2008-05-08 15:17:45

Nuovi scontri in Libano tra Hezbollah e filogovernativi


Sei persone, di cui due bambini e una donna, sono rimaste ferite stamani in scontri a fuoco nella valle orientale libanese della Bekaa. Si è trattato di scontri a fuoco tra seguaci dell'opposizione, guidata dal movimento sciita Hezbollah, e altri della maggioranza governativa. Inoltre, seguaci sunniti della maggioranza governativa libanese hanno bloccato le principali arterie nella valle orientale della Bekaa, compresa l'autostrada che conduce in Siria, ponendo come condizione per la rimozione dei blocchi che il movimento sciita Hezbollah liberi dalle barricate l'autostrada che collega Beirut all'aeroporto internazionale, chiuso da ieri. Attivisti del movimento sunnita governativo al-Mustaqbal, guidato da Saad Hariri leader della maggioranza parlamentare antisiriana, hanno dato fuoco a copertoni di automobili nei pressi del valico di montagna di Dahr al-Baydar, punto di passaggio obbligato tra Beirut e la Bekaa. Anche l'autostrada che conduce al punto di frontiera di Masnaa con la Siria è stata interrotta con copertoni in fiamme, rendendo ancor più difficile la circolazione nella fertile valle, principale regione agricola del Libano. La strada litoranea che collega Beirut con il sud del Paese è stata anch'essa bloccata da giovani manifestanti non meglio identificati. Il sayyed Hasan Nasrallah, leader di Hezbollah, terrà oggi pomeriggio una conferenza stampa nella periferia meridionale della capitale. Saad Hariri ha dal canto suo annunciato che terrà un discorso pubblico in serata.

Israele
Tra fuochi di artificio, bande militari, feste di piazza e stringenti misure di sicurezza sono iniziati ieri sera in Israele i festeggiamenti per il sessantesimo anniversario dell'indipendenza. La sua proclamazione avvenne il 14 maggio 1948, a poche ore dalla scadenza del mandato britannico sulla Palestina. Le celebrazioni, tuttavia, sono state organizzate in base al calendario lunare ebraico. L'anniversario cade in un momento in cui la pace con i palestinesi e la maggioranza dei vicini arabi appare ancora lontana. Ma in un discorso pronunciato davanti ai rappresentanti delle istituzioni e al corpo diplomatico, la presidente della Knesset, il parlamento israeliano, ha detto che per un giorno era comunque il caso di godersi la festa. “Quella di Israele è una storia tutta al positivo - ha affermato - possiamo essere orgogliosi di quasi tutto quello che abbiamo fatto per la nostra patria, abbiamo tramutato un sogno in realta”. Il premier, Ehud Olmert, aveva parlato poche ore prima quando, al suono delle sirene di allarme, il Paese ha reso omaggio agli oltre 22 mila caduti delle guerre avvenute prima, durante e dopo la fondazione dello Stato ebraico. “Il nostro conflitto è stato davvero lungo, ma è la pace, non la guerra, che noi vogliamo”, ha affermato. Per la giornata del lutto, prima, e per i festeggiamenti della serata, poi, sono stati mobilitati migliaia di militari e di poliziotti nel timore di possibili attentati palestinesi. Per scongiurare ogni pericolo, le autorità da lunedì hanno disposto la chiusura di tutti i valichi con la Cisgiordania.

Iraq
A Baghdad, truppe irachene e americane hanno circondato la sede dell'emittente radio del movimento sadrista, al Ahad, forzando l'interruzione delle trasmissioni, mentre nel grande sobborgo sciita Sadr City, nelle ultime 24 ore, sono stati registrati sei morti e 18 feriti negli scontri tra forze di sicurezza e miliziani sadristi che si sono svolti anche nella notte. Allo stesso tempo, nella città santa sciita di Kerbala il capo della polizia locale generale, Rahed Shaker, ha annunciato l'arresto del capo delle Brigate speciali dell'Esercito del Mahdi di Bassora e di due suoi stretti collaboratori, i cui nomi non sono stati resi noti “per motivi di sicurezza”. A nordest di Baquba, un soldato iracheno è morto e altri sette sono rimasti feriti nell'esplosione di un ordigno in un villaggio.

