2008-05-06 15:09:34

Raid israeliano a nord di Gaza e disordini in Cisgiordania


Un miliziano di Hamas è rimasto ucciso e tre suoi compagni sono stati feriti la scorsa notte in un raid aereo israeliano condotto nella zona di Beit Lahya, a nord di Gaza. Nel villaggio cisgiordano di Qabatya, presso Jenin, invece, un palestinese di 21 anni è rimasto ferito in modo grave da un proiettile alla testa, durante disordini divampati mentre agenti dell'ANP cercavano di imporre l'ordine mediante la istituzione di posti di blocco. Il servizio di Fausta Speranza:RealAudioMP3


Nel contesto della sistematica dislocazione di forze dell'ANP nelle principali città cisgiordane nei giorni scorsi centinaia di agenti palestinesi hanno raggiunto Jenin. Oggi, nel villaggio di Qabatya, sono stati attaccati da miliziani armati. Intanto, in Israele la polizia prosegue con alacrità le indagini sul premier Ehud Olmert: potrebbe essere nuovamente interrogato nei prossimi giorni dopo aver risposto alle domande degli investigatori venerdì scorso. Nel frattempo però sembra proprio che il suo partito "Kadima" stia discutendo la sua successione. Sulla consistenza dei sospetti di scandali finanziari che gravano su Olmert viene mantenuto in Israele il massimo riserbo, anche se ormai dettagli sono trapelati su Internet. La polizia ha aperto un’inchiesta nei confronti del quotidiano Yediot Ahronot che venerdì, malgrado la secretazione delle indagini, ha pubblicato indiscrezioni. Le indagini si sono estese anche a figure vicine ad Olmert fra cui la sua collaboratrice Shula Zaken e l'avvocato Uri Messer.

Iraq
Quattro poliziotti iracheni uccisi e altri due feriti in un attacco armato stamane nella parte Est di Mossul (400 km a Nord di Baghdad). Intanto, l'esercito americano ha annunciato che ritirerà presto 3.500 soldati che erano stati inviati in Iraq nell'ambito di un rafforzamento delle truppe USA deciso, nel febbraio dello scorso anno, per far fronte all'inasprirsi delle violenze nel Paese arabo.

Pakistan
Un poliziotto e due civili sono stati uccisi oggi in un attentato suicida a un posto di controllo della polizia nel nord ovest del Pakistan, nei pressi delle zone tribali dove operano combattenti integralisti islamici vicini ai talebani e al Qaeda. Lo hanno riferito le forze armate pachistane. L'attacco giunge mentre il Paese conosce un periodo di relativa calma, dopo l'ondata di attentati che ha fatto quasi 1.100 morti in quasi un anno e mezzo, e mentre il nuovo governo cerca di negoziare un accordo di pace con i combattenti integralisti. L'attentato ha colpito un gruppo di poliziotti che perquisivano veicoli a un posto di blocco alla periferia della città di Bannu, nella provincia della frontiera di Nord Ovest (NWFP), vicino al confine con l'Afghanistan. “Un kamikaze è arrivato a bordo di un rickshaw (una moto taxi a tre ruote) e si è fatto esplodere quando i poliziotti lo stavano perquisendo”, ha detto l'ufficiale di polizia Iftikhar Khan. Un comunicato militare ha detto che l'attentato ha fatto tre morti - un poliziotto e due civili - oltre al kamikaze.

