Oltre 100 mila morti in Myanmar. Arrivano i primi aiuti dell'ONU
Si fa sempre più drammatica la situazione in Myanmar, colpito dal ciclone Nargis.
I morti potrebbero essere 100 mila. Si teme ora per le epidemie. Resta difficile l’invio
degli aiuti internazionali. Da New Delhi Maria Grazia Coggiola:
Un
aereo del PAM, il Programma Alimentare Mondiale, è atterrato stamattina a Rangoon
dopo due giorni di ritardo. Trasporta materiale di soccorso donato dalla cooperazione
italiana tra cui medicinali, kit di depurazione dell’acqua e tende. Sempre oggi sono
attesi altri tre voli umanitari. Alcuni team dell’ONU avrebbero ottenuto i visti di
ingresso per recarsi nelle zone colpite ed effettuare una valutazione dei danni e
bisogni per soccorrere circa un milione di sfollati che a sei giorni dal passaggio
del ciclone si trovano in condizioni disperate. Anche se lentamente, la giunta militare
sta allentando la presa di fronte alla gravità della crisi che con il passare delle
ore assume contorni sempre più spaventosi. Secondo in funzionario birmano nella sola
località di Labutta, l’epicentro del disastro, nel delta meridionale dell’Irrawaddy,
si conterebbero 80 mila morti. Non è invece chiaro se il regime abbia finalmente accettato
l’offerta di soccorso degli Stati Uniti dopo le rassicurazioni di Condoleezza Rice.
Un C 130 statunitense sta aspettando a Bangkok l’autorizzazione a partire. Sarebbe
stata danneggiata dal passaggio del ciclone nell’ex capitale di Rangoon anche l’abitazione
di Aung Saan Suu Kyi, la dissidente e premio nobel per la pace, ormai da anni agli
arresti domiciliari. Secondo testimoni, la casa sarebbe stata scoperchiata.
Tra
le pochissime ONG italiane che operano nella ex Birmania c’è Terre des Hommes, che
si è attivata per portare i primi aiuti: al centro del suo intervento i bambini, che
sono le principali vittime del ciclone. Francesca Sabatinelli ha raggiunto
telefonicamente a Yangon Alessandro Basilicò, operatore di Terre des Hommes
Italia, chiedendogli anzitutto come sta reagendo la popolazione del Myanmar di fronte
a questa catastrofe:
R. –
La popolazione si è messa subito a lavorare, cercando di liberare le strade e facendo
defluire il flusso delle acque. Sono delle persone che certamente si rimboccano le
maniche, cercando di lavorare con gli strumenti che hanno, con grande sacrificio.
Credo anche che il governo stia dando una prova, almeno in questa circostanza, di
presenza: si vedono fisicamente mezzi militari e tecnici che stanno cercando di rimettere
a posto le cose; c’è certamente una forte predisposizione da parte di tutti a collaborare.
Ci sono ora i postumi e, quindi, la carenza di acqua, di energia. I prezzi sono elevati:
quello del combustibile, quello dei beni di prima necessità, dei trasporti; la verdura
non si trova e si trova invece soltanto un po’ di carne.
D.
– State riuscendo a distribuire e a dare un aiuto concreto?
R.
– Sì, si sta incominciando. La Croce Rossa Internazionale è in prima linea con la
Croce Rossa locale. Sta già avvenendo la distribuzione dei beni di prima necessità.
Operativamente si sta cercando di raggiungere tutti i villaggi, mettendo a disposizione
tutte le risorse: dai camion alle macchine, allo stoccaggio di alcuni materiali per
procedere poi alla distribuzione.
D. – Quali sono
oggi le emergenze che preoccupano di più?
R. – C’è
il problema dell’acqua e soprattutto la possibilità di sviluppo di malattie a rischio.
Mancano i beni di prima necessità.