Somalia
Un autista che era alla guida di un camion del Programma alimentare Mondiale (PAM), che trasportava aiuti d'emergenza agli sfollati somali, è stato ucciso ieri da un miliziano in Somalia. Lo rende noto un comunicato dell'agenzia ONU diffuso oggi a Nairobi. Dopo l'assassinio, i banditi si sono dileguati senza toccare il contenuto dei camion, 275 tonnellate di cibo. È il secondo autista che opera a contratto per il PAM che viene ucciso quest'anno in Somalia: un episodio analogo avvenne lo scorso 12 febbraio, nel sud del Paese. Quanto all'attacco di ieri contro un veicolo delle truppe etiopiche, con un primo bilancio di otto morti tra i soldati, sembra in realtà che si sia sviluppata una battaglia tra etiopici e gli integralisti islamici che avevano compiuto l'attentato e che avrebbero, per loro ammissione, perduto due uomini. Inoltre, testimonianze concordi riferiscono che una dozzina di civili sarebbero stati uccisi dal fuoco incrociato. Situazione sempre più grave, dunque in Somalia mentre lunedì a Gibuti si aprono i colloqui tra governo federale di transizione somala (che malgrado la buona volontà del nuovo premier, che punta al dialogo, non reggerebbe un giorno senza le truppe etiopiche), e l'opposizione politica che siede all'Asmara. La volontà negoziale tra le parti c'è, ma gli integralisti che operano sul territorio non vogliono sentirne parlare.

Burundi
Almeno cinquanta ribelli del Fronte di Liberazione Nazionale (FLN) il più antico gruppo di guerriglia del Burundi, e l'unico ancora in azione, sono stati uccisi dall'esercito la scorsa notte a poca distanza dalla capitale Bujumbura, area collinosa dove è sempre stata forte e radicata la presenza del FLN. Stando alla versione ufficiale, di cui riferisce Radio Nairobi, sarebbero stati i ribelli ad attaccare le truppe, tra cui si conterebbero due morti e quattro feriti, per poi essere fatti letteralmente a pezzi. Almeno 50 guerriglieri uccisi, molti feriti, 31 arresti, armi e munizioni sequestrate: in pratica un colpo di grazia. Ma su tale versione ci sono molti dubbi. Proprio ieri, infatti, il portavoce ufficiale del FLN, Pasteur Habimana, parlando da Dar ed Salaam (Tanzania) aveva dichiarato che il gruppo era disposto a riaprire il dialogo col governo e cercare un'intesa certa, ma chiedeva garanzie alla comunità internazionale per poter raggiungere ed operare in sicurezza a Bujumbura per arrivare ad un accordo. Non c'è stata una risposta politica, ma l'impressione e che ve ne sia stata una militare, pesantissima, che di fatto chiude ogni possibile dialogo, ammesso che non abbia del tutto decapitato l'FLN. Il Burundi ha vissuto una decina di anni di tragica guerra civile, sostanzialmente tra minoranza Hutu da sempre al potere e maggioranza Tutsi (stesso scenario del Rwanda, ma meno sanguinoso) che ha fatto circa 300 mila morti. C'è poi stata una pace, faticosamente raggiunta con lunghe mediazioni, tra i ribelli ed il governo, e quindi elezioni più o meno regolari e, dal 2005, un governo che tiene, seppur tra accuse di corruzione e scarso rispetto dei diritti civili. Da tutto ciò era rimasto fuori l'FLN, che nei mesi scorsi aveva lanciato un'ennesima offensiva, evidentemente fallita. Da cui la richiesta di colloqui, la risposta è stata la 'battaglià di ieri.

