Nuovi scontri in Libano tra Hezbollah e filogovernativi
Sei persone, di cui due bambini e una donna, sono rimaste ferite stamani in scontri
a fuoco nella valle orientale libanese della Bekaa. Si è trattato di scontri a fuoco
tra seguaci dell'opposizione, guidata dal movimento sciita Hezbollah, e altri della
maggioranza governativa. Inoltre, seguaci sunniti della maggioranza governativa libanese
hanno bloccato le principali arterie nella valle orientale della Bekaa, compresa l'autostrada
che conduce in Siria, ponendo come condizione per la rimozione dei blocchi che il
movimento sciita Hezbollah liberi dalle barricate l'autostrada che collega Beirut
all'aeroporto internazionale, chiuso da ieri. Attivisti del movimento sunnita governativo
al-Mustaqbal, guidato da Saad Hariri leader della maggioranza parlamentare antisiriana,
hanno dato fuoco a copertoni di automobili nei pressi del valico di montagna di Dahr
al-Baydar, punto di passaggio obbligato tra Beirut e la Bekaa. Anche l'autostrada
che conduce al punto di frontiera di Masnaa con la Siria è stata interrotta con copertoni
in fiamme, rendendo ancor più difficile la circolazione nella fertile valle, principale
regione agricola del Libano. La strada litoranea che collega Beirut con il sud del
Paese è stata anch'essa bloccata da giovani manifestanti non meglio identificati.
Il sayyed Hasan Nasrallah, leader di Hezbollah, terrà oggi pomeriggio una conferenza
stampa nella periferia meridionale della capitale. Saad Hariri ha dal canto suo annunciato
che terrà un discorso pubblico in serata.
Israele Tra fuochi di artificio,
bande militari, feste di piazza e stringenti misure di sicurezza sono iniziati ieri
sera in Israele i festeggiamenti per il sessantesimo anniversario dell'indipendenza.
La sua proclamazione avvenne il 14 maggio 1948, a poche ore dalla scadenza del mandato
britannico sulla Palestina. Le celebrazioni, tuttavia, sono state organizzate in base
al calendario lunare ebraico. L'anniversario cade in un momento in cui la pace con
i palestinesi e la maggioranza dei vicini arabi appare ancora lontana. Ma in un discorso
pronunciato davanti ai rappresentanti delle istituzioni e al corpo diplomatico, la
presidente della Knesset, il parlamento israeliano, ha detto che per un giorno era
comunque il caso di godersi la festa. “Quella di Israele è una storia tutta al positivo
- ha affermato - possiamo essere orgogliosi di quasi tutto quello che abbiamo fatto
per la nostra patria, abbiamo tramutato un sogno in realta”. Il premier, Ehud Olmert,
aveva parlato poche ore prima quando, al suono delle sirene di allarme, il Paese ha
reso omaggio agli oltre 22 mila caduti delle guerre avvenute prima, durante e dopo
la fondazione dello Stato ebraico. “Il nostro conflitto è stato davvero lungo, ma
è la pace, non la guerra, che noi vogliamo”, ha affermato. Per la giornata del lutto,
prima, e per i festeggiamenti della serata, poi, sono stati mobilitati migliaia di
militari e di poliziotti nel timore di possibili attentati palestinesi. Per scongiurare
ogni pericolo, le autorità da lunedì hanno disposto la chiusura di tutti i valichi
con la Cisgiordania.
Iraq A Baghdad, truppe irachene e americane
hanno circondato la sede dell'emittente radio del movimento sadrista, al Ahad, forzando
l'interruzione delle trasmissioni, mentre nel grande sobborgo sciita Sadr City, nelle
ultime 24 ore, sono stati registrati sei morti e 18 feriti negli scontri tra forze
di sicurezza e miliziani sadristi che si sono svolti anche nella notte. Allo stesso
tempo, nella città santa sciita di Kerbala il capo della polizia locale generale,
Rahed Shaker, ha annunciato l'arresto del capo delle Brigate speciali dell'Esercito
del Mahdi di Bassora e di due suoi stretti collaboratori, i cui nomi non sono stati
resi noti “per motivi di sicurezza”. A nordest di Baquba, un soldato iracheno è morto
e altri sette sono rimasti feriti nell'esplosione di un ordigno in un villaggio.