Turchia - UE
Un incontro chiave in programma oggi ad Ankara tra alti rappresentanti dell'Unione Europea, la “Troika” e responsabili del governo turco dovrebbe - come ci si attende da più parti - riportare sotto i riflettori le relazioni tra UE e Turchia in un momento in cui diversi recenti sviluppi, tra cui una minaccia di chiusura del partito al governo, stanno scuotendo il panorama politico del Paese. A rendere questi colloqui della "Troika" cruciali saranno oggi non solo questioni annose come il processo di pace con la Repubblica di Cipro, ma anche le più recenti operazioni militari turche nell'Iraq del Nord contro i separatisti curdi del PKK, il ruolo di Ankara in un possibile rilancio del processo di pace in Medio Oriente e gli incidenti dello scorso primo maggio ad Istanbul quando la polizia ha represso una manifestazione di lavoratori. Dall'esame della "Troika" non saranno escluse questioni interne come la possibile chiusura del filoislamico partito AKP al governo, sotto accusa da parte della magistratura per “attività antilaiche”, e il processo di riforme in atto nel Paese. All'incontro, nel quale la Turchia sarà rappresentata dal ministro degli Esteri Ali Babacan, partecipano l'Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza della UE, Javier Solana; il ministro degli Esteri sloveno, Dimitrij Rupel, presidente di turno dell'UE; il ministro per gli Affari europei francese Jean Pierre Jouyet ed il commissario europeo all'Allargamento Olli Rehn.

Sudan
Una pace firmata nel gennaio del 2005, ma mai perfezionata; crescenti tensioni; difficoltà interne; situazione regionale drammatica; misteriosi incidenti aerei che eliminano figure di grande spicco, e quindi scomode; ed un detonatore che il mondo non riesce a disinnescare quale il Darfur, pronto ad esplodere in qualunque momento, ed in tal senso i segnali si moltiplicano, travolgendo tutto: questo il quadro nel quale si muovono Nord e Sud Sudan. Negli ambienti di intelligence e diplomatici di Nairobi, dove di recente si è visto il presidente sud sudanese Salva Kiir, si teme che possa riesplodere di nuovo la guerra, anche perchè giungono costanti conferme che, malgrado l'embargo, Nord e Sud del Sudan si stanno riarmando senza sosta e pesantemente. Uno scenario catastrofico per il Sudan - il Paese più esteso dell'intera Africa, che ha vissuto 21 anni di guerra civile con quasi due milioni di morti - ma anche per gli altri Paesi dell'area: Somalia, Ciad, Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo, Etiopia, Eritrea, Uganda e Kenya.

Ucraina
Kiev ha presentato una nota di protesta al Ministero degli esteri russo per un test di collaudo di un missile-siluro anti sommergibile in Crimea effettuato lo scorso 15 aprile dalla flotta russa sul Mar Nero. Missile ritrovato il 27 aprile. “Nessun test è stato concordato con l'Ucraina”, ha dichiarato un portavoce del Ministero degli esteri di Kiev, sostenendo che il lancio viola il trattato del 1997 sullo stato e le condizioni del dislocamento della flotta russa sul Mar Nero”, come riferisce l'agenzia Itar-Tass.

Tibet
L'incontro di domenica scorsa con rappresentanti del governo cinese è stato “un buon primo passo” secondo uno degli inviati del Dalai Lama ai colloqui, Lodi Gyari. Gyari si è impegnato a dire di più dopo aver fatto il suo rapporto al leader tibetano, che dal 1959 vive in esilio in India. La Cina è stata rappresentata da due esponenti dell'Ufficio per il Fronte Unito (l'organismo responsabile dei rapporti con i gruppi non comunisti), Zhu Weiqun, e il tibetano Sitar. L'incontro si è concluso con l'accordo a proseguire nei colloqui ma non è stata fissata alcuna data. Nel Tibet è in corso dal 10 marzo una rivolta nella quale sono morte almeno duecento persone, secondo gli esuli tibetani, mentre Pechino afferma che le vittime sono state 22, in maggioranza civili uccisi durante le violenze contro gli immigrati cinesi verificatesi il 14 marzo a Lhasa. I tibetani affermano, inoltre, che un migliaio di persone sono rimaste ferite e che gli arrestati sono circa cinquemila.

