Giornata di sensibilizzazione sull'Otto per mille per aiutare la Chiesa ad aiutare
Esigenze di culto e di pastorale, interventi caritativi in Italia e nel Terzo Mondo,
sostentamento del clero. A questi tre ambiti la Chiesa italiana destina i fondi derivanti
dall’“Otto per mille”, di cui ieri ricorreva la Giornata nazionale di sensibilizzazione.
Ma in cosa consiste questo strumento entrato in vigore nel 1990? Silvia Gusmano
lo ha chiesto a Paolo Mascarino responsabile del Servizio CEI per la promozione
del sostegno economico alla Chiesa cattolica:
R. – L’“Otto
per mille” è una modalità con la quale i contribuenti possono decidere di destinare
una quota delle tasse già versate allo Stato ad una delle sette associazioni religiose
che sono ammesse alla ripartizione.
D. – Quanti sono i contribuenti che destinano
l’“Otto per mille” alla Chiesa cattolica e come è cambiata questa percentuale negli
anni?
R. – L’ultimo dato certo che risale a tre ann fa dice che hanno scelto
la Chiesa cattolica l’89,8 per cento dei contribuenti. Questo è certamente un grande
segno di stima e di fiducia degli italiani verso l’impegno della Chiesa a favore di
tutti. Come trend siamo in crescita negli ultimi sei-sette anni. Credo che il dato
più basso sia stato nel ’98 con l’81 per cento di scelte. Quindi c’è una crescita
costante negli anni.
D. – Dal 2006 esiste anche in “Cinque per mille”. Qual
è la differenza e il rapporto tra il Cinque e l’Otto per mille?
R. – Sono due
modalità non alternative l'una con l’altra e quindi si può scegliere di firmare l’“Otto
per mille” ed anche il “Cinque per mille”, senza che uno interferisca con l’altro.
La differenza importante tra i due è che l'“Otto per mille” è un meccanismo per sostenere
l’impegno delle Chiese al servizio del Paese, mentre il “Cinque per mille” è un meccanismo
per sostenere la ricerca sanitaria o la ricerca scientifica.
D. – Lo scorso
anno la CEI ha ricevuto quasi un miliardo di euro dall’“Otto per mille”. Come ha impiegato
questi soldi?
R. – Secondo le direttive della legge del 1985 e quindi per tre
finalità precise: la prima è quella relativa agli interventi caritativi in Italia
e nei Paesi più poveri del mondo; la seconda è quella relativa alla vita ordinaria
delle parrocchie, degli oratori e di tutti i progetti per evangelizzare il nostro
Paese; e, infine, la terza è quella relativa al sostentamento del clero diocesano
e quindi parliamo dei 39 mila sacerdoti che sono impegnati nelle nostre parrocchie
e nelle nostre comunità.
D. – Qual è il senso di una Giornata nazionale di
sensibilizzazione sull’“Otto per mille”?
R. – L’“Otto per mille” non è un
modo – almeno per noi – per arricchire la Chiesa, ma è una modalità con cui ciascun
fedele può esercitare la propria partecipazione corresponsabile alla vita dell’intera
Chiesa: una Chiesa che inizia dalla propria parrocchia e si estende via via alla diocesi
fino ad arrivare al mondo intero. Il primo senso importante è quindi quello di far
capire che questo semplice gesto, che non costa nulla in più al contribuente, è un
modo concreto con cui ciascuno dei fedeli può partecipare alla missione dell’intera
Chiesa.