Nel pomeriggio in Italia giura il nuovo governo
Giurerà oggi pomeriggio alle 17 al Quirinale nelle mani del capo dello Stato, Giorgio Napolitano, il quarto governo Berlusconi. A quel punto, l’esecutivo sarà nel pieno dei poteri. Ieri sera, al termine delle consultazioni il vincitore delle elezioni politiche del 13 aprile ha ricevuto l’incarico e ha subito presentato la lista dei ministri. Che in tutto saranno 21: 12 con portafoglio, 9 senza. Servizio di Giampiero Guadagni:RealAudioMP3


Sono bastati dunque 25 giorni dalle elezioni per formare il nuovo governo. Il chiaro esito del voto, ha sottolineato ieri il capo dello Stato, Napolitano, ha consentito di procedere speditamente, anche più che in Spagna. Nessuna lungaggine, ha precisato Napolitano rispondendo indirettamente a chi riteneva superflue le consultazioni. Ieri sera, Berlusconi, convocato al Quirinale per ricevere l’incarico, è stato già in grado di presentare la lista dei ministri. C’è un solo precedente in questo senso: Pella nel 1953. Poche le sorprese rispetto ai nomi che circolavano da giorni. La curiosità maggiore riguarda la scelta per il Ministero della giustizia di Angelino Alfano: 38 anni, avvocato, finora coordinatore di Forza Italia in Sicilia. A lui toccherà il delicatissimo compito di ricucire i rapporti tra politica e magistratura, da tempo deteriorati. E l’Associazione nazionale magistrati (ANM) ha già dato disponibilità totale a collaborare. Per il resto: all’Interno va Roberto Maroni, al Viminale già nel 1994; agli Esteri Franco Frattini; all’Economia torna Giulio Tremonti. Alla Difesa Ignazio La Russa; al Welfare Maurizio Sacconi; alle Attività produttive Caludio Scajola; alle Riforme Umberto Bossi; alle Politiche Agricole Luca Zaia; alle Infrastrutture Altero Matteoli; ai Beni Culturali Sandro Bondi. E poi alla Funzione pubblica Renato Brunetta; agli Affari regionali Raffaele Fitto; all’Attuazione del Programma Gianfranco Rotondi; ai Rapporti col Parlamento Elio Vito; alle Politiche comunitarie Andrea Ronchi. Nasce il Ministero della semplificazione legislativa, affidato a Roberto Calderoli. Quattro le donne presenti nell’Esecutivo. Due con portafoglio: Stefania Prestigiacomo all’Ambiente e Maria Stella Gelmini all’Istruzione. Due senza portafoglio: Mara Carfagna alle Pari Opportunità e Giorgia Meloni alle Politiche giovanili. Sottosegretario alla presidenza del Consiglio sarà Gianni Letta. Dopo il giuramento di oggi pomeriggio al Quirinale, primo Consiglio dei ministri che conferirà le deleghe ai ministri senza portafoglio e forse procederà alla nomina dei sottosegretari. La settimana prossima il nuovo Governo si presenterà alle Camere per chiedere la fiducia. A seguire, la prima riunione operativa del Consiglio dei ministri che si svolgerà a Napoli e si occuperà di rifiuti, Alitalia e dell’abolizione dell’ICI.

Turchia
Con la pubblicazione stamani sulla Gazzetta Ufficiale, è entrato in vigore da oggi in Turchia il nuovo articolo 301 del Codice Penale che riguarda la libertà di espressione i cui emendamenti erano stati approvati dal parlamento con 250 voti a favore e 65 contrari lo scorso 30 aprile, al termine di un lungo dibattito notturno. Il testo riformato dell'articolo era stato firmato ieri sera dal presidente della Repubblica, Abdullah Gul. La modifica del 301 era da tempo stata chiesta dall'UE per la genericità dell'articolo stesso, fatto che aveva consentito in passato di avviare processi a carico di intellettuali e giornalisti turchi tra cui il premio Nobel per la letteratura turco, Orhan Pamuk - accusato di “vilipendio dell'identità nazionale turca” per suoi commenti ai massacri di armeni avvenuti ai tempi dell'Impero ottomano - e il giornalista turco-armeno, Hrant Dink, ucciso nel gennaio del 2007. D'ora in poi, in base agli emendamenti apportati all'articolo 301, sarà reato vilipendere lo Stato turco (e non più l'identità nazionale) e gli organi statali e solo il ministro della Giustizia sarà autorizzato a chiedere l'apertura di un procedimento. Inoltre, la pena massima è stata ridotta da tre a due anni di carcere.