Giappone-Cina
Da oggi, al via la storica visita di 5 giorni del presidente cinese Hu Jintao in Giappone per rilanciare l'amicizia e la cooperazione tra i due Paesi asiatici. Si tratta del primo viaggio all'estero del leader cinese dall'inizio, in marzo, della rivolta tibetana. Il Dalai Lama, il leader tibetano in esilio, è molto popolare in Giappone e la situazione nel Tibet sarà uno degli scogli che Hu Jintao dovrà superare. Sulle relazioni tra i due Paesi - profonde sul piano economico ma difficili su quello politico - pesano anche la polemica in corso sui diritti di sfruttamento delle risorse naturali del mar del Giappone e sullo scandalo dei ravioli velenosi importati dalla Cina. Oltre ad avere colloqui col primo ministro Yasuo Fukuda, Hu Jintao sarà ricevuto dall'imperatore Akihito. Giovedì prossimo il leader cinese parlerà agli studenti dell'Università Waseda di Tokyo, che hanno annunciato una raffica di domande su Tibet e diritti umani. Intanto, le manifestazioni contro la visita in Giappone del presidente cinese Hu Jintao sono già cominciate. Nonostante gli sforzi della polizia e delle autorità nipponiche, diverse centinaia di persone sono scese in piazza a Tokyo, concentrandosi nelle centrali aree di Ghinza e Toranomon, a ridosso delle sedi istituzionali e ministeriali. Le proteste, in particolare, sono promosse da tibetani residenti in Giappone e loro sostenitori contrari alla repressione di Pechino in atto nel Tibet.

Sri lanka
Sono oltre 2000 i militari dell'esercito dello Sri Lanka uccisi e 4000 i feriti nelle battaglie del 2007 nell'isola asiatica. Lo ha reso noto il comandante in capo dell'esercito cingalese, il generale Sarath Fonseka, in una conferenza al quartier generale dell'esercito. Secondo il generale, negli scontri con i ribelli dell'LTTE, l'Esercito di liberazione delle tigri tamil che si batte per l'indipendenza del nord dell'isola, avrebbero perso la vita anche più di 5000 ribelli nel solo anno scorso. Il governo di Colombo ha comunque vietato a qualsiasi fonte di riferire dati relativi alle battaglie con i ribelli, tanto da obbligare le ambulanze che trasportano i militari feriti, a non usare le sirene. Le notizie sul numero dei morti sono uscite dalla stanza del quartier generale dell'esercito, soprattutto in chiave di delazione nei confronti del generale Fonseka, da tutti indicato come responsabile della debacle che l'esercito regolare dello Sri Lanka sta registrando negli ultimi tempi nei confronti delle Tigri. Il generale è ritenuto il principale responsabile della pesante sconfitta registrata lo scorso 23 aprile nel nord del Paese quando, secondo ufficiali dell'esercito, persero la vita una ventina di soldati, mentre le cifre reali parlano di oltre 100 militari caduti in battaglia. Dall'inizio del conflitto nello Sri Lanka, nel 1983, sono morte nel Paese tra le 60 e le 70 mila persone. Dal 16 gennaio scorso non è più in vigore tra governo e ribelli Tamil la tregua conclusa nel febbraio 2002 sotto il patrocinio della Norvegia. Un cessate il fuoco, ormai non più rispettato, era stato annunciato all’elezione, alla fine del 2005, del presidente Rajapaksa, un nazionalista fautore del pugno di ferro contro i 'terroristi". I Tamil, minoranza induista proveniente dal sud dell'India, si battono per l'indipendenza della zona settentrionale del Paese, nel quale vivono 20 milioni di abitanti, di cui il 75% cingalesi per lo più buddisti.

Immigrazione clandestina
Soccorsi in nottata nel Canale di Sicilia in due distinti interventi 73 immigrati, tra cui dieci donne e quattro bambini, su due barconi. Tutti i migranti, compresi una donna e due bambini di 3 e 7 anni, sono stati trovati in discrete condizioni di salute. Dopo i primi soccorsi, gli immigrati sono stati trasferiti, per sicurezza, a bordo delle due motovedette e successivamente condotti nel centro di primissima accoglienza di Pozzallo. Inoltre, un gruppo di 41 persone è riuscito a sbarcare direttamente a terra a Lampedusa. Gli extracomunitari sono stati bloccati nei pressi di Cala Galera dagli uomini della Guardia Costiera. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

 
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 127

 
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