In India i vescovi chiedono più tutele per i lavoratori atipici che costituiscono
la maggioranza nel Paese
Maggiori tutele per i milioni di lavoratori atipici che in India sono privi di qualsiasi
copertura sociale. È quanto chiede la Commissione lavoro della Conferenza episcopale
indiana (CBCI) che il primo maggio ha lanciato una vasta campagna epistolare ai parlamentari
indiani per sollecitare una seria riforma in tal senso. La legislazione attuale in
India tutela appena l’8% dei lavoratori. Il rimanente 92%, che contribuisce al prodotto
interno lordo per oltre il 65%, è costituito da persone senza alcuna protezione sociale,
con un posto precario ed una retribuzione incerta e inadeguata. Il governo di New
Delhi si è impegnato a varare una legge di riforma del welfare che copra anche tali
categorie, ma l’ultima Legge Finanziaria ha destinato a questo scopo appena 50 milioni
di rupie contro i 300 necessari. Di qui la protesta delle organizzazioni sindacali
indiane alla quale si è unita la Commissione lavoro dei vescovi, che ha deciso di
lanciare una mobilitazione nazionale. La campagna ha preso il via il primo maggio
con la presentazione del messaggio contenuto nelle cartoline che saranno inviate ai
membri del Parlamento indiano e con un seminario, cui sono intervenuti diversi esponenti
del mondo politico e sindacale e rappresentanti di diverse categorie. (L.Z.)