Somalia Un autista che era alla guida di un camion del Programma
alimentare Mondiale (PAM), che trasportava aiuti d'emergenza agli sfollati somali,
è stato ucciso ieri da un miliziano in Somalia. Lo rende noto un comunicato dell'agenzia
ONU diffuso oggi a Nairobi. Dopo l'assassinio, i banditi si sono dileguati senza toccare
il contenuto dei camion, 275 tonnellate di cibo. È il secondo autista che opera a
contratto per il PAM che viene ucciso quest'anno in Somalia: un episodio analogo avvenne
lo scorso 12 febbraio, nel sud del Paese. Quanto all'attacco di ieri contro un veicolo
delle truppe etiopiche, con un primo bilancio di otto morti tra i soldati, sembra
in realtà che si sia sviluppata una battaglia tra etiopici e gli integralisti islamici
che avevano compiuto l'attentato e che avrebbero, per loro ammissione, perduto due
uomini. Inoltre, testimonianze concordi riferiscono che una dozzina di civili sarebbero
stati uccisi dal fuoco incrociato. Situazione sempre più grave, dunque in Somalia
mentre lunedì a Gibuti si aprono i colloqui tra governo federale di transizione somala
(che malgrado la buona volontà del nuovo premier, che punta al dialogo, non reggerebbe
un giorno senza le truppe etiopiche), e l'opposizione politica che siede all'Asmara.
La volontà negoziale tra le parti c'è, ma gli integralisti che operano sul territorio
non vogliono sentirne parlare.
Burundi Almeno cinquanta ribelli
del Fronte di Liberazione Nazionale (FLN) il più antico gruppo di guerriglia del Burundi,
e l'unico ancora in azione, sono stati uccisi dall'esercito la scorsa notte a poca
distanza dalla capitale Bujumbura, area collinosa dove è sempre stata forte e radicata
la presenza del FLN. Stando alla versione ufficiale, di cui riferisce Radio Nairobi,
sarebbero stati i ribelli ad attaccare le truppe, tra cui si conterebbero due morti
e quattro feriti, per poi essere fatti letteralmente a pezzi. Almeno 50 guerriglieri
uccisi, molti feriti, 31 arresti, armi e munizioni sequestrate: in pratica un colpo
di grazia. Ma su tale versione ci sono molti dubbi. Proprio ieri, infatti, il portavoce
ufficiale del FLN, Pasteur Habimana, parlando da Dar ed Salaam (Tanzania) aveva dichiarato
che il gruppo era disposto a riaprire il dialogo col governo e cercare un'intesa certa,
ma chiedeva garanzie alla comunità internazionale per poter raggiungere ed operare
in sicurezza a Bujumbura per arrivare ad un accordo. Non c'è stata una risposta politica,
ma l'impressione e che ve ne sia stata una militare, pesantissima, che di fatto chiude
ogni possibile dialogo, ammesso che non abbia del tutto decapitato l'FLN. Il Burundi
ha vissuto una decina di anni di tragica guerra civile, sostanzialmente tra minoranza
Hutu da sempre al potere e maggioranza Tutsi (stesso scenario del Rwanda, ma meno
sanguinoso) che ha fatto circa 300 mila morti. C'è poi stata una pace, faticosamente
raggiunta con lunghe mediazioni, tra i ribelli ed il governo, e quindi elezioni più
o meno regolari e, dal 2005, un governo che tiene, seppur tra accuse di corruzione
e scarso rispetto dei diritti civili. Da tutto ciò era rimasto fuori l'FLN, che nei
mesi scorsi aveva lanciato un'ennesima offensiva, evidentemente fallita. Da cui la
richiesta di colloqui, la risposta è stata la 'battaglià di ieri.
Nel pomeriggio
in Italia giura il nuovo governo Giurerà oggi pomeriggio alle 17 al Quirinale
nelle mani del capo dello Stato, Giorgio Napolitano, il quarto governo Berlusconi.
