2008-05-02 15:22:01

Religiosi contro l'AIDS: Forum internazionale a Roma


Sensibilizzare tutte le Congregazioni religiose sul fatto che l’AIDS è una realtà complessa e va oltre l’aspetto medico, includendo l’educazione, le condizioni sociali, economiche, politiche, di giustizia; continuare con il piano di mappatura e sensibilizzare le comunità religiose per ulteriori interventi, secondo il proprio carisma specifico; collaborare e lavorare in rete. Sono questi gli obiettivi del Forum Internazionale sull’impegno di religiosi e religiose per contrastare l’AIDS nel mondo, l’iniziativa che si terrà a Roma da domani al 5 maggio, promossa dai superiori e dalle superiore generali di tutto il mondo. Nel corso della tre giorni verranno presentati i risultati di un’indagine svolta in collaborazione con l’Agenzia delle Nazioni Unite per la lotta all’AIDS e con la Georgetown University. Davide Dionisi ha chiesto a Suor Maria Martinelli, missionaria comboniana, medico e coordinatrice della ricerca, come è nato questo progetto:RealAudioMP3


R. – Questo progetto nasce dall’esigenza dei religiosi, uomini e donne, di rendere visibile quello che è il lavoro, l’impegno che insieme si porta avanti nel mondo intero, rispetto alla pandemia di HIV-AIDS. In effetti il lavoro fatto dai religiosi è molto ampio e si estende alle regioni più remote del mondo, soprattutto nei Paesi poveri, ma non solo. Infatti si opera anche in America, in Europa. Chi ha inventato le case famiglia, le case di accoglienza dei pazienti e soprattutto di quelli morenti di AIDS sono stati dei religiosi.

 
D. – Come mai avete scelto la strada della mappatura?

 
R. – Abbiamo sentito necessario, ad un certo punto, quantificare in modo abbastanza scientifico il lavoro che portiamo avanti. Adesso quando ci rapportiamo con il mondo non religioso, dal quale molte volte abbiamo sperimentato anche resistenza, quando non addirittura ostilità, non è più sufficiente dire che stiamo lavorando e che portiamo avanti dei progetti, ma è necessario dimostrarlo.

 
D. – Una delle vostre sfide più importanti, è quella di fare rete?

 
R. – La sfida è quella di fare rete soprattutto fra di noi, cominciando fra di noi, così da poter essere poi una realtà che non si oppone ad altre realtà, ma che ha la possibilità di confrontarsi con gli altri e di poter dire che le religiose ed i religiosi fanno questo o quello.

 
D. – Quali sono le difficoltà che avete incontrato nel corso di questa indagine?

 
R. – Una delle difficoltà è quella anche di riuscire a farsi dare dei dati. Noi religiosi siamo, il più delle volte, delle persone che lavorano molto e che non stanno lì a pensare di dover dimostrare che stanno lavorando. Non abbiamo una mentalità che ci porta a scrivere o rendere noto quello che facciamo. Adesso, invece, questo sta diventando importante!







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