2008-05-09 15:15:14

Libano a rischio guerra civile


In Libano, la situazione resta sempre grave. Il bilancio, ancora provvisorio degli scontri di ieri tra le milizie sciite di Hezbollah e i filogovernativi antisiriani è salito ad almeno 11 morti e venti feriti. Questa mattina, uomini armati del movimento sciita filoiraniano hanno imposto l'oscuramento dell'emittente televisiva libanese “Future News”, di proprietà del leader della maggioranza di governo antisiriana, Saad Hariri. Già erano stati ridotti al silenzio tv e radio vicine all’esecutivo. Il servizio è di Benedetta Capelli:RealAudioMP3


E’ una città in guerra, Beirut, dove porto ed aeroporto continuano ad essere bloccati. La parte ovest è ormai completamente nelle mani di Hezbollah, mentre i miliziani del partito del leader della maggioranza parlamentare antisiriana hanno deposto le armi nell'ultimo distretto della capitale libanese che ancora controllavano, e al loro posto si è schierato l’esercito. E’ un’atmosfera da guerra civile che purtroppo Beirut conosce bene. Stamani, un razzo ha colpito il muro di cinta della residenza del leader della maggioranza antisiriana, Saad Hariri, senza provocare vittime. Tutto è iniziato a causa di alcune decisioni assunte dal governo di Beirut: decisioni equiparate dai vertici di Hezbollah ad "una vera e propria dichiarazione di guerra". Parole di fuoco che hanno infiammato la città, con un effetto domino che ha coinvolto ben sei quartieri. Testimoni sul posto parlano di una notte trascorsa tra combattimenti strada per strada, esplosioni, colpi d’arma da fuoco ma anche lancio di granate. Intanto, la popolazione civile, colta dal panico, ha preso d’assalto i negozi alimentari per fare scorta di generi di prima necessità, mentre la diplomazia internazionale esprime tutta la sua preoccupazione. L'Unione Europea, deplorando le violenze ha chiesto alle "opposte fazioni di porre fine" agli scontri. L'Arabia Saudita, invece, stretto alleato del governo libanese, ha formalmente richiesto la convocazione di un vertice straordinario dei ministri degli Esteri arabi per esaminare la crisi. La Siria, sostenitrice dell’opposizione libanese, ha detto di considerare quanto sta accadendo “una vicenda interna” mentre Israele vede l’Iran soffiare sul fuoco degli scontri.

L’esplosione di violenza di queste ore in Libano rappresenta il punto di tensione più alto di una crisi politico-istituzionale che dura nel Paese da molto tempo. Stefano Leszczynski ha sentito Antonio Ferrari, esperto delle vicende libanesi ed inviato speciale del Corriere della Sera:RealAudioMP3


R. - Credo che questa crisi dimostri come Hezbollah non sia una forza prevalentemente libanese, composta da una parte estremista del movimento sciita, ma che stia agendo anche per conto terzi. Sappiamo che il movimento Hezbollah è sostenuto dall’Iran e io credo che ci siano forti interessi nel creare una situazione di forte instabilità in Libano. A mio parere, il dato politico più importante che emerge da questa situazione di estrema tensione è che le due parti in conflitto non riescono a trovare una strada di dialogo e quando due schieramenti in un Paese così delicato e fragile non riescono a trovare la strada del dialogo purtroppo l’unico sbocco è quello dello scontro.

 
D. - Un indice della gravità della situazione libanese può essere la dura presa di posizione della comunità internazionale. Le Nazioni Unite hanno addirittura minacciato di rivedere le regole di ingaggio per il proprio contingente...

R. - Hezbollah ha forzato da tempo il gioco politico, è la sua strategia. Già si era manifestata la volontà di alcuni Paesi di rivedere le regole di ingaggio del contingente UNIFIL, trasformando dunque quella che è una missione di sorveglianza della frontiera tra Libano e Israele, secondo il mandato del 2006, in una missione che possa intervenire e disarmare i contendenti. Questo è accaduto più di una volta per quanto riguarda Hezbollah e questo credo che ad un certo punto possa essere un passaggio veramente delicato e pericoloso. C’è da chiedersi se Hezbollah non attenda altro che questo per lanciare un’offensiva. Certo, quello che è accaduto a Beirut e nel Libano fa pensare che ci sono le condizioni per un’eventuale nuova guerra civile, che non sarà magari come quella degli anni ’80, ma che potrebbe essere devastante. Questo è un momento di una delicatezza estrema ed è bene che qualcuno si muova.







All the contents on this site are copyrighted ©.