A quel punto, l’esecutivo sarà nel pieno dei poteri. Ieri sera, al termine delle consultazioni
il vincitore delle elezioni politiche del 13 aprile ha ricevuto l’incarico e ha subito
presentato la lista dei ministri. Che in tutto saranno 21: 12 con portafoglio, 9 senza.
Servizio di Giampiero Guadagni:
Sono
bastati dunque 25 giorni dalle elezioni per formare il nuovo governo. Il chiaro esito
del voto, ha sottolineato ieri il capo dello Stato, Napolitano, ha consentito di procedere
speditamente, anche più che in Spagna. Nessuna lungaggine, ha precisato Napolitano
rispondendo indirettamente a chi riteneva superflue le consultazioni. Ieri sera, Berlusconi,
convocato al Quirinale per ricevere l’incarico, è stato già in grado di presentare
la lista dei ministri. C’è un solo precedente in questo senso: Pella nel 1953. Poche
le sorprese rispetto ai nomi che circolavano da giorni. La curiosità maggiore riguarda
la scelta per il Ministero della giustizia di Angelino Alfano: 38 anni, avvocato,
finora coordinatore di Forza Italia in Sicilia. A lui toccherà il delicatissimo compito
di ricucire i rapporti tra politica e magistratura, da tempo deteriorati. E l’Associazione
nazionale magistrati (ANM) ha già dato disponibilità totale a collaborare. Per il
resto: all’Interno va Roberto Maroni, al Viminale già nel 1994; agli Esteri Franco
Frattini; all’Economia torna Giulio Tremonti. Alla Difesa Ignazio La Russa; al Welfare
Maurizio Sacconi; alle Attività produttive Caludio Scajola; alle Riforme Umberto Bossi;
alle Politiche Agricole Luca Zaia; alle Infrastrutture Altero Matteoli; ai Beni Culturali
Sandro Bondi. E poi alla Funzione pubblica Renato Brunetta; agli Affari regionali
Raffaele Fitto; all’Attuazione del Programma Gianfranco Rotondi; ai Rapporti col Parlamento
Elio Vito; alle Politiche comunitarie Andrea Ronchi. Nasce il Ministero della semplificazione
legislativa, affidato a Roberto Calderoli. Quattro le donne presenti nell’Esecutivo.
Due con portafoglio: Stefania Prestigiacomo all’Ambiente e Maria Stella Gelmini all’Istruzione.
Due senza portafoglio: Mara Carfagna alle Pari Opportunità e Giorgia Meloni alle Politiche
giovanili. Sottosegretario alla presidenza del Consiglio sarà Gianni Letta. Dopo il
giuramento di oggi pomeriggio al Quirinale, primo Consiglio dei ministri che conferirà
le deleghe ai ministri senza portafoglio e forse procederà alla nomina dei sottosegretari.
La settimana prossima il nuovo Governo si presenterà alle Camere per chiedere la fiducia.
A seguire, la prima riunione operativa del Consiglio dei ministri che si svolgerà
a Napoli e si occuperà di rifiuti, Alitalia e dell’abolizione dell’ICI.
Turchia Con
la pubblicazione stamani sulla Gazzetta Ufficiale, è entrato in vigore da oggi in
Turchia il nuovo articolo 301 del Codice Penale che riguarda la libertà di espressione
i cui emendamenti erano stati approvati dal parlamento con 250 voti a favore e 65
contrari lo scorso 30 aprile, al termine di un lungo dibattito notturno. Il testo
riformato dell'articolo era stato firmato ieri sera dal presidente della Repubblica,
Abdullah Gul. La modifica del 301 era da tempo stata chiesta dall'UE per la genericità
dell'articolo stesso, fatto che aveva consentito in passato di avviare processi a
carico di intellettuali e giornalisti turchi tra cui il premio Nobel per la letteratura
turco, Orhan Pamuk - accusato di “vilipendio dell'identità nazionale turca” per suoi
commenti ai massacri di armeni avvenuti ai tempi dell'Impero ottomano - e il giornalista
turco-armeno, Hrant Dink, ucciso nel gennaio del 2007. D'ora in poi, in base agli
emendamenti apportati all'articolo 301, sarà reato vilipendere lo Stato turco (e non
più l'identità nazionale) e gli organi statali e solo il ministro della Giustizia
sarà autorizzato a chiedere l'apertura di un procedimento. Inoltre, la pena massima
è stata ridotta da tre a due anni di carcere.
