La Chiesa festeggia San Giuseppe Lavoratore. Il primato della persona sul profitto,
cuore del magistero di Benedetto XVI sul lavoro
Oggi, primo maggio, la Chiesa ricorda San Giuseppe Lavoratore. E’ questa, tradizionalmente,
una giornata dedicata in tutto il mondo ai diritti dei lavoratori. In questi suoi
primi tre anni di Pontificato, Benedetto XVI è intervenuto più volte sulle problematiche
del mondo del lavoro, ribadendo sempre il primato dell’uomo sul profitto e la centralità
dei diritti della persona nel campo dell’economia. Il servizio di Alessandro Gisotti:
(musica)
“Un
semplice e umile lavoratore nella vigna del Signore”: Benedetto XVI si presenta così
al mondo nel giorno della sua elezione alla Cattedra di Pietro, il 19 aprile del 2005.
Pochi giorni dopo, nella Festa di San Giuseppe Lavoratore, il Papa chiede che le condizioni
lavorative siano “sempre rispettose della dignità della persona umana” e rivolge un
pensiero particolare ai giovani alla ricerca di un lavoro. Alla centralità della dignità
dell’uomo nel campo dell’economia, il Papa dedica numerosi interventi in questi primi
tre anni di Pontificato. Il 27 gennaio 2006 riceve le ACLI, le Associazioni Cristiane
dei Lavoratori Italiani, in occasione del 60.mo di fondazione e ribadisce che la persona
è “il metro della dignità del lavoro”:
“Dal primato
della valenza etica del lavoro umano, derivano ulteriori priorità: quella dell’uomo
sullo stesso lavoro, del lavoro sul capitale, della destinazione universale dei beni
sul diritto alla proprietà privata: insomma la priorità dell’essere sull’avere”. Il
19 marzo del 2006, Solennità di San Giuseppe, il Pontefice presiede la Messa per i
lavoratori e invita i credenti a “santificarsi attraverso il proprio lavoro”. Quindi,
mette l’accento sul valore autentico del lavoro:
“Il
lavoro riveste primaria importanza per la realizzazione dell’uomo e per lo sviluppo
della società, e per questo occorre che esso sia sempre organizzato e svolto nel pieno
rispetto dell’umana dignità e al servizio del bene comune”. D’altro
canto, il Papa ribadisce che è “indispensabile che l’uomo non si lasci asservire dal
lavoro, che non lo idolatri, pretendendo di trovare in esso il senso ultimo e definitivo
della vita”. Riflessione sviluppata nell’udienza ai giovani di Confindustria, il 26
maggio dell’anno scorso. Il Papa sottolinea, ancora una volta, con vigore “la centralità
dell’uomo nel campo dell’economia” e avverte che “la mera promozione di un maggior
profitto” non può essere “il criterio che governa le scelte imprenditoriali”.
“In
effetti, è indispensabile che il riferimento ultimo di ogni intervento economico sia
il bene comune e il soddisfacimento delle legittime attese dell’essere umano. In altri
termini, la vita umana e i suoi valori devono sempre essere il principio e il fine
dell’economia”. Il Papa denuncia
più volte il trattamento degli immigrati come “merce o semplice forza lavoro”. Si
appella contro il lavoro minorile e lo sfruttamento dei lavoratori. Nel dicembre scorso,
l’Italia è scossa dalla morte di 7 operai a causa di un incendio nelle acciaierie
torinesi della ThyssenKrupp. Il Santo Padre partecipa al dolore delle famiglie e chiede
che “venga tutelata con ogni mezzo la dignità e la sicurezza dei lavoratori”. L’11
gennaio di quest’anno, poi, ricevendo il personale dell’ispettorato generale presso
il Vaticano, Benedetto XVI si sofferma sugli ideali che devono ispirare ogni tipo
di lavoro:
“La società ha bisogno di persone che
compiano il loro dovere, consapevoli che ogni lavoro, ogni servizio svolto con coscienza
contribuisce alla costruzione di una società più giusta e veramente libera”. (musica)