Russia
A poco più di 24 ore dal passaggio di consegne presidenziali al suo delfino, Dmitri Medvedev, Vladimir Putin ha ottenuto come candidato premier il voto di fiducia dalla Duma, il ramo basso del parlamento, tornando così alla carica ricoperta per alcuni mesi nel 1999. A suo favore, 392 voti, un dato record, garantito dall'appoggio non solo del partito da lui guidato (Russia Unita), ma anche da Russia Giusta e dai liberaldemocratici del leader ultranazionalista, Zhirinovski. I voti contrari sono stati 56, quelli dei comunisti. Ora Putin ha una settimana di tempo per presentare a Medvedev la squadra di governo. La votazione è avvenuta dopo un intervento in aula di un'ora di Putin, che ha toccato i principali temi sociali ed economici: riduzione dell'inflazione ad una cifra (ora è al 14%), aumento dei salari minimi, riforma della legislazione finanziaria, fiscale e tributaria, per agevolare investimenti e sviluppo, maggiori libertà e tutele nelle attività imprenditoriali, lotta al sommerso e ai raid economici illegali. Il discorso è stato seguito da Medvedev e interrotto da numerosi applausi. La Russia, dunque, ha un nuovo premier. Proprio in queste ore, Mosca ha annunciato la propria adesione alle sanzioni ONU nei confronti dell’Iran, a causa del programma nucleare della Repubblica islamica, ma ha anche minacciato un aumento delle truppe russe nella regione georgiana filorussa dell’Abkhazia. Sulla strategia del Cremlino, ascoltiamo il prof. Mario Nordio, docente di Storia e Istituzioni dell’Asia all’università Cà Foscari di Venezia, intervistato da Giada Aquilino:RealAudioMP3

 
R. - Si accentua il pragmatismo russo e ciò accade in un momento in cui l’amministrazione statunitense è oggettivamente in difficoltà per i risultati in Iraq e in cui all’interno della stessa sorgono dei dubbi a proposito della politica estera.

 
D. - In particolare, sull’Iran qual è la linea di Mosca?

 
R. - L’Iran è un importante concorrente della Russia, anche dal punto di vista delle forniture energetiche. Dunque, la Russia ha come politica quella di tenere aperte due questioni: una è quella del Caspio, l’altra, con un avvicinamento alle posizioni occidentali e statunitensi, quella delle sanzioni, le quali - ricordiamolo bene - hanno un spazio pratico estremamente ridotto.

D. - Finora, nel Consiglio di Sicurezza dell’ONU la Russia aveva però appoggiato l’Iran…

 
R. - L’aveva appoggiato cercando di negoziare con Teheran, cercando quindi di diventare l’interlocutore di transito fra l’Iran, l’Europa e gli Stati Uniti.

 
D. - E la strategia russa nei confronti di Tbilisi?

 
R. - È una spina nel fianco di tutti i governi che si sono succeduti dopo l’era sovietica e da questo punto di vista va risolto. In questo caso, la pressione militare non si sa se sia di facciata oppure preludio a qualcos’altro.

 
D. - Il nuovo premier Putin che indirizzo darà alla Russia?

 
R. - Si occuperà prevalentemente di consolidare la posizione della Russia rispetto a tre partite: la prima è la partita energetica; la seconda quella strategica con gli Stati Uniti; infine, la terza è la partita con l’Europa.