Russia A poco più
di 24 ore dal passaggio di consegne presidenziali al suo delfino, Dmitri Medvedev,
Vladimir Putin ha ottenuto come candidato premier il voto di fiducia dalla Duma, il
ramo basso del parlamento, tornando così alla carica ricoperta per alcuni mesi nel
1999. A suo favore, 392 voti, un dato record, garantito dall'appoggio non solo del
partito da lui guidato (Russia Unita), ma anche da Russia Giusta e dai liberaldemocratici
del leader ultranazionalista, Zhirinovski. I voti contrari sono stati 56, quelli dei
comunisti. Ora Putin ha una settimana di tempo per presentare a Medvedev la squadra
di governo. La votazione è avvenuta dopo un intervento in aula di un'ora di Putin,
che ha toccato i principali temi sociali ed economici: riduzione dell'inflazione ad
una cifra (ora è al 14%), aumento dei salari minimi, riforma della legislazione finanziaria,
fiscale e tributaria, per agevolare investimenti e sviluppo, maggiori libertà e tutele
nelle attività imprenditoriali, lotta al sommerso e ai raid economici illegali. Il
discorso è stato seguito da Medvedev e interrotto da numerosi applausi. La Russia,
dunque, ha un nuovo premier. Proprio in queste ore, Mosca ha annunciato la propria
adesione alle sanzioni ONU nei confronti dell’Iran, a causa del programma nucleare
della Repubblica islamica, ma ha anche minacciato un aumento delle truppe russe nella
regione georgiana filorussa dell’Abkhazia. Sulla strategia del Cremlino, ascoltiamo
il prof. Mario Nordio, docente di Storia e Istituzioni dell’Asia all’università
Cà Foscari di Venezia, intervistato da Giada Aquilino:
R.
- Si accentua il pragmatismo russo e ciò accade in un momento in cui l’amministrazione
statunitense è oggettivamente in difficoltà per i risultati in Iraq e in cui all’interno
della stessa sorgono dei dubbi a proposito della politica estera.
D.
- In particolare, sull’Iran qual è la linea di Mosca?
R.
- L’Iran è un importante concorrente della Russia, anche dal punto di vista delle
forniture energetiche. Dunque, la Russia ha come politica quella di tenere aperte
due questioni: una è quella del Caspio, l’altra, con un avvicinamento alle posizioni
occidentali e statunitensi, quella delle sanzioni, le quali - ricordiamolo bene -
hanno un spazio pratico estremamente ridotto.
D. - Finora, nel Consiglio
di Sicurezza dell’ONU la Russia aveva però appoggiato l’Iran…
R.
- L’aveva appoggiato cercando di negoziare con Teheran, cercando quindi di diventare
l’interlocutore di transito fra l’Iran, l’Europa e gli Stati Uniti.
D.
- E la strategia russa nei confronti di Tbilisi?
R.
- È una spina nel fianco di tutti i governi che si sono succeduti dopo l’era sovietica
e da questo punto di vista va risolto. In questo caso, la pressione militare non si
sa se sia di facciata oppure preludio a qualcos’altro.
D.
- Il nuovo premier Putin che indirizzo darà alla Russia?
R.
- Si occuperà prevalentemente di consolidare la posizione della Russia rispetto a
tre partite: la prima è la partita energetica; la seconda quella strategica con gli
Stati Uniti; infine, la terza è la partita con l’Europa.
