2008-05-06 15:25:15

Storica visita del presidente cinese Hu Jintao in Giappone


Da oggi, al via la storica visita di 5 giorni del presidente cinese Hu Jintao in Giappone per rilanciare l'amicizia e la cooperazione tra i due Paesi asiatici. Si tratta del primo viaggio all'estero del leader cinese dall'inizio, in marzo, della rivolta tibetana. Il Dalai Lama, il leader tibetano in esilio, è molto popolare in Giappone e la situazione nel Tibet sarà uno degli scogli che Hu Jintao dovrà superare. Sulle relazioni tra i due Paesi - profonde sul piano economico ma difficili su quello politico - pesano anche la polemica in corso sui diritti di sfruttamento delle risorse naturali del mar del Giappone e sullo scandalo dei ravioli velenosi importati dalla Cina. Oltre ad avere colloqui col primo ministro Yasuo Fukuda, Hu Jintao sarà ricevuto dall'imperatore Akihito. Giovedì prossimo il leader cinese parlerà agli studenti dell'Università Waseda di Tokyo, che hanno annunciato una raffica di domande su Tibet e diritti umani. Intanto, le manifestazioni contro la visita in Giappone del presidente cinese Hu Jintao sono già cominciate. Nonostante gli sforzi della polizia e delle autorità nipponiche, diverse centinaia di persone sono scese in piazza a Tokyo, concentrandosi nelle centrali aree di Ghinza e Toranomon, a ridosso delle sedi istituzionali e ministeriali. Le proteste, in particolare, sono promosse da tibetani residenti in Giappone e loro sostenitori contrari alla repressione di Pechino in atto nel Tibet.

Intanto, l'incontro di domenica scorsa con rappresentanti del governo cinese è stato “un buon primo passo” secondo uno degli inviati del Dalai Lama ai colloqui, Lodi Gyari. Gyari si è impegnato a dire di più dopo aver fatto il suo rapporto al leader tibetano, che dal 1959 vive in esilio in India. La Cina è stata rappresentata da due esponenti dell'Ufficio per il Fronte Unito (l'organismo responsabile dei rapporti con i gruppi non comunisti), Zhu Weiqun, e il tibetano Sitar. L'incontro si è concluso con l'accordo a proseguire nei colloqui ma non è stata fissata alcuna data. Nel Tibet è in corso dal 10 marzo una rivolta nella quale sono morte almeno duecento persone, secondo gli esuli tibetani, mentre Pechino afferma che le vittime sono state 22, in maggioranza civili uccisi durante le violenze contro gli immigrati cinesi verificatesi il 14 marzo a Lhasa. I tibetani affermano, inoltre, che un migliaio di persone sono rimaste ferite e che gli arrestati sono circa cinquemila.







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