Tavola rotonda a Milano in occasione della mostra sull'Osservatore Romano all'Università
Cattolica
Il mondo raccontato da Piazza San Pietro. Grazie al suo punto di osservazione privilegiato,
l'Osservatore Romano da 147 anni riesce a guardare alle vicende mondiali con autorevolezza
e con libertà, proprio grazie all'orizzonte più vasto che gli assicura l'essere posizionato
nel cuore della cristianità. E' quanto è emerso al termine dell'incontro fra il direttore
del quotidiano vaticano, Gian Maria Vian, il direttore del Sole-24 Ore, Ferruccio
De Bortoli, e il vicedirettore del Corriere della Sera, Pierluigi Battista, in occasione
della mostra ospitata dall'Università Cattolica di Milano e intitolata: "L'Osservatore
Romano: da Roma al mondo. 147 anni attraverso le pagine del giornale del Papa". Il
servizio di Fabio Brenna: La
mostra ripercorre in venti pannelli le tappe fondamentali della storia del foglio
vaticano, a partire dal primo luglio 1861, quando per la prima volta venne pubblicato
il giornale del Papa. Gian Maria Vian è stato nominato direttore
dell’Osservatore il 29 settembre 2007, con alcune richieste precise da parte di Benedetto
XVI:
“Respiro internazionale, attenzione alle Chiese
orientali, anche non cattoliche, e più spazio alle firme femminili. Si rivolge a tutti
perché per la Santa Sede nessuno è straniero”.
Un
Papa particolarmente attento alle dinamiche informative, come spiega ancora Vian:
“Certamente
il Papa segue la stampa con grande interesse e, inevitabilmente, compatibilmente con
un’agenda di lavoro che è sovraccarica; vede la stampa italiana come vede la stampa
di altri Paesi ed è molto sensibile ai meccanismi dell’informazione”.
Il
riconoscimento di una presenza assolutamente particolare e una voce spesso fuori dal
coro è venuto anche da Ferruccio De Bortoli, direttore del Sole
24 ore:
“E’ stato spesso una voce non solo ufficiale
della Santa Sede, ma anche l’unica voce rispetto ad alcuni grandi avvenimenti della
storia che sono stati ricordati in questo incontro: dalla posizione avuta sulla prima
guerra mondiale, alla contrarietà alla guerra in Libia, alle leggi razziali, la visita
di Hitler a Roma nel 1938 ... Insomma, qualche volta l’Osservatore Romano è stato
l’unica voce di verità in un mondo omologato dai totalitarismi. Oggi, ovviamente,
la situazione è completamente diversa ma qualche volta si scoprono non solo le voci
ufficiali, ma anche alcune osservazioni diverse, alcuni sguardi sulla modernità che
sono sicuramente originali e utili”.