Festa del Lavoro: manifestazioni nel mondo per la sicurezza e contro il carovita
Più sicurezza sul posto di lavoro: è l'appello che, in tutto il mondo, contraddistingue
le manifestazioni per l'odierna Festa del lavoro. A questa richiesta, si associano
anche numerose iniziative per denunciare il rialzo dei prezzi, specie dei generi alimentari,
e richiedere una rivalutazione dei salari. Imponente la manifestazione svoltasi a
Giakarta, capitale dell'Indonesia, con migliaia di persone scese in piazza contro
il carovita. Sono oltre due milioni i morti nel mondo per incidenti e malattie legate
al lavoro, 270 milioni gli incidenti non mortali, 160 milioni i nuovi casi di malattie
professionali. Queste drammatiche cifre fornite dall’ILO, Organizzazione Internazionale
del Lavoro, invitano a riflettere su come sicurezza e salute debbano essere una preoccupazione
per i governi, i datori di lavoro e i lavoratori. Questo primo maggio, dunque, è dedicato
alle "morti bianche" che nel 2007, in Italia, hanno visto il loro culmine nella tragedia
della ThyssenKrupp a Torino. La penisola è uno dei Paesi in Europa in cui si muore
di più sul posto di lavoro, sebbene la situazione stia migliorando: lo conferma al
microfono di Francesca Sabatinelli, Félix Martin Daza, responsabile
della formazione su salute e sicurezza sul lavoro del centro internazionale di formazione
dell’ILO a Torino:
R. –
Bisogna capire che, negli ultimi 30 anni, in Italia diminuisce costantemente il numero
degli infortuni sul lavoro e anche delle "morti bianche". Però, non è così facile
calcolare tutto. Anche a livello dell’Unione Europea è difficile avere statistiche
comuni, perché ci sono diverse considerazioni in diversi Paesi su cosa si considera
“malattia professionale”. Un altro problema consiste anche nel fatto che nell’Unione
Europea ci sono anche Paesi che incontrano problemi nel registrare tutti gli infortuni
e le malattie sul lavoro: ecco, tutto questo non contribuisce ad avere un’immagine
chiara sui veri numeri degli infortuni e delle malattie sul lavoro. Devo dire, comunque,
che sia l’Europa, sia il Nord America sono i Paesi dei quali abbiamo i dati migliori,
ovviamente. In altri Paesi, quelli in via di sviluppo, i numeri sono ancora peggiori:
le statistiche non sono ben raccolte, non ci sono sistemi buoni di registrazione…
dunque non è facile!
D. – Félix Martin Daza, infortuni
e "morti bianche" sono sempre da imputare alla scarsa messa in atto di misure di sicurezza?
R.
– Ci sono tante considerazioni che è necessario fare sugli infortuni sul lavoro e
sulle attività che si svolgono sia nelle aziende sia a livello nazionale per la prevenzione.
C’è bisogno di una grande attività legislativa a livello nazionale, di forte vigilanza,
un’attività di promozione, di formazione, di informazione e ci sono tante iniziative
che è necessario intraprendere anche a livello delle singole aziende, specialmente
quelle che prevedono processi lavorativi pericolosi. Io direi che è importante non
pensare che tutti questi infortuni e queste malattie dipendano da una sola ragione:
è un problema complesso, non è un problema semplice.
D.
– Secondo l’ILO, gli strumenti a disposizione dei Paesi dell’Unione per prevenire
sono sufficienti?
R. – In Italia e anche in altri
Paesi dell’Europa c’è un quadro legislativo, ci sono delle autorità di vigilanza,
delle azioni di formazione e informazione a livello nazionale; ci sono anche iniziative
che si svolgono in azienda: si fa la valutazione dei rischi, si fa il controllo del
rischio … Questa è la strada giusta. Però, si può e si deve fare di più. Ci sono sicuramente
delle imprese in cui bisognerebbe avere maggiore consapevolezza, sia da parte dei
datori di lavoro, sia da parte dei lavoratori, su questa problematica. Una delle misure
che in diversi Paesi dell’Unione Europea si stanno applicando per ridurre gli infortuni,
è lavorare contro il lavoro sommerso: non c’è nessun rapporto sugli infortuni in questo
ambito. Questa condizione del lavoro sommerso è una condizione di pericolosità. Le
iniziative contro il lavoro sommerso possono contribuire a ridurre infortuni e malattie
sul lavoro.