterizza la Chiesa ungherese nel seguire
gli insegnamenti della Chiesa, “motivo di serenità e di conforto”. E si compiace dell’incremento
dei contatti con le Conferenze episcopali dei Paesi vicini, soprattutto con la Slovacchia
e la Romania, dove c’è una presenza di minoranze ungheresi. “Le tensioni non sono
certo facili da superare - afferma Bendetto XVI - ma la strada intrapresa dalla Chiesa
è giusta e promettente”. E poi parole di apprezzamento per la promozione dell’“Anno
della Bibbia” nel 2008.