2008-04-25 15:35:22

“Essere capaci di captare, interpretare e guidare”: così il cardinale Ruini partecipando ieri al Forum Portaparola promosso da Avvenire


“Lavorare insieme per produrre qualcosa di globalmente significativo”. È l’invito che il cardinale Camillo Ruini, vicario del Papa per la diocesi di Roma e presidente del Comitato della CEI per il progetto culturale, ha rivolto ieri pomeriggio ai “Portaparola” riuniti a Bilione, in provincia di Venezia, per il loro primo forum nazionale, promosso da Avvenire sul tema “Nuovi protagonisti per le comunità e i mass media”. Nella società attuale, ha precisato Ruini, servono “persone e organismi che sappiano captare, interpretare e guidare” i processi in corso, in particolare quelli dove la posta in gioco sono i valori fondamentali. Un servizio culturale cui la Chiesa chiama tutti gli “animatori della comunicazione e della cultura”, di cui i “Portaparola” rappresentano un’incarnazione specifica, “non solo come singoli, ma dentro a quella realtà specifica che è la Chiesa italiana”. L’obiettivo di fondo, ha ricordato il porporato, è quello di “superare il gap tra la “cultura pubblica” e la presenza capillare della Chiesa in mezzo alla gente”. Il porporato – sottolinea il SIR - ha dunque richiamato la responsabilità dei cristiani a “orientare” questo processo antropologico, ricordando come Benedetto XVI abbia più volte esortato a “rifiutare una razionalità solo scientifica e tecnica, riconoscendo il valore di una razionalità umana che non perda di vista i grandi interrogativi della vita”. “Non possiamo rassegnarci”, ha ammonito, a quel “profondo disagio” che vive oggi ogni uomo, e colpisce in particolare le fasce giovanili, originato da “una dicotomia che vede da una parte una razionalità scientifica che si assolutizza e tende a spersonalizzare l’uomo, dall’altra un impulso profondo ad affermare la centralità dell’uomo, la sua libertà e i suoi diritti”. La soluzione, però, non sta nel “tornare indietro”, ma nel “superare dal di dentro questa divisione”, facendo in modo che “il modello scientifico non espunga la questione dei valori, dell’unicità della vita, della dignità di ogni essere umano, e in fin dei conti la questione di Dio”. (A.L.)







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