Georgia Mosca
potrebbe aumentare da 2.500 a 3.000 il numero dei suoi peacekeeper nella regione
separatista georgiana dell'Abkhazia, se Tbilisi rafforzerà le sue forze militari nella
stessa zona: lo ha annunciato in un comunicato il Ministero della difesa russo, come
riferisce l'agenzia Interfax. “Se le strutture di sicurezza georgiane fanno ulteriori
passi concentrando le loro forze nella zona di conflitto, la Russia potrebbe rispondere
adeguatamente rafforzando il contigente di peacekeeper fino al limite massimo”,
stabilito in 3.000 da un accordo del 1994, ha reso noto il ministero. Nei giorni scorsi,
le agenzie avevano riferito che Mosca aveva inviato un migliaio di peacekeeper
in aggiunta ai 2.000 già presenti.
Stati Uniti Sono stati sospesi
dal servizio per tutta la durata dell'inchiesta a loro carico i poliziotti di Filadelfia
protagonisti del pestaggio di tre sospetti finito poi su diverse Tv americane. Lo
ha riferito ieri sera la rete televisiva MsNbc, stando alla quale il fatto risale
a lunedì scorso. L'episodio ha suscitato grande sconcerto nell'opinione pubblica americana.
Nel video - girato da un elicottero e diffuso per prima dalla WTXF-TV - si vedono
tre auto della polizia circondare una macchina con a bordo tre presunti sospetti.
Gli agenti aprono le portiere dell'auto e scaraventano a terra i tre uomini immobilizzandoli
e prendendoli ripetutamente a calci, pugni e manganellate.
Pechino La
fiaccola olimpica è stata portata sulla cima più alta del mondo, quella del monte
Everest (Qomolangma in tibetano), a 8.848 metri di altezza. Le fasi finali
dell'ascesa di un gruppo di alpinisti cinesi sono state trasmesse dalla televisione
di Stato cinese, la CCTV. Per compiere l'impresa, la fiaccola è stata divisa in due
e gli alpinisti hanno atteso per due settimane al campo base sul versante cinese della
montagna che si verificassero le opportune condizioni atmosferiche. Il viaggio della
fiaccola per il mondo, che, secondo le autorità cinesi, avrebbe dovuto essere un “viaggio
dell'armonia” è stato segnato dalle contestazioni degli attivisti dei gruppi per i
diritti umani. La fiaccola sta ora viaggiando per tutte le province della Cina e arriverà
a Pechino nel giorno dell'apertura delle Olimpiadi, l'8 agosto.
Dialogo
Tibet-Cina Saranno formali i prossimi incontri tra il governo tibetano in esilio
e il governo cinese. Lo scrivono in un comunicato i due inviati del Dalai Lama che
hanno incontrato lo scorso fine settimana a Shenzen esponenti del governo di Pechino
in colloqui informali dedicati alla situazione in Tibet, dopo i fatti di Lhasa del
marzo scorso. “Nonostante divergenze sostanziali - scrivono Lodi Gyari e Kelsang Gyaltsen
- le parti hanno dimostrato volontà di trovare un approccio comune. Abbiamo entrambi
fatto proposte concrete che faranno parte dell'agenda futura. Come risultato dell'incontro,
abbiamo deciso di incontrarci nuovamente per un giro formale di discussioni. La data
per il settimo giro di consultazioni sarà finalizzata presto”. Dal 2002 al 2007, il
governo tibetano in esilio e quello cinese si sono incontrati sei volte in modo formale
senza giungere a risultati.
Immigrazione È arrivato a Pozzallo il
natante con a bordo 16 clandestini somali, compresi due donne e un diciassettene,
intercettato ieri dal pattugliatore Diciotti della Guardia costiera italiana e da
un'unità della Marina militare maltese, a 38 miglia a sud-est della costa Ragusana.
L'imbarcazione, raggiunta da una motovedetta della capitaneria di porto e dal pattugliatore
Alberti della Guardia di finanza, ha avuto un'avaria al motore a 23 miglia dalle coste
della Sicilia. Gli extracomunitari sono stati soccorsi e fatti salire sulla motovedetta
e condotti nel porto di Pozzallo, dove sono stati affidati alla polizia di frontiera
e poi condotti nel centro di primissima accoglienza. (Panoramica internazionale
a cura di Fausta Speranza)
Bollettino
del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 129 E'
possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del
Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del
sito www.radiovaticana.org/italiano.