2008-05-01 13:49:43

Siamo all'eugenetica: così il prof. Pessina sulle nuove linee guida per la Legge 40


In Italia si riaccende il dibattito sulla Legge 40 che regola la procreazione medicalmente assistita. Ieri, con un provvedimento preso a pochi giorni dalla nomina del nuovo governo, il ministro della Salute Livia Turco ha varato le nuove linee guida della normativa, introducendo la diagnosi preimpianto con la possibilità di eliminare gli embrioni malati. Numerose le proteste di quanti hanno parlato di selezione eugenetica come il prof. Adriano Pessina, direttore del Centro di Bioetica presso l’Università Cattolica di Milano. Massimiliano Menichetti lo ha intervistato:RealAudioMP3


R. – Credo che queste nuove linee guida stravolgano lo spirito e la lettera della Legge 40, la quale in fondo è nata con l'intento di permettere la maternità e la paternità a persone che non potevano avere figli. In realtà, con l’introduzione di queste linee guida si introduce un’altra idea che fa da sfondo, cioè l’idea del diritto ad un figlio sano che però mette in conto la possibilità di selezionare, quindi poi anche di distruggere, tutti quegli embrioni – cioè figli allo stato embrionale – che risultano portatori di malattie. E, in qualche modo, va contro persino la Legge 194, quella sull’aborto, perché in realtà, almeno in linea di principio, la legge sull’interruzione volontaria di gravidanza stabilisce che si può accedere al cosiddetto “aborto terapeutico” non perché il figlio è malato, down o con delle disabilità gravi, ma solo per salvaguardare la salute fisica e psichica della donna. Ora si svela in qualche modo la logica comune che sta forse alle spalle di queste due leggi, o al tentativo di stravolgere questa legge, e cioè l’idea che in realtà si chiama “terapeutico” la soppressione di un essere umano che è portatore di una malattia.

 
D. – Professore, cosa dire dell’ideologia che ribadisce “un figlio ad ogni costo, un diritto ad avere un figlio sano”?

 
R. – Credo che innanzitutto bisognerebbe cominciare a parlare un altro linguaggio, che è il linguaggio del dovere, del dovere dell’accoglienza, che è uno dei linguaggi fondamentali nell’ambito della generazione umana. Generare, di fatto, in qualche modo, significa accogliere qualcuno che originariamente è costitutivamente è diverso da te stesso. La capacità dell’accoglienza è anche, come dire, il cemento della convivenza civile. Avere introdotto proprio nel luogo originario, cioè nella maternità, l’idea attraverso la tecnologia di una possibile selezione, di una possibile manipolazione della vita, credo che sia molto grave. Dobbiamo anche renderci conto che il grande impegno culturale di molti non basta, se non si passa attraverso le leggi, perché le leggi sono quelle che poi incidono sui costumi. Occorre anche una rinascita di consapevolezza culturale e morale della stessa vita politica.

 
D. – Che cosa rispondere a chi ribadisce: 'sì, ma le linee guida, la normativa non hanno assolutamente un indirizzo eugenetico...'

 
R. – Credo che ci sia dell’ipocrisia e anche della malafede nel dire che queste linee non portano all’eugenetica. L’eugenetica è appunto questo: il fatto di poter chiamare alla vita qualcuno con questa riserva: “ci riserveremo poi se farti continuare a vivere o no, a seconda che tu appartenga o meno a degli standard di salute”.







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