2008-05-03 11:42:41

Quattro anni fa veniva pubblicata l'Istruzione "Erga migrantes caritas Christi": la riflessione di mons. Marchetto


Ricorre oggi il quarto anniversario dell’Istruzione “Erga migrantes caritas Christi” (La carità di Cristo verso i migranti), pubblicata dal Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti il 3 maggio 2004. In questa occasione l’arcivescovo Agostino Marchetto, segretario del dicastero, ha inviato una riflessione in cui sottolinea “il ruolo importante … che le migrazioni possono avere nella realizzazione … di una più pacifica convivenza fra gli uomini”. Il servizio di Sergio Centofanti:RealAudioMP3


L’Istruzione – ricorda il presule – considera la comunità mondiale come una “famiglia di popoli, a cui finalmente sono destinati i beni della terra, in una prospettiva del bene comune universale”, criticando ciò che la globalizzazione ha fin qui operato, poiché “ha aperto i mercati ma non le frontiere, ha abbattuto i confini per la libera circolazione dell'informazione e dei capitali, ma non nella stessa misura quelli per la libera circolazione delle persone”.

 
“Il fenomeno delle migrazioni – rileva mons. Marchetto - “solleva una vera e propria questione etica, quella della ricerca di un nuovo ordine economico internazionale per una più equa distribuzione dei beni della terra ”, che, del resto, “contribuirebbe non poco … a ridurre e moderare i flussi di una numerosa parte delle popolazioni in difficoltà”. C’è poi il dovere della “difesa dei diritti dell'uomo e della donna migrante e quelli dei loro figli” nonché “la tutela e la valorizzazione delle minoranze”.

 
“Non facciamoci illusioni! – afferma mons. Marchetto - La strada è lunga e non priva di difficoltà” e richiede “un rinnovato, forte senso di solidarietà e un approfondimento dei valori condivisi con altri gruppi religiosi o laici, assolutamente indispensabili per assicurare una armonica convivenza”. Così – aggiunge - “il passaggio da società monoculturali a società multiculturali può rivelarsi … segno di viva presenza di Dio nella storia e nella comunità degli uomini”.

 
“In questo contesto storico, dell’avvicinarsi a noi, anche fisicamente, di chi ci era lontano pure geograficamente” e “caratterizzato di fatto dai mille volti dell’altro” – prosegue il presule - “noi cristiani siamo chiamati a testimoniare e praticare, oltre allo spirito di tolleranza … il rispetto dell'altrui identità, avviando, dove è possibile e conveniente, percorsi di condivisione con persone di origine e cultura differenti, in vista anche di un ‘rispettoso annuncio’ della propria fede”. “Certo – sottolinea mons. Marchetto - anche l’altro deve rispettare la cultura, la religione tradizionalmente praticata, le leggi del Paese che lo ospita”. Quindi conclude: attraverso la “cultura della solidarietà, tante volte auspicata dal Magistero” si può “giungere insieme ad una vera e propria comunione di persone. È il cammino, non facile, che la Chiesa invita a percorrere”.







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