All'udienza generale Benedetto XVI ricorda la visita negli Stati Uniti: ho portato
la speranza di Cristo nel Paese che valorizza la libertà religiosa a garanzia dei
diritti umani
Il recente viaggio apostolico negli Stati Uniti ha costituito il fulcro dell’udienza
generale di questa mattina, in Piazza San Pietro. Di fronte a circa 40 mila persone,
Benedetto XVI ha ripercorso le singole tappe della sua visita ricordando come, nella
patria per eccellenza del pluralismo culturale e della libertà religiosa, abbia potuto
annunciare la speranza di Cristo, al di là delle dolorose esperienze vissute dalla
Chiesa locale. Prima dell’udienza, il Papa ha anche benedetto la statua di San Giovanni
Leonardi, fondatore dei Chierici della Madre di Dio e patrono dei farmacisti. Il servizio
di Alessandro De Carolis:
L’ONU
e la Casa Bianca. L’entusiasmo della gente e il silenzio di Ground Zero. La condanna
senza appelli della pedofilia e l’invito a sperare in Cristo nelle sfide della vita.
Sedimentate le sensazioni a caldo, ciò che rimane è la consapevolezza di un Paese
nel quale la fede cristiana, e cattolica in particolare, costituisce un oceano di
valori al quale attingere, più forte delle tempeste che ne hanno spazzato la superficie.
Fede che il Papa ha contribuito a rafforzare con la sua presenza e le sue parole,
ricevendo in cambio attenzione globale, dedizione, calore. Si è percepito questo dalle
parole di Benedetto XVI, che ha portato in Piazza San Pietro il ricordo del suo contatto
“con l’amato popolo degli Stati Uniti d’America” e l’eredità di conferme e di nuovi
orizzonti che la visita pastorale ha portato con sé. A più riprese, come accaduto
nel soggiorno americano, Benedetto XVI ha subito mostrato di ammirare degli Stati
Uniti quella che ha definito una “felice coniugazione tra principi religiosi, etici
e politici”, che costituisce “un valido esempio di sana laicità”, in cui la religione
“non è solo tollerata, ma valorizzata come ‘anima’ della nazione”:
“In
tale contesto la Chiesa può svolgere con libertà ed impegno la sua missione di evangelizzazione
e promozione umana, e anche di 'coscienza critica', contribuendo alla costruzione
di una società degna della persona umana e, al tempo stesso, stimolando un Paese come
gli Stati Uniti, a cui tutti guardano quale ad uno dei principali attori della scena
internazionale, verso la solidarietà globale, sempre più necessaria ed urgente, e
verso l’esercizio paziente del dialogo nelle relazioni internazionali”. Ripensando
alle due tappe di Washington e di New York - rivissute nei singoli momenti - Benedetto
XVI ha ringraziato anzitutto il presidente Bush e poi gli americani e la Chiesa del
Paese per la festa riservata alla sua persona, anche per via del genetliaco e del
terzo anniversario di Pontificato celebrati in quei giorni. Quindi, ha ricordato l’incoraggiamento
dato ai vescovi statunitensi perché facciano sentire la loro voce sulle “attuali questioni
morali e sociali”, sulla difesa della vita, del matrimonio e della famiglia, come
un “buon lievito” in seno a una società che non manca di “contraddizioni” e la cui
fede ha dovuto patire una dura prova:
“Pensando
alla dolorosa vicenda degli abusi sessuali su minori commessi da ministri ordinati,
ho voluto esprimere ai Vescovi la mia vicinanza, incoraggiandoli nell’impegno di fasciare
le ferite e di rafforzare i rapporti con i loro sacerdoti. Nel rispondere ad alcuni
interrogativi posti dai Vescovi, mi è stato dato di sottolineare alcuni aspetti importanti:
il rapporto intrinseco tra il Vangelo e la 'legge naturale'; la sana concezione della
libertà, che si comprende e si realizza nell’amore; la dimensione ecclesiale dell’esperienza
cristiana; l’esigenza di annunciare in modo nuovo, specialmente ai giovani, la 'salvezza'
come pienezza di vita, e di educare alla preghiera, dalla quale germogliano le risposte
generose alla chiamata del Signore". Uno
dei motivi centrali che hanno portato due settimane fa il Papa al di là dell’Atlantico
è stato l’invito a parlare alle Nazioni Unite, nel 60.mo della Dichiarazione universale
dei diritti dell’uomo:
“La Provvidenza mi ha dato
l’opportunità di confermare, nel più ampio e autorevole consesso sovranazionale, il
valore di tale Carta, richiamandone il fondamento universale, cioè la dignità della
persona umana, creata da Dio a sua immagine e somiglianza per cooperare nel mondo
al suo grande disegno di vita e di pace”. Parlando
di pace, Benedetto XVI non ha mancato di sottolineare la cordialità degli incontri
avuti con i rappresentanti di altre fedi e la possibilità di aver potuto evidenziare
la “grande responsabilità” che i leader religiosi hanno sia, ha affermato, nell’insegnare
il rispetto e la nonviolenza, sia nel tener vive le domande più profonde della coscienza
umana. Domande che esigono risposte soprattutto per i giovani, ai quali il Papa ha
dedicato un ultimo pensiero:
“Guardando in faccia
le tenebre di oggi, che minacciano la vita dei giovani, i giovani possono trovare
nei santi la luce che disperde queste tenebre: la luce di Cristo, speranza per ogni
uomo! Questa speranza, più forte del peccato e della morte, ha animato il momento
carico di emozione che ho trascorso in silenzio nella voragine di Ground Zero, dove
ho acceso un cero pregando per tutte le vittime di quella terribile tragedia”. Sia
durante il giro inziale di saluto del Papa ai pellegrini, sia dopo la catechesi, una
banda messicana ha intonato le note di alcuni brani caratteristici del Paese, facendo
da sfondo ai saluti di Benedetto XVI dedicati, tra gli altri, alle religiose partecipanti
all’incontro dell’Unione superiore maggiori d’Italia (USMI). Al termine dell'udienza,
il Pontefice si è soffermato alcuni minuti in conversazione con tre esponenti buddisti,
tra cui due monaci abbigliati nel tradizionale saio arancione e rosso, che partecipano
al terzo Simposio cristiano-buddista, in corso in questi giorni a Castel Gandolfo.
Prima di arrivare in Piazza San Pietro, il Papa aveva benedetto la monumentale statua
raffigurante San Giovanni Leonardi, iniziatore della Congregazione dei Chierici regolari
della Madre di Dio e proclamato, nel 2006, patrono dei farmacisti. La scultura, alta
5 metri e 40 e pesante 27 tonnellate, è opera dell’artista spezzino, Paolo Cavallo.