2008-05-09 15:13:01

Fiera del Libro di Torino: presentato un volume di Ernesto Olivero, fondatore del SERMIG


Quasi due italiani su tre non leggono libri: è quanto rivela una ricerca presentata oggi alla Fiera del Libro di Torino, inaugurata ieri dal presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano con un appello al dialogo delle culture. All’appuntamento è intervenuto anche il segretario generale della CEI mons. Giuseppe Betori che ha affermato come la nuova traduzione della Bibbia a cura della Conferenza episcopale italiana faccia parte proprio dell’impegno al dialogo della Chiesa con la cultura contemporanea. E di dialogo col mondo, a partire dalla fede, parla il nuovo libro di Ernesto Olivero, fondatore del SERMIG, servizio missionario giovani: il volume, dal titolo “Sogno che fra cent’anni. (Per chi crede, per chi non crede, per chi crede di credere, per chi crede di non credere)” racconta la storia del SERMIG, come ci spiega, intervistato da Virginia Volpe, l’autore Ernesto Olivero: RealAudioMP3


R. – La nostra storia spirituale, i nodi che si sono sciolti nella nostra vita e l’aiuto che abbiamo avuto dalla Parola di Dio. Una delle pagine di questo libro è “Il Vangelo, la nostra regola”. E questo perchè io penso che i cristiani non debbano inventarsi nulla di nuovo, ma debbano tuffarsi e vivere nel Vangelo: troveranno poi le parole che il Signore ha sottolineato per loro.

 
D. – Il titolo del suo libro è “Sogno che fra cent’anni”: lei come lo vede il SERMIG fra cent’anni?

 
R. – Io vorrei che fra cent’anni il SERMIG fosse sempre di Dio, fosse sempre nella Chiesa, fosse aperto 24 ore su 24 e che tutti gli amici che vi lavorano possano continuare a lavorarci con gratuità e facendosi adottare dalla gente, che fosse veramente un punto di riferimento per chi vuol cambiare la vita, per tutti quegli uomini e quelle donne che devono scappare dai loro Paesi per motivi religiosi, filosofici, politici, e per tutte quelle ragazze e quei ragazzi che si trovano in giri immondi e che vogliono cambiare la propria vita, lo possono fare bussando alla porta di uno degli arsenali, sapendo di poter trovare immediatamente qualcuno che li guarda e gli dica: “Pronti, se vuoi cambiare vita, questa è casa tua”.

 
D. – Mi ha parlato anche dell’ “Arsenale della pace”. Cosa vuol dire pace oggi?

 
R. – E’ disarmarsi. Se lei entra nell’Arsenale, c’è un monumento dove c’è scritto: “La bontà è disarmante”. Bisogna disarmarsi e desiderare che la profezia di Isaia venga attuata per non costruire le armi e a trasformare le armi in strumenti di lavoro sacrosanto. Questo, però, avviene soltanto se ogni uomo ed ogni donna sceglie la bontà come suo modo di vivere. Bisogna disarmarci noi e pensare che l’altro non sia un nemico, pensare che l’altro non sia una persona da abbattere, pensare che l’altro non sia una persona da costringere a pensare come pensiamo noi.

 
D. – Quali sono i nostri progetti futuri?

 
R. – Noi abbiamo mille progetti e mille sogni. Questo è certo. Il più grande è però quello dei giovani. Lei pensi quanti giovani pensano di poter vivere soltanto facendo i bulli, facendo i prepotenti, picchiando e moltissimi di loro sono già nel giro della droga. Noi sogniamo un grande incontro, perchè credo – sempre nella Parola di Dio – che ci sia una parola speciale per questo nostro sogno e Malachia dice: “Se i padri non si riconciliano con i figli è la fine del mondo. E’ la fine di tutto”. Ma anche i figli si devono riconciliare con i padri. Noi abbiamo, quindi, un grande sogno, quello cioè di organizzare in una città italiana o dove magari il Signore ci indicherà un grande incontro, un raduno enorme di giovani e dove invitare anche Benedetto XVI ed altre persone molto importanti che ascoltino i giovani. Io credo che la chiave per il futuro sia avere il coraggio di ascoltare i giovani, e non i giovani di plastica, i giovani che fanno finta di fare i giovani in difficoltà, i giovani attori, ma giovani veri che tirino fuori le loro tragedie. Io credo che specialmente nella Chiesa ci sia un’attesa, perchè i giovani possano ritrovare il senso della loro vita. E’ da mesi che noi preghiamo affinché questo avvenga, se è volontà del Signore. Questo è certamente il più grande sogno che abbiamo nel cuore.







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