Georgia
Mosca potrebbe aumentare da 2.500 a 3.000 il numero dei suoi peacekeeper nella regione separatista georgiana dell'Abkhazia, se Tbilisi rafforzerà le sue forze militari nella stessa zona: lo ha annunciato in un comunicato il Ministero della difesa russo, come riferisce l'agenzia Interfax. “Se le strutture di sicurezza georgiane fanno ulteriori passi concentrando le loro forze nella zona di conflitto, la Russia potrebbe rispondere adeguatamente rafforzando il contigente di peacekeeper fino al limite massimo”, stabilito in 3.000 da un accordo del 1994, ha reso noto il ministero. Nei giorni scorsi, le agenzie avevano riferito che Mosca aveva inviato un migliaio di peacekeeper in aggiunta ai 2.000 già presenti.

Stati Uniti
Sono stati sospesi dal servizio per tutta la durata dell'inchiesta a loro carico i poliziotti di Filadelfia protagonisti del pestaggio di tre sospetti finito poi su diverse Tv americane. Lo ha riferito ieri sera la rete televisiva MsNbc, stando alla quale il fatto risale a lunedì scorso. L'episodio ha suscitato grande sconcerto nell'opinione pubblica americana. Nel video - girato da un elicottero e diffuso per prima dalla WTXF-TV - si vedono tre auto della polizia circondare una macchina con a bordo tre presunti sospetti. Gli agenti aprono le portiere dell'auto e scaraventano a terra i tre uomini immobilizzandoli e prendendoli ripetutamente a calci, pugni e manganellate.

Pechino
La fiaccola olimpica è stata portata sulla cima più alta del mondo, quella del monte Everest (Qomolangma in tibetano), a 8.848 metri di altezza. Le fasi finali dell'ascesa di un gruppo di alpinisti cinesi sono state trasmesse dalla televisione di Stato cinese, la CCTV. Per compiere l'impresa, la fiaccola è stata divisa in due e gli alpinisti hanno atteso per due settimane al campo base sul versante cinese della montagna che si verificassero le opportune condizioni atmosferiche. Il viaggio della fiaccola per il mondo, che, secondo le autorità cinesi, avrebbe dovuto essere un “viaggio dell'armonia” è stato segnato dalle contestazioni degli attivisti dei gruppi per i diritti umani. La fiaccola sta ora viaggiando per tutte le province della Cina e arriverà a Pechino nel giorno dell'apertura delle Olimpiadi, l'8 agosto.

Dialogo Tibet-Cina
Saranno formali i prossimi incontri tra il governo tibetano in esilio e il governo cinese. Lo scrivono in un comunicato i due inviati del Dalai Lama che hanno incontrato lo scorso fine settimana a Shenzen esponenti del governo di Pechino in colloqui informali dedicati alla situazione in Tibet, dopo i fatti di Lhasa del marzo scorso. “Nonostante divergenze sostanziali - scrivono Lodi Gyari e Kelsang Gyaltsen - le parti hanno dimostrato volontà di trovare un approccio comune. Abbiamo entrambi fatto proposte concrete che faranno parte dell'agenda futura. Come risultato dell'incontro, abbiamo deciso di incontrarci nuovamente per un giro formale di discussioni. La data per il settimo giro di consultazioni sarà finalizzata presto”. Dal 2002 al 2007, il governo tibetano in esilio e quello cinese si sono incontrati sei volte in modo formale senza giungere a risultati.

Immigrazione
È arrivato a Pozzallo il natante con a bordo 16 clandestini somali, compresi due donne e un diciassettene, intercettato ieri dal pattugliatore Diciotti della Guardia costiera italiana e da un'unità della Marina militare maltese, a 38 miglia a sud-est della costa Ragusana. L'imbarcazione, raggiunta da una motovedetta della capitaneria di porto e dal pattugliatore Alberti della Guardia di finanza, ha avuto un'avaria al motore a 23 miglia dalle coste della Sicilia. Gli extracomunitari sono stati soccorsi e fatti salire sulla motovedetta e condotti nel porto di Pozzallo, dove sono stati affidati alla polizia di frontiera e poi condotti nel centro di primissima accoglienza. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

 

 
